Carnevale a Venezia, quali erano le antiche tradizioni del giovani patrizi? Feste, danze... e avventure piccanti

Giovedì 13 Febbraio 2020 di Alessandro Marzo Magno
Carnevale a Venezia, quali erano le antiche tradizioni del giovani patrizi? Feste, danze... e avventure piccanti (Foto di Serge WOLFGANG da Pixabay)
Nella tradizione veneziana, soprattutto in periodo di Carnevale, erano note fin dal Quattrocento, le Compagnie di giovani patrizi dedite alle libagioni, alle feste che duravano anche più giorni consecutivi in un'atmosfera di giochi, danze e avventure piccanti. Erano una sorta di confraternite laiche con nomi bizzarri: gli Accesi, i Sempieterni, i Piavoli. Tutto all'insegna della baldoria.

LA STORIA
Chissà perché tra Quattro e Cinquecento i giovani patrizi veneziani hanno sentito il bisogno di burocratizzare il divertimento: statuti, bandi, priori, finalizzati a cene e balli. Però così è andata, e le compagnie di calza hanno prosperato a Venezia tra il 1487 e il 1562 (ma qualcosa del genere c'era anche in precedenza) con il compito di organizzare feste, in occasione di matrimoni e di visite di sovrani stranieri. Ovviamente il periodo di Carnevale era la parte dell'anno privilegiata per i festeggiamenti. A Venezia il nome compagnia di calza era poco usato, si preferiva parlare di compagnie di giovani o nobiliari che si contraddistinguevano per l'utilizzo di calze colorate e ricamate. Lo utilizzavano, invece, gli altri: lo si trova, per esempio, in dispacci mantovani e ferraresi a proposito delle feste in onore Alfonso I d'Este, duca di Ferrara. 
 
GIOVANI NOBILI
Il primo riferimento a gruppi di giovani nobili riuniti per festeggiare si trova in una lettera di Francesco Petrarca del 4 giugno 1364 che parla di 24 giovani nobili, belli e magnificamente vestiti in occasione delle celebrazioni per la riconquista di Creta. Nei primi anni del Quattrocento il cremonese Andrea Marini riferisce di un corteo di barche decorate in modo speciale che si forma per festeggiare l'elezione di un doge: a poppa portano un vessillo quadrato con le armi della famiglia nobiliare finanziatrice della barca. La prima notizia certa della partecipazione di una compagnia di calza a una festa è quella per le nozze di Jacopo Foscari, il 29 gennaio 1442: diciotto compagni si riuniscono, con «in pie la calza della compagnia», addosso «veste di veludo cremesin», in testa «barete tente in grana grande», accompagnati da servitori «coverti tuti de veludo verde tutto ponte d'arzento». I giovani patrizi, «montadi suso bellissimi e gran corsieri dei megio sia, accompagnati da «trombetti e piffari», fanno il giro della piazza, passano da San Samuele a San Barnaba attraverso un ponte di barche sul Canal Grande, assistono alla messa e poi ripercorrono in corteo mezza Venezia «bagordando tutti i compagni, a San Polo, a Santa Maria Formosa, e in piazza se redusessimo a palazzo e lì disnassimo tutti i compagni». 

IN MAGGIOR CONSIGLIO
Naturalmente la festa non si esaurisce in un giorno solo: Jacopo Foscari offre una serie di cene e fino al 1562 permane l'obbligo a tutti i compagni che si sposano di fare lo stesso. Nel 1459 sorgono i Fedeli, la cui insegna consiste nella «calza destra de scarlato e l'altra mezza zalla e mezza azzurra» ed è formata da gentiluomini popolari che non siedono nel Maggior Consiglio. Sembra però che sia un po' un'eccezione perché in genere i compagni di calza erano giovani patrizi. Nel 1471 la figlia del doge Nicolò Tron sposa Girolamo Contarini e viene portata col Bucintoro fino al palazzo del duca d'Este (poi fondaco dei Turchi) dove viene data una festa dai compagni di calza. Si sono conservati tre statuti: dei Sempiterni, degli Accesi, e dei Modesti, tra l'altro soltanto i primi due accennano alla calza, il terzo neanche la nomina.

