Cadavere nel Sile: aveva due piastre di granito come zavorra Foto

Mercoledì 15 Aprile 2020 di Fabrizio Cibin
Cadavere nel Sile: aveva due piastre di granito come zavorra

MUSILE DI PIAVE - Aveva il corpo zavorrato con due piastre di granito legate in vita e le gambe assicurate alla bicicletta con una grossa catena. E' stato trovato così il corpo senza vita di un uomo, restituito dal Sile nella località di Caposile. Potrebbe trattarsi di un uomo di Marcon di 59 anni che mancava da casa dal 19 marzo scorso. Sulle cause, i primi riscontri escluderebbero cause violente: non sarebbero stati rinvenuti, infatti, segni sul corpo tali da far pensare all'intervento di terze persone. Potrebbe trattarsi, dunque, di un gesto volontario. Su questo e sull'identità, l'ultima parola la darà il test del Dna e il possibile esame autoptico che potrebbe essere disposto oggi dall'autorità giudiziaria. 

Cadavere affiora dalle acque del fiume: tragica scoperta a Caposile

l rinvenimento ieri mattina, in modo del tutto casuale: chi lo ha visto, infatti, aveva appena subito un furto e stava controllando la riva del fiume, per vedere se i ladri avessero gettato qualcosa per liberarsene.

Erano passate da poco le 9 di ieri, nella zona di via Salsi, poco dopo il civico 12: «Avevo gli operai che stavano lavorando in vigneto, quando si sono accorti che qualcuno aveva rotto il finestrino delle loro auto, rubandogli le borse». A parlare è Luca Ferrazzo, figlio del gestore del noto ristorante e trattoria Alla Cacciatora di Caposile. «Era già successo che qualcuno prendesse di mira le auto degli operai: in quella occasione abbiamo trovato alcune delle cose sottratte, lungo la riva. E così abbiamo pensato di percorrere quel tratto per vedere se trovavamo qualcosa. E' a quel punto che abbiamo visto qualcosa affiorare dall'acqua. Sembrava un uomo, anche se non ne avevamo la certezza. E così ho chiamato subito i carabinieri».


Sul posto la pattuglia del Nucleo operativo e radiomobile di San Donà, i vigili del fuoco di Jesolo ed i sommozzatori di Mestre.

Non ci sono stati dubbi si trattasse di una persona, anche se difficilmente riconoscibile, per quanto gli agenti naturali avessero inciso sul povero corpo. Il recupero non è stato facile. I sommozzatori, infatti, si sono accorti che le gambe erano legate ad una bici con una grossa catena; con delle cesoie, dunque, è stata tagliata e subito dopo è stato possibile recuperarlo. Ma c'è un altro elemento che ha sorpreso chi è intervenuto: il corpo, infatti, aveva due piastre di granito legate alla vita; come se si fosse voluto creare una zavorra, contando sui quaranta chilogrammi di peso. Il corpo è stato ricomposto e portato nella cella mortuaria di San Donà, a disposizione dell'autorità giudiziaria. Sull'identità, tutti gli elementi porterebbero a pensare che si tratti della persona scomparsa a Marcon: la bicicletta sarebbe stata riconosciuta dal fratello dello scomparso.

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