Matteo, lo chef stellato che ha deciso di cambiare vita nell'Osteria Al Museo di Burano, a due passi da casa

Lunedì 12 Settembre 2022 di Claudio De Min
Matteo Tagliapietra

Burano, isola dei colori e dei merletti, un incanto in mezzo alla Laguna.

E anche a tavola non si cade male, con due monumenti come Il Gatto Nero e Romano, da una parte il mitico Ruggero dall'altra gli eredi di Romano Barbaro, fra Laguna e tradizione. Da Romano, in aggiunta, c'è probabilmente la più bella mostra di pittura d'Italia in un ristorante: qualità e quantità, storia ed emozione, il racconto di un'epoca splendida e irripetibile. Alle spalle dei due mostri sacri spunta qua e là qualche altra attrazione golosa, dal Riva Rosa (con la sua spettacolare altana) a Primo, solo per citarne un paio, e senza dimenticare lo stellato e chiccosissimo Venissa, a Mazzorbo.


E poi c'è l'Osteria Al Museo, data di nascita 2018, da un'idea di Carlo Salini, una vita nella grande hotellerie veneziana e non solo (dal Bauer all'Orient Express) prima di accorgersi che quella esperienza era per lui al tramonto, che si era esaurito un percorso (parole sue) e aveva voglia di fare altro. Sentivo il bisogno di mettermi alla prova. Ha scelto Burano per la sua bellezza ma anche perché qui è capitata quella che gli è parsa un'occasione intrigante: «Mi incuriosiva il fatto che questo sia forse l'unico posto al mondo in cui la piazza principale, intitolata ad una gloria locale come Baldassarre Galuppi, è non solo staccata dalle attività più frequentate ma anche sempre deserta, nonostante ospiti sia il museo del merletto che la bella chiesa di San Martino. In aggiunta c'era la suggestione di insediarsi in spazi in passato adibiti a deposito merci dei laboratori del merletto».


Una volta acquisito e sistemato il locale, e dopo una partenza non felicissima, con qualche inevitabile errore di gioventù, adesso l'evoluzione delle cose promette bene e Al Museo ha tutto per diventare una piccola perla. A partire dalla cucina, dove ritroviamo nientemeno che Matteo Tagliapietra, per sei anni al Local a Venezia dove, meno di un anno fa, ha portato al ristorante della famiglia Fullin la tanto desiderata Stella Michelin. Ma non di sole stelle vive l'uomo e Matteo, appena raggiunto un traguardo che pure è nei sogni di tutti gli chef, ha prima scelto di fermarsi e prendersi una pausa, e poi ha preso al volo l'opportunità di lavorare in un contesto comunque stimolante ma a pochi minuti da casa. Matteo ripropone alcuni dei suoi classici: il suo Risotto di gò merita sempre l'assaggio e il viaggio (non proprio agevole dalla Terraferma, decisamente più comodo da Treporti), godibili le Cozze saltate, chili e cipollotto, golosa la Tartare di ricciola, avocado, cipolla rossa, cetriolo, sesamo e gel ponzu. Menu giustamente contenuto con un paio di proposte extra mare: il Pollo all'orientale, i Paccheri con ragù di cortile, un paio di opzioni vegetariane, un must dell'estate come il Gazpacho e poi Zucchine, rucola e aglio nero. Fra i dolci la Panna cotta al Cynar, la Mousse al Mango e il Tiramisù. Il talento di Matteo è assecondato da una proprietà che non fa sconti sulla qualità e mette a disposizione materia prima di qualità. Come il servizio, del resto: sorridente, disponibile, professionale.


 

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