PIAVOLI E SBRAGAZAI
Marin Sanudo riferisce di 23 compagnie: tra le quali i Solenni, Signorili, Piavoli, Liberali, Sbragazai, Pavoni. Sansovino scrive che erano 43, ma non è ritenuto credibile. A capo stava un signore, in un secondo tempo chiamato priore. Il primo atto consiste nell'approvazione dello statuto che impegna i membri. Il numero dei compagni è variabile, da una decina a una quarantina, il Consiglio dei Dieci stabilisce che possano essere al massimo 25, ma il decreto resta lettera morta. Anche la durata della compagnia è variabile: da uno a otto anni, rimane pur sempre un'iniziativa riservata agli anni giovanili, i fondatori spesso hanno 18-19 anni. Una volta approvato lo statuto, la costituzione di una compagnia è segnata dalla levada di calza, quindi dalla messa solenne con giuramento dei compagni e bacio solenne al priore. Segue il corteo con suonatori, e i servitori vestiti in modo simile ai compagni, il priore si distingue per essere vestito più riccamente degli altri.

CRAPULONI E GOZZOVIGLIE
Quindi al pomeriggio i compagni andavano nel Maggior consiglio, di cui facevano parte essendo patrizi, e sedevano sui banchi tutti assieme. La giornata si concludeva con la cena offerta dal priore. Le feste successive, invece, a meno che non si trattasse di ricevere un principe straniero, erano private a casa dei soci. Ogni compagno era obbligato a dare una festa per le nozze, se qualcuno entrava in una compagnia da sposato doveva ugualmente organizzare una festa. Nel 1508 si sposa Alvise Morosini, ma lo spilorcio non vuol dare la festa per i compagni. Viene obbligato da un arbitro, e il patrizio si limita a offrire un modesto ricevimento a casa della sposa, una Grimani. A questo punto i compagni insoddisfatti danneggiano la casa della sposa e portano via due bacili d'argento che impegnano per organizzare una cena degna di tale nome all'osteria alla Campana, a Rialto. Non c'era una presenza costante di compagnie di calza a Venezia; se ne sorgeva una, era facile che se ne formassero delle altre per imitazione. Sono presenti soprattutto nel cinquantennio che va dal 1490 al 1540. I seguito se ne registrano meno, ma aumenta lo splendore, la festa più memorabile rimane quella data dagli Accesi nel 1564, ma dall'anno successivo non abbiamo più notizie di compagnie di calza. 

GLI ACCESI E GLI ANTICHI
Gli Accesi accolgono tra loro Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino, e organizzano la festa per inizio giugno, da lunedì alla domenica successiva: ballano a ca' Malipiero fino al mattino con 200 gentildonne, si spostano su «superbissime gondole messe quasi tutte a oro, con felzi ricamati», un ginnasta turco esegue acrobazie sul Canal Grande, e si tiene giostra con sei cavalieri vestiti con livree d'oro Le compagnie cercavano di garantirsi la presenza di qualche principe straniero che ne entrasse a far parte. Nei giorni precedenti alla festa iniziale gli si mandava in dono la calza della compagnia in un bacile d'argento. Le feste per accogliere i sovrani stranieri vengono organizzate su incarico del governo, in una specie di diplomazia parallela. Il 12 dicembre 1980 l'antiquario Paolo Zancopè promuove la ricostituzione della compagnia de calza I Antichi, uno dei primi gruppi di adulti a riprendere possesso del carnevale veneziano, in precedenza riservato ai bambini e agli adolescenti impegnati in lanci di uova e farina. L'attuale priore, Luca Colferai, continua a coinvolgere I Antichi sulla linea delle celebrazioni erotiche, con la lettura delle poesie di Giorgio Baffo. 
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