Stangata sulle imprese agricole in Veneto. Frutta, carne, latte ecco i prezzi (salati) ai clienti per far tornare i conti

Venerdì 12 Agosto 2022 di Angela Pederiva
Stangata sulle imprese agricole in Veneto
1

Un chilo di albicocche a 8 euro, un litro di latte a 2,50 e un chilo di carne a 12. Sarebbero questi i prezzi (salati) dei beni agroalimentari applicati ai clienti finali, se i produttori veneti volessero rientrare degli esborsi folli dovuti al caro-energia.

A dettagliare l'allarmante listino è Michele Barbetta, presidente degli allevamenti avicoli di Confagricoltura Veneto e imprenditore a Carceri in provincia di Padova, che ha personalmente ricevuto una bolletta choccante: «Ho un conto di 38.000 euro da pagare per un mese e la cosa incredibile è che la mia azienda è coperta pure da fotovoltaico», spiega dando voce alla preoccupazione e allo sconcerto dell'intera categoria.


LA MAZZATA
Le bollette della corrente elettrica sono arrivate in questi giorni nelle ditte. «Sono la mazzata di Ferragosto protesta Barbetta tanto per non farci mancare niente quest'anno. Con il caldo africano di questi mesi noi allevatori abbiamo dovuto far andare al massimo i ventilatori nelle stalle per garantire il benessere agli animali. Nell'estate 2021 la quota energia, in bolletta, si pagava 8-10 centesimi a kilowatt, adesso stiamo parlando di 53. Un aumento del 500%. Non ce la facciamo più ad andare avanti, le spese stanno superando in maniera abnorme i guadagni. Il gasolio è andato alle stelle. Il prezzo dei fertilizzanti è aumentato del 130%, i mangimi pure. E i nostri consulenti prevedono ulteriori aumenti in autunno e inverno per la crisi delle materie prime, l'inflazione e la guerra».


IL RIEQUILIBRIO
Confagricoltura Veneto ha calcolato il ritocco che sarebbe necessario apportare ai prezzi per riequilibrare i compensi lungo la filiera. Il latte, che alla fine del 2021 era stato portato a 42 centesimi al litro, ora dovrebbe essere pagato 80 cent agli allevatori per coprire i costi, il che significherebbe un'indicazione di 2,50 euro sullo scaffale del supermercato. Allo stesso modo la carne, oggi quotata mediamente 8 euro al chilo, dovrebbe essere rincarata del 50%: 12 euro. Così come la frutta, anche se di stagione, dovrebbe essere pagata dagli acquirenti fra 8 e 10 euro al chilo. «In realtà non si può rincarare così i prezzi rassicura Barbetta perché va garantito il potere d'acquisto delle famiglie. A rimetterci, però, è il primo anello della catena produttiva, cioè gli agricoltori, che non riescono a scaricare in alcun modo gli aumenti che stanno subendo. La grande distribuzione, invece, riesce a fare sempre benissimo i propri conti, perché mantiene bassa la nostra remunerazione, ma sugli scaffali ritocca i cartellini. Quindi alla grande distribuzione diciamo: dateci 10 centesimi in più, basterebbero a noi per avere un minimo guadagno e per voi sarebbe un esborso ininfluente. Se così non sarà, l'inverno prossimo assisteremo a un bagno di sangue: tante aziende si fermeranno per mancanza di remunerazione».


BIANCANEVE
Oltretutto a causa della siccità le produzioni hanno patito riduzioni significative: -30% il grano e -50% il mais, per citare alcune colture. Con effetti che farebbero sorridere, se non ci fosse da piangere. Infatti sempre Coldiretti Veneto ha segnalato che le mele di Biancaneve, cioè quelle di qualità Gala prodotte in Polesine, nel Padovano e nel Veronese, non sono più rosse bensì rosa pallido, proprio a causa del troppo caldo.

Ultimo aggiornamento: 12:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci