Falconiere morto a 42 anni, l'autopsia conferma: «Stroncato da una polmonite, non dal Covid»

Sabato 22 Gennaio 2022 di Redazione Web
Ivan Busso
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DOLO - Il tragico caso del falconiere veneziano Ivan Busso resta aperto e anche oggi - 22 gennaio -  lo ha riproposto “Mi Manda Raitre” nell'inchiesta sulla “Antibiotico resistenza, la pandemia silenziosa" sui decessi causati da batteri resistenti agli antibiotici, un terzo di tutti quelli che si registrano in Europa. Il protagonista della storia scelta dalla Rai, è stato proprio Ivan Busso, appena 42 anni di Malcontenta che non è morto di Covid, ma per un’infezione batterica: a confermarlo sono state le conclusioni definitive, depositate nei giorni scorsi, della perizia disposta dalla Procura di Venezia che ha aperto il procedimento penale.

La vicenda del falconiere, molto conosciuto per la sua attività, deceduto l’1 gennaio 2021 dopo essere stato ricoverato dal 9 dicembre 2020 all’ospedale di Dolo, ha colpito molto anche perché nei giorni successivi il “virus” si è portato via anche i suoi genitori: un’intera famiglia cancellata.

Ma la moglie, Elisa Borella, non riusciva a capacitarsi di come il marito, che il peggio del Covid l’aveva superato, era stato estubato e si era negativizzato (i tamponi del 22 e 24 dicembre erano negativi), potesse aver contratto ben due batteri durante il ricovero che ne avevano determinato la fatale ricaduta.

«Le cure per il Covid avevano avuto effetto - ha raccontato la donan a “Mi Manda Rai Tre” - Dall’ospedale mi hanno chiamato dicendomi che si era svegliato, avevano tolto la sedazione, e lui ha subito voluto sapere della nostra bambina. A un certo punto però mi hanno riferito che Ivan aveva contratto una sovrainfezione batterica ed era presente un batterio molto resistente agli antibiotici, l’Acinetobacter. Mio marito era sanissimo, non aveva nessun problema, il batterio l’ha preso durante l’intubazione, me l’hanno confidato gli stessi medici».

La donna, per fare piena luce sui fatti, si è rivolta a Studio3A che ha presentato un esposto e il Pm Roberto Terzo ha aperto un fascicolo, inizialmente contro ignoti, disponendo l’autopsia.

Sono stati così acquisiti i nominativi dei dottori che hanno seguito il falconiere, tutti dell’Unità operativa “Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica”,   e lo scorso agosto il Pm   ha formalmente iscritto nel registro degli indagati i 12 medici con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, per dare loro modo di partecipare con propri consulenti di parte alle operazioni peritali, sospese dal Ctu dopo che erano emersi elementi indiziari a carico dei sanitari intervenuti nel trattamento. 

Il mese scorso il perito dott. Viel ha depositato le conclusioni sue e della dott.ssa Munari, certificando che Busso “è deceduto per insufficienza respiratoria acuta secondaria ad estesa fibrosi endo-alveolare da danno alveolo-capillare correlato a Sars Cov-2 e a polmonite batterica in sepsi da infezione da Acinetobacter Baumannii”: senza quest’ultima grave “complicanza” con ogni probabilità il 42enne ce l’avrebbe fatta. Ma i Ctu non hanno altresì rilevato “errori o inosservanze di doverose regole di condotta a carico degli operatori sanitari che ebbero in cura Busso”, dunque non si profilerebbero responsabilità penalmente rilevanti. Per Studio 3A resta il fatto che un paziente pesantemente debilitato dal virus non è stato protetto adeguatamente da questa grave “infezione nosocomiale” contratta già a partire dal 15 dicembre e chiama  l’azienda sanitaria a risponderne civilmente.

Ultimo aggiornamento: 13:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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