Case del sesso in zona Stazione, due anni alla maitresse cinese

Mercoledì 2 Ottobre 2019
Case del sesso in zona Stazione, due anni alla maitresse cinese
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Una condanna e due patteggiamenti per le due case del sesso scoperte lo scorso febbraio nella zona di via Piave, a Mestre, carabinieri del nucleo radiomobile. Il giudice per l'udienza preliminare Luca Marini ha inflitto con rito abbreviato 2 anni e due mesi di reclusione alla 42enne cinese Chunhua Yang, residente a Castelfranco Veneto (Treviso), mentre ha applicato, sulla base dell'accordo raggiunto tra accusa e difesa, la pena di un anno e dieci mesi alla trentatreenne Youfeng Xiao, di Mestre, e di un anno e otto mesi a Lizi Lizi Wang, 52 anni, residente a Scandiano (Reggio Emilia).
I DUE APPARTAMENTI
Le tre donne sono accusate dal pm Giovanni Gasparini di sfruttamento della prostituzione: erano loro, secondo i carabinieri a gestire le due case d'appuntamento: una più popolare, per prestazioni standard a basso costo, indicativamente intorno ai 50 euro; l'altra più lussuosa con sauna, vasca idromassaggio, lettini per massaggi, e prestazioni che potevano arrivare a costare a costare fino settecento euro a cliente.
Gli episodi finiti sotto accusa riguardavano un arco temporale compreso tra il 2016 e il 2017, e sono stati ricostruiti attraverso un'indagine articolata, realizzata attraverso appostamenti, intercettazioni e l'audizione di una serie di clienti. I carabinieri hanno contestato alle tre donne cinesi di aver coinvolto nel giro di prostituzione un gruppo di giovanissime connazionali. I clienti venivano agganciati attraverso un sito internet che pubblicizzava incontri particolari in zona Piave e stazione. Dopo aver lasciato l'appartamento di Mestre, avevano aperto altre attività analoghe in altre zone, fuori provincia.
IL SISTEMA
Il cliente, dopo aver annotato il numero di telefono indicato nell'annuncio, prendeva contatti con una delle tre sfruttatrici, la quale provvedeva a verificare l'attendibilità del cliente, per poi concordare le modalità della prestazione e il prezzo. Il passaggio successivo era costituito dalla telefonata diretta alla squillo che poi il cliente avrebbe incontrato, sulla base della tariffa in precedenza concordata. I carabinieri hanno scoperto che l'appartamento di lusso era riservato ai connazionali: la modalità di contatto, infatti, avveniva attraverso un social network cinese, che dava poi la possibilità di accedere alle credenziali per aprire una chat con la maitresse. Le ragazze accettavano di lavorare in cambio di una sistemazione dignitosa e del minimo indispensabile per la sopravvivenza.
Negli ultimi tempi le tre maitresse avevano abbandonato l'attività a Mestre, sospettando che ci fosse un'indagine su di loro e si erano spostate. (gla)
 
Ultimo aggiornamento: 11:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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