Casoni di Caorle, stangata Imu: dovranno pagare anche gli arretrati Foto

Sabato 5 Marzo 2022 di Davide Tamiello
La stangata Imu piomba sui casoni di Caorle: dovranno pagare anche gli arretrati
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CAORLE (VENEZIA) - Nati come abusi edilizi sulla laguna, poi sdoganati, valorizzati e protetti dalla sovrintendenza, infine paralizzati nelle loro attività da una virata del Demanio. Quella dei casoni di Caorle, vero e proprio patrimonio culturale (oltretutto riconosciuto, a questo punto) della pesca veneta, è una storia infinita. Vicenda su cui, ora, pende anche la spada di Damocle della Corte dei conti che punta a recuperare almeno una parte dei canoni delle concessioni demaniali e dell'Imu non versato. «Siamo di fronte a una mancanza di conformazione dell'esistente - ha spiegato ieri il procuratore regionale Ugo Montella - opere abusive ma ormai tutelate dalla sovrintendenza.

La nostra azione sconta il limite della prescrizione, terremo conto degli ultimi cinque anni (e non dieci, come richiederebbe il demanio, ndr). Per fortuna è positivo il fatto che il Comune di Caorle si stia attivando per la gestione e la riscossione dell'Imu».


LA VICENDA

La storia dei casoni di Caorle (in tutto sono circa una trentina) è lunga e articolata. Nati per la pesca ma diventati, negli anni, dei veri e propri oggetti di culto. Pur mantenendo, sia chiaro, la propria funzione originaria, qualcuno ha ceduto alle pressioni di qualche appassionato che ha acquistato il casone per farne un punto di ritrovo per i weekend al mare con gli amici o con la famiglia. La svolta è arrivata quando quelle strutture su palafitte sono passate da demanio idrico a demanio marittimo. Cosa significa? Che un casone da pesca, oggi, deve pagare la concessione con gli stessi parametri di uno stabilimento balneare. Ergo: si è passati da 600 a quattromila euro all'anno di canone, con una richiesta di adeguamento per gli anni precedenti. «Trasformare il demanio da idrico a marittimo significa travolgere 50 anni di storia - spiega il sindaco di Caorle, Marco Sarto - c'è un ricorso al Tar in piedi, i proprietari non pagheranno fino a quando non si pronuncerà il tribunale amministrativo regionale: in caso di bocciatura del provvedimento, chi risarcirebbe i pescatori del danno subito?». La cifra richiesta è piuttosto elevata: a spanne, per un decennio, circa 35mila euro a casone. Alcuni di questi avevano allargato la loro attività, passando da punto esclusivamente per la pesca a piccolo ristorante ittituristico. «C'era anche questo frangente - continua il sindaco - ma ora hanno dovuto chiudere tutti. Perché non si può pretendere che nei casoni vengano rispettate tutte le norme adottate per gli altri ristoranti (bagno per disabili, altezza dei soffitti, e altre accortezze che poco si sposano con una struttura nata per tutt'altro scopo). Anche per questo motivo stiamo stilando un piano casoni, una sorta di piano regolatore dedicato che dovrebbe consentire un regolamento ad hoc anche in merito a questi usi collaterali. Inoltre si prevederebbe anche la costruzione di nuovi casoni».

IMU

Altra partita quella dell'Imu, ma qui le cifre sono decisamente più modeste: per ogni casone, infatti, il canone annuo è di circa 100 euro. «Il Comune di Caorle - conclude Sarto - ogni anno raccoglie 14 milioni di euro, sette dei quali finiscono nelle casse dello Stato. Mi pare che la cifra legata ai casoni sia la proverbiale goccia nel mare».

 

Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 09:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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