Calvario in ospedale, l'Ulss3 risarcirà la famiglia di un ristoratore

Domenica 9 Maggio 2021 di Nicola Munaro
Calvario in ospedale, l'Ulss3 risarcirà la famiglia di un ristoratore

MESTRE-MIRA  - Renzo Rizzi, ex gestore della trattoria Al ponte di Malcontenta di Mira, è morto a 73 anni il 21 maggio 2014 su un letto dell’ospedale di Dolo dopo un’odissea durata cinque mesi, tra operazioni e ricoveri, e per cui il tribunale civile di Venezia ha condannato l’Ulss 3 a risarcire un totale di 472.240 euro da spartire tra i parenti del ristoratore, che nel 2015 avrebbe festeggiato i 50 anni di matrimonio e i 40 alla guida della trattoria.

IL CALVARIO
Il primo capitolo della via crucis del settantatreenne viene scritto il 10 gennaio 2014 quando Rizzi è ricoverato all’ospedale di Dolo per sottoporsi a un intervento di rimozione di rene e uretere. Un’operazione fondamentale per il ristoratore che con un quadro clinico di per sé già compromesso da «plurime patologie concomitanti e altrettanto gravi», da poco aveva scoperto di soffrire di un tumore: una doppia neoplasia, una al rene e l’altra, più aggressiva, all’uretere sinistro. È durante l’intervento che si verificano i primi passi di quella che la sentenza del tribunale civile stabilirà essere una catena di errori. Nell’operazione di asportazione del rene, a Rizzi viene causata una lacerazione di cinque centimetri al colon, cui l’equipe medica prova a rimediare con un intervento di rafia intestinale e rimozione della milza. Un tentativo non andato a buon fine dal momento che il cedimento della rafia apre la strada alla nascita di una peritonite stercoracea che costringe il ristoratore a tornate sotto i ferri il 17 gennaio, sette giorni dopo il primo intervento. 
Le due operazioni, unite al quadro clinico complesso, causano al settantatreenne una sindrome da insufficienza multiorgano con necessità di prolungata assistenza rianimatoria. Il lungo periodo di allettamento, poi, è il motivo dell’insorgenza di una sindrome ipocinetica che, il 14 aprile, spinge i medici a trasferire il ristoratore all’ospedale di Lamon (Belluno) nel reparto di Recupero e Rieducazione Funzionale. Ma anche in questo caso le cose, anziché migliorare, peggiorano per Renzo Rizzi: il ristoratore sviluppa una malattia ai bronchi per la quale viene di nuovo riportato a Dolo. Ed è in quello che oggi è l’ospedale Covid dell’Ulss 3 che il 21 aprile i medici notano l’insorgenza di una trombosi con occlusione dell’arteria tibiale anteriore e posteriore destra e rioperano il paziente che il 25 aprile si oppone alla proposta di un intervento di trombolisi prospettato per contrastare la cardio-embolia in corso. Al posto dell’operazione, i camici bianchi decidono per una terapia anticoagulante che però dà scarsi risultati: il piede destro va in cancrena e il 20 maggio viene amputato. Sono le ultime ore per Renzo Rizzi che il giorno dopo, il 21 maggio, muore.
LA CAUSA CIVILE
Il 3 settembre 2018 i parenti del ristoratore, assistiti dagli avvocati Guido Simonetti e Michela Vianello, citano l’Ulss 3 per danni. La tesi è che la lacerazione al colon e le seguenti operazioni abbiano causato la morte del settantacinquenne. Dal canto suo l’Ulss risponde spiegando come il quadro clinico del paziente fosse compromesso e che non ci fossero concause tra quanto fatto in sala operatoria e il decesso del ristoratore. 
A chiudere la questione, condannando l’Ulss al risarcimento, il giudice Giovanni Francesco Perilongo, che in sentenza scrive come «nell’esecuzione dell’intervento di nefroureterectomia del 10/1/2014 e nella gestione del decorso post-operatorio i medici dell’Ulss 3 abbiano compiuto errori rilevanti sul piano diagnostico e trattamentale, cui - sul piano causale - deve ricondursi il decesso del signor Rizzi».

Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 09:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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