Venezia, quel campo dove il mondo gioca (in pace): in 300 di 40 nazionalità si sfidano a pallone. «Non c'è bisogno dell'arbitro»

Venerdì 14 Aprile 2023 di Luca Bagnoli
Al campo di Sant'Elena si gioca a calcio per l'integrazione: egiziani, ecuadoregni, italiani. «Non c'è bisogno dell'arbitro»

VENEZIA - In tempo di guerra, mentre il mondo s’invade rischiando un conflitto atomico, a Venezia c’è un posto dove quasi 300 persone di 40 nazionalità si ritrovano in armonia e condivisione. Circondato dagli alberi, immerso nel verde dei giardini, ha una posizione privilegiata per scorgere all’orizzonte i tramonti dietro piazza San Marco. È il campetto di Sant’Elena.

Ambìto, sia d’estate che d’inverno, da chi voglia praticare uno dei linguaggi universali. Perché come sempre è lo sport ad unire, a mettere tutti d’accordo, abbattendo i confini verbali e culturali. Basta un rettangolo verde con due porte.

Sano agonismo

E un pallone, naturalmente. Il resto lo fa sì la competizione, perché tutti vogliono vincere, anche in modo determinato; ma è un sano agonismo, uno scontro leale, capace di generare nuove amicizie e relazioni, sfociando, in termini digitali, in una rete che, per esempio su WhatsApp, ha portato alla creazione di un gruppo composto da 250 partecipanti. «In principio erano 5 amici», racconta Samy, 37 anni, uno dei fuoriclasse e oggi cuore pulsante dell’organizzazione. Era l’estate del 2021 quando infatti due studenti tedeschi di Ca' Foscari, uno ecuadoregno, Erik il figlio di un ministro del Mozambico, e Oleksandr arrivato dall’Ucraina ancora libera, il quale accoglierà nel tempo altri tre connazionali e sei russi, decisero di allargare la compagnia, diventando prima 10, poi 30 e così via. Su questa community, location virtuale dove si pianificano le partite, scegliendo il giorno, l’ora e i giocatori disponibili per una frequenza di circa tre appuntamenti alla settimana, si leggono messaggi in italiano e inglese, mentre sul campo, agevolati dalla gestualità, si aggiungono altri idiomi, come il tedesco o lo spagnolo. C’è per esempio Natan il violista italo-francese, 27 anni; Paolo, rumeno, 33 anni, che allestisce le mostre d’arte e chissà, magari un giorno monterà quella del ventisettenne Enrico, studente dell’Accademia di Belle Arti. E poi Sofia, classe 1996, ricercatrice cafoscarina. Si tratta infatti di un incontro virtuoso tra generi, perché giocano maschi e femmine, e tra generazioni, perché ai giovani di tutte le anagrafi, dagli ultimi anni delle scuole elementari (se il campo è occupato dai bambini li si coinvolge o si aspetta) alle medie, dalle superiori all’università, con tantissimi studenti italiani fuori sede, stranieri in Erasmus ma anche ragazzi già entrati nel mondo del lavoro, si aggiungono adulti fino ai sessant’anni, come affermate figure della comunità artistica della città, quali Marco Paladin, direttore musicale di palcoscenico de La Fenice, e Gabriele Gorog, pianista di respiro internazionale. Non mancano neppure i turisti che, passando di lì, chiedono di poter giocare, o vengono spontaneamente invitati ad unirsi alle partite. Le qualità e i talenti individuali sono ovviamente molto diversi tra i componenti del gruppo, ma l’importante è fare da subito delle squadre il più possibile equilibrate, in cui ognuno possa esprimersi al massimo, divertendosi, e ricordandosi del proprio turno in porta quando manca il “titolare” tra i pali. I matches solitamente durano una decina di minuti, e spesso vengono organizzati dei mini tornei con premi per vincitori, mentre tutti sono invitati ai momenti enogastronomici che seguono. La figura dell’arbitro non esiste. Al campetto di Sant’Elena vige l’autogestione, e se pure i falli non sono molti, è sufficiente la responsabilità del singolo e quella collettiva nel riconoscere di aver subito o commesso una irregolarità. Insomma le liti stanno a zero. Mentre le esultanze per un goal talvolta si sprecano, coinvolgendo anche chi si trova a bordo campo, sulle panchine, che non sempre è lì per giocare; capita infatti che alle partite ci sia un piccolo pubblico, come qualche compagnia di giovani che un po’ guardano gli incontri e un po’ i cellulari, ascoltando musica e avventurandosi nei primi fidanzamenti.

L'associazione

Oggi con Samy, che è italo-egiziano e fa il commerciale estero, ci sono l’appena maggiorenne Tommaso, futuro architetto, creatore della pagina Instagram “santelenacalcetto”, e Alessio, 28 anni, consulente assicurativo. I tre si stanno muovendo per fondare un’associazione, e hanno già sostenitori che condividono l’iniziativa: Milan Ingegneria (main sponsor), cicchetteria da Elio (partner per gli aperitivi post gara), Enoteca Vincent Bar (sponsor tecnico per i servizi direttamente a Sant’Elena). Hanno pure scritto gli obiettivi del progetto: “Organizzare tornei di calcio ed eventi per scambi culturali, promuovendo attività più coinvolgenti per i giovani, e rinnovando un legame tra Venezia, città perfetta a questo scopo, e la sua comunità internazionale, nell’ottica di un nuovo tipo di economia non direttamente legata al turismo”. «Siamo convinti – conclude Samy futuro presidente – che il nostro gruppo sia un modello di accoglienza e integrazione, in cui miglioriamo anche la conoscenza delle lingue e ne impariamo di nuove, coltivando proficuamente sport, interrelazioni e amicizia».

Ultimo aggiornamento: 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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