«Traditi da un guasto: un rumore da brividi prima dello schianto»

Domenica 4 Novembre 2018 di Marco Corazza
«Traditi da un guasto: un rumore da brividi prima dello schianto»

CAORLE - Cinque secondi. Poi lo schianto. Il calcolo lo fa a mente considerando la potenza, il peso, la velocità. Bruno Zanzi, ufficiale dell'Aeronautica in congedo e amico delle due vittime, non riesce a credere alle sue stesse parole nel ricostruire l'accaduto. Li aveva visti poco prima di morire, intrappolati in quel Siai Marchetti SF 260 che ieri, poco prima delle 14, si è schiantato in mezzo a un campo poco lontano: per Roberto Vescovo, 65 anni di Latisana, docente universitario a Trieste, e per Franco Mura, 70 anni, architetto padovano residente a Campagna Lupia, non c'è stato nulla da fare. «Stavano sorvolando l'aviosuperficie, poi il motore ha iniziato a dare noie: di lì a poco li ho visti entrambi morti. Li stavo aspettando per pranzo - racconta il comandante Zanzi - non erano ancora le due. Al mattino mi ero sentito telefonicamente con Roberto, ci eravamo dati appuntamento proprio a Caorle».
 
Zanzi era da solo nella sede della Ali, nell'hinterland di Caorle, quando ha visto il Siai Marchetti avvicinarsi da est. «Stavano per atterrare - spiega ancora Zanzi - poi però hanno deciso di farsi un altro giro. La giornata era bella e in quel momento non c'erano altri velivoli, evidentemente hanno approfittato per restare ancora in volo prima di concludere la giornata». Una scelta che si è rivelata fatale. 
«MI SI È GELATO IL SANGUE»«Quando sono arrivati da est avrebbero potuto atterrare continua - velocità e altezza erano regolari. Poi hanno continuato, ma non appena hanno superato l'aviosuperficie, dopo alcuni alberi che ne segnano il confine, ho sentito il rumore del motore: mi si è gelato il sangue». Per l'esperto di aeronautica quel borbottio non faceva presagire nulla di buono. «La velocità era ridotta e anche l'altezza non permetteva a entrambi i piloti di fare molto - spiega Zanzi - l'aereo ha virato verso destra ma poi l'ho perso di vista». L'uomo non ha perso tempo: ha intuito subito cosa poteva essere successo. «Sono andato a prendere il telefono per chiamare Roberto - racconta con gli occhi lucidi - purtroppo suonava a vuoto. Mentre mia moglie allertava i soccorsi, mi sono precipitato verso la zona dove presumevo potessero essere precipitati. A circa 1.500 metri dalla sede dell'Ali ho visto l'aereo in mezzo al campo. Sono corso tra il fango aiutarli, ma quando mi sono avvicinato li ho visti entrambi appoggiati ai comandi, riversi in avanti, immobili. Una scena che non dimenticherò mai. L'aereo è caduto, schiantandosi di piatto per poi rimbalzare in avanti. Un urto talmente violento che non ha lasciato loro scampo». 
«PILOTI ESPERTI»Ipotesi non ne vuole fare: «Quello che mi sentivo di dire l'ho detto ai carabinieri e ai vigili del fuoco. Sarà la magistratura a fare chiarezza. Posso solo dire che sia Roberto che Mauro erano piloti a dir poco esperti e per nulla avventati». Ieri all'Alicaorle c'era anche un altro socio, Enrico Borella di San Donà. 
Anche lui è costernato e incredulo: «Mi ero allontanato per pranzo in un locale della zona, mentre Bruno è rimasto. Sulla strada del ritorno ho visto l'aereo in mezzo al campo e ho capito immediatamente la gravità dell'accaduto. Cosa penso? Che abbiano tentato un disperato atterraggio di emergenza ma quel tipo di aereo è molto pesante e se non hai velocità sufficiente non lo tieni in volo. Credo che ad aver tradito Roberto e Franco sia stato un guasto». Ad avvalorare l'ipotesi dell'avaria anche la testimonianza di Tiziano che abita in una delle case coloniche della zona, a circa 500 metri dal punto del tragico impatto. «Ho sentito uno strano sibilo e lì per lì non sono riuscito a capire cosa fosse. Per questo sono andato da mia figlia per chiederle se era accaduto qualcosa. Quando sono uscito ho visto l'aereo nel campo. Sembrava integro, nessun segno di fumo, nessun odore di carburante. Ho chiamato immediatamente il 115 per allertare i soccorsi. L'operatore mi ha chiesto informazioni su cosa vedessi, ma ho capito che c'era anche un'altra persona al telefono che stava avvisando dell'accaduto e che era nei pressi dell'aereo. Così mi sono avvicinato di corsa e l'ho raggiunto e a quel punto mi sono reso conto che il velivolo invece continuava a dare un segnale acustico intermittente». Per gli esperti non è escluso che si trattasse dell'allarme che avvisa lo stallo causato dalla bassa velocità e la vicinanza al terreno. «Quando sono arrivato a due passi dall'aereo ho notato che i due uomini all'interno avevano le cinture ancora allacciate, uno aveva la mano appoggiata sulla carlinga, sembrava stesse dormendo, mentre l'altro aveva il volto insanguinato. Ho sperato fino all'ultimo che fossero ancora vivi». La conferma che i due erano deceduti sul colpo purtroppo è arrivata poco dopo dai sanitari giunti in forze.
Marco Corazza
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Ultimo aggiornamento: 13:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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