Camorra in Veneto: al via il maxiprocesso, in 76 vanno alla sbarra

Giovedì 6 Febbraio 2020 di Gianluca Amadori
L'ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre
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MESTRE - Sarà un maxi dibattimento quello che si aprirà il prossimo 11 giugno di fronte al Tribunale di Venezia, chiamato a giudicare i numerosi episodi relativi alle presunte infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale. Il gup Andrea Battistuzzi ha rinviato a giudizio 45 dei 76 imputati iniziali, tra cui il boss di Eraclea, Luciano Donadio, molti dei quali sono chiamati a rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso, oltre che di singoli episodi di estorsione, spaccio di droga, bancarotta e reati fiscali. A presiedere il processo, chiamato a ricostruire almeno un decennio di criminalità organizzata, sarà Stefano Manduzio.
Altri 25 imputati hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato: per loro l'appuntamento è fissato al 26 febbraio: non si sa ancora chi sarà il giudice. A scegliere il rito alternativo sono stati alcuni degli ex uomini di fiducia del boss, che nel corso delle indagini hanno accettato di parlare con i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, contribuendo a fornire importanti informazioni in merito al funzionamento dell'organizzazione criminale. Tra loro l'imprenditore sandonatese Christian Sgnaolin. Oltre a Girolamo Arena, Antonio Basile, Antonio Puoti.
L'EX PRIMO CITTADINO
Abbreviato anche per l'ex sindaco di Eraclea, Graziano Teso, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per il contributo che, secondo la Procura, avrebbe offerto al boss Donadio. E ancora per il poliziotto Moreno Pasqual, accusato di aver fornito informazioni riservate al clan, e per l'avvocatessa Annamaria Marin, alla quale i pm contestano un'ipotesi di favoreggiamento del boss, di cui all'epoca era difensore. Accusa che l'ex presidente della Camera penale respinge con decisione, sicura di riuscire a farla cadere.
Ieri mattina, nell'aula bunker di Mestre sono stati definiti anche due patteggiamenti: due anni di reclusione per il padovano di Galzignano, Giorgio Minelle, 61 anni (bancarotta ed estorsione) e un anno e quattro mesi per la sandonatese Tatiana Battaiotto, 33 anni, moglie di Tommaso Napoletano, uno degli uomini di Donadio, imputata di favoreggiamento. Ad entrambi è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Per finire è stata stralciata la posizione di due imputati irreperibili e dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell'imprenditore edile di Eraclea, Graziano Poles, le cui condizioni di salute non sono compatibili con un processo. Per il 21 maggio è fissato, invece, il processo a carico dell'ultimo ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, accusato di voto di scambio in relazione alle preferenze che il clan Donadio gli avrebbe garantito in cambio del supporto ad un progetto per un impianto di biogas, in realtà mai realizzato. Mestre, che respinge ogni accusa (così come fa il suo predecessore Teso) ha chiesto il rito immediato: con molte probabilità, però, la sua posizione sarà riunita assieme a quella degli altri 45 imputati rinviati a giudizio ieri.
IMPRENDITORI COMPLICI
L'inchiesta sulle presunte infiltrazioni della camorra ad Eraclea sono proseguite per molti anni, con intercettazioni, pedinamenti e accertamenti bancari, e si sono concluse lo scorso anno con numerosi arresti. Al boss Donadio, che finora non ha mai voluto parlare, viene contestato di essere stato al vertice di un'organizzazione criminale con legami diretti con il clan dei casalesi che ha imposto la sua legge, basata su violenza e prevaricazione, con la collaborazione e complicità di alcuni imprenditori locali, i quali si sono messi a disposizione del clan per salvare la propria azienda o per fare soldi facili. Parte civile contro gli imputati si sono costituiti la presidenza del Consiglio, il ministero dell'Interno e la Cigl. La Regione Veneto, arrivata fuori tempo massimo all'udienza preliminare, ha annunciato che si costituirà nel corso del dibattimento di giugno.
Tra gli imputati rinviati a giudizio con rito ordinario, figurano alcuni fedeli di Donadio, come Raffele Buonanno, Antonio Pacifico e Raffaele Celardo; il consulente del lavoro Angelo Di Corrado assieme al padre Bruno; alcuni dei componenti della famiglia Donadio, Claudio e Adriano; l'imprenditore trevigiano Samuele Faè, i direttori di banca Denis Poles e Marco Donati (concorso esterno), l'avvocato sandonatese Alberto Emiliano Pavan (chiamato a rispondere di un'estorsione) e l'ex carabiniere, poi diventato imprenditore, Claudio Casella (estorsione). Unico proscioglimento nell'udienza di ieri per Luciano Donadio e Antonio Pacifico in relazione ad un solo capo d'imputazione per la detenzione di una pistola.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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