VENEZIA - Il meteo impazzito sta mettendo in crisi le carciofaie di Sant’Erasmo, uno degli orgogli dell’isola. Un 20% di queste piante perenni che producono il rinomato carciofo violetto - stando alle prime stime degli agricoltori dell’isola - è già morto. Fatto unico, mai successo prima. Colpa della siccità e del conseguente cuneo salino che sta danneggiando pesantemente quelli che erano gli orti di Venezia. Un’altra conseguenza del cambiamento climatico, che sta colpendo tante coltivazioni tipiche. «Dal 1996, quando ho iniziato a fare questo lavoro, questa è stata in assoluta la stagione più brutta per il carciofo. E il prossimo anno rischiamo di avere una produzione ancor più limitata» racconta Carlo Finotello, presidente del Consorzio del carciofo violetto che riunisce una quindicina di aziende tra Sant’Erasmo, Vignole e Lio Piccolo.
LA MORIA
L’allarme lo aveva lanciato già quest’estate la Coldiretti, raccontando della disperazione degli agricoltori dell’isola di fronte a campi ridotti a sterpaglie nella stagione in cui dovevano spuntare i primi cardi.
IL RITARDO
Prospettive incerte, mentre la crescita delle piantine superstiti è in ritardo. «Questa dovrebbe essere la stagione delle mote, una tecnica per proteggere dalla bora le piantine con dei cumuli di terra - spiega Finotello -. Così vengono messe a dormire in vista dell’inverno, ma sono ancora troppo piccole, per via della siccità e della salinità che le tiene in stress. È la salinità il vero nemico. Una soluzione sarebbe l’irrigazione, di cui le carciofaie non avevano bisogno. Ma non tutti a Sant’Erasmo hanno i pozzi per attingere l’acqua». Ora la speranza è che la prossima primavera non sia secca come la precedente. Per il carciofo sarebbe un altro colpo.