Stop alle 21, una nuova pesante mazzata per il Casinò di Venezia

Sabato 24 Ottobre 2020 di Elisio Trevisan
CA’ NOGHERA La nuova entrata del Casinò di terraferma, dopo l’ampliamento inaugurato il 24 agosto scorso contando nel rilancio dei giochi dopo il lockdown che ha fatto perdere 30 milioni di euro
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MESTRE Anche il Casinò di Venezia, come gli altri due operativi in Italia, dovrà mandare via i clienti alle 21, e siccome il gioco è soprattutto notturno, è come dire che la Casa da gioco rischia di chiudere baracca. Per il momento questo è l’orientamento espresso a voce dal Governo nella risposta al senatore del Gruppo per le Autonomie Albert Lanièce: i Casinò sono assimilabili a sale giochi, bingo e scommesse e quindi, in base all’ultimo Decreto della presidenza del consiglio dei ministri (Dpcm) del 18 ottobre, possono aprire solo dalle otto di mattina alle nove di sera. Siccome, però, lo stesso senatore ha interrogato nuovamente il Governo chiedendogli di mettere nero su bianco quel che aveva appena detto, facile che entro breve arrivi anche l’interpretazione scritta.
LAVORO VANIFICATO
Viene così vanificato il delicato lavoro che nei giorni scorsi il Comune di Venezia stava portando avanti con la Regione Veneto per distinguere, invece, il Casinò dalle altre attività di gioco d’azzardo legalizzato perché sono effettivamente differenti.
Fallito il tentativo con la Regione che, di fronte alla volontà del Governo non può che fare un passo indietro, il Casinò di Venezia, dunque, si sta attrezzando per anticipare l’apertura alle 8. La situazione, però, diventa davvero pesante perché i mesi di lockdown dello scorso inverno e della scorsa primavera sono costati 30 milioni di euro alle casse di Ca’ Noghera e di Ca’ Vendramin.
Ironia della sorte il funzionario Slc-Cgil, Matteo Matteuzzi, a nome di tutti i Sindacati della Casa da gioco, giusto il giorno dopo la firma del Dpcm, il 19 ottobre, aveva scritto una lettera all’ex candidato sindaco di Venezia per il centrosinistra, Pier Paolo Baretta, nella sua veste di sottosegretario all’Economia con delega ai giochi: ricordando che la Casa da gioco veneziana, quando ha riaperto i battenti lo scorso 19 giugno, ha adottato il protocollo più rigido, preso ad esempio anche nel resto d’Italia, ha sottolineato che «ulteriori limitazioni in termini di orario risulterebbero fortemente penalizzanti per l’equilibrio della Società»; da ultimo i Sindacati hanno fatto presente che il Dpcm «non cita in alcun modo i Casinò fisici operanti in Italia». 
Siccome, secondo il detto, la fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo, il combinato disposto tra la lettera dei Sindacati e l’intervento del sottosegretario potrebbe in qualche modo aver allertato il Governo che, alla successiva richiesta del senatore Lanièce, si è fatto trovare pronto. Quattro giorni dopo, l’altro ieri, i Sindacati (esclusa solo la Uil) sono infatti tornati a scrivere, questa volta all’Azienda e al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: dando per scontato, ormai, che il Dpcm, anche se non riportato esplicitamente, costringe pure i Casinò a chiudere alle 21, propongono ad Azienda e Comune di valutare la possibilità di chiedere una modifica del codice Ateco (Attività economiche) per inserirlo in una categoria diversa da sala da gioco o similari, oppure che chiedano al prefetto un tacito assenso alla prosecuzione dell’attività, un po’ come ha fatto Sanremo. Oltremodo preoccupati per il futuro che si prospetta a causa della chiusura alle 21, i Sindacati concludono la lettera a firma di Enrico Gianolla della Cisl dicendosi disponibili a un «confronto serrato ai fini della riapertura del Casinò con un orario consono alla sua attività».
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Ultimo aggiornamento: 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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