Andrà all'asta il busto di un Doge misterioso: i venetisti lo reclamano

Giovedì 20 Maggio 2021 di Tomaso Borzomì
Il busto (presunto) del doge Alvise Pisani

VENEZIA Eleganza, fierezza, maestosità e i tratti distintivi del potere veneziano. Sono queste le caratteristiche che esprime un settecentesco busto marmoreo ritrovato in una villa romana e finito all'asta. Ciò che incuriosisce di più è però chi ritragga davvero il prezioso manufatto. Per il Partito dei Veneti, che ne ricostruisce la storia a partire dallo stemma araldico dei Pisani, si tratterebbe del doge Alvise Pisani.

Per la casa d'aste Eurantico di Vignanello (Viterbo), invece potrebbe trattarsi di Giovanni II Corner. Il primo, 114° doge veneziano, vegliò sulle sorti della Serenissima dal 1735 alla morte, sei anni dopo. E proprio sulla sua tomba, all'isola della Certosa, il busto sarebbe stato posto in omaggio alla figura del doge. Il secondo, invece, sarebbe stato il 111° doge veneziano, tra il 1709 e il 1722.

IL MISTERO

Il mistero che aleggia intorno al ritrovamento, e all'asta, riguarda il percorso fatto dal busto. Secondo la ricostruzione offerta dal Partito dei Veneti, sarebbe stato trafugato, assieme a molte altre opere d'arte, da Napoleone attorno al 1810. Quindi, dopo la probabile fuga francese, sarebbe tornato in Italia grazie a qualche ricca famiglia laziale. Non a caso, il pezzo fa parte di una collezione di oggetti di alto valore che saranno battuti all'asta il prossimo 24 giugno sia online che in presenza.

LA CASA D'ASTE

La pensa però diversamente Pietro Stefani, titolare della casa d'asta, che spiega come è avvenuto il ritrovamento: «Si tratta di un rinvenimento effettuato all'interno di una villa di Roma che è stata ereditata. L'abbiamo trovato su un fondo scala, appoggiato su una colonna. Il proprietario non sapeva di chi si trattasse, pensava a un Papa, io che invece sono di origine veneziana, ho riconosciuto il corno dogale. Pare che sia stata alienata a fine 800, ma stiamo ancora facendo ricerche».
Dopo una decina di giorni dal primo rinvenimento, la storia si infittisce: «Ci ha chiamati il committente, riferendo di aver trovato il basamento della statua su cui c'era lo stemma esatto di Giovanni II Corner. Abbiamo fatto una serie di approfondimenti, secondo le quali il busto ritrarrebbe il doge Corner».  Più nebuloso riuscire a comprendere chi l'abbia realizzato: «Probabilmente si tratta di Giovanni Bonazza», conclude il titolare.

RICOSTRUZIONI
Incrociando i ritratti dell'epoca del Pisani con le precise ricostruzioni del busto, le somiglianze sono però molte. Oltre a questo, dal Partito dei Veneti si esprime titubanza, perché, essendo stato strappato dalla tomba, il basamento potrebbe non esser originale. Il professor Stefano Zecchi, consigliere comunale veneziano dei Veneti, annuncia un'interrogazione al sindaco: «Non posso non ricordare che nel 2002 il Comune di Venezia si fece promotore della restituzione alla città di una statua di Napoleone, che due secoli fa era stata abbattuta tra le ovazioni dei veneziani. Con il contributo della Cassa di Risparmio e di un comitato francese per la salvaguardia di Venezia, quella statua è stata acquistata per la somma di 400mila euro, è tornata nella città che tanti danni ha subìto da quel personaggio storico, ed è tuttora ospitata al Museo Correr». Per questo, il noto docente prosegue: «Non posso non vedere una contraddizione tra lo sforzo che allora venne dispiegato per restituire a Venezia il monumento a Napoleone, e l'assenza di iniziative per riportare degnamente in città il busto del doge Alvise Pisani, che delle devastazioni napoleoniche fu vittima».

I VENETISTI
Dello stesso avviso Cesare Busetto, segretario del partito: «Chiediamo al sindaco di farsi promotore di una iniziativa che riporti a Venezia il monumento del doge Alvise Pisani. Sarebbe questo il modo più giusto per ricordare, nel bicentenario della morte, il ruolo distruttivo che Napoleone ebbe per l'intera Veneta Repubblica. L'isola della Certosa, prima della venuta di Napoleone, era un luogo monumentale, con chiese antiche, conventi e chiostri, opere di Tiziano, Tintoretto, Vivarini. Dopo il passaggio di Napoleone, alla Certosa è rimasta soltanto l'erba».
 

Ultimo aggiornamento: 08:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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