Trasporto pubblico, Giovanni Seno: «Cambia tutto, basta bus sotto casa»

Domenica 17 Maggio 2020 di Tiziano Graziottin
Trasporto pubblico, Giovanni Seno: «Cambia tutto, basta bus sotto casa»
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Nulla sarà più come prima è il mantra di questi giorni. Sul fronte del trasporto pubblico, elemento centrale nella vita di tutti noi, ce ne siamo già accorti. E una domandina ci frulla in testa: ma davvero dobbiamo abituarci a quel che oggi ci appare come una regressione, un significativo ridimensionamento della nostra possibilità di mobilità collettiva? Il tema è di quelli divisivi, in Italia si parla di trasporto pubblico come della nazionale di calcio: tutti la sanno lunga e devono dire la loro.

Giovanni Seno, 59 anni, è il direttore generale del gruppo veneziano Avm, un colosso da 3.100 dipendenti che prima del disastro Covid trasportava 400mila passeggeri al giorno su vaporetti, bus e tram targati Actv. Dal suo osservatorio racconta che a nuttata passerà, ma al risveglio sarà tutto diverso.

«Sarà un cambiamento epocale, a maggior ragione per noi italiani. In giro per l'Europa, in questi mesi, alcuni paesi hanno già cominciato ad affrontare questo processo col crollo dei passeggeri sul trasporto pubblico locale su gomma e su ferro e un più massiccio utilizzo dei mezzi privati».

Dopo aver detto per anni ai cittadini di usare i mezzi pubblici, un'inversione di rotta che pochi sono disposti ad accettare, come si è visto.
«Qui non si tratta di dire tornate tutti alle vecchie care auto. Si dovrebbe ragionare su una mobilità privata molto più green: auto elettriche, maggior utilizzo di park scambiatori e navette, e poi bici, monopattini e quant'altro. Prima però è necessario spiegare perchè bisogna arrivare a queste alternative».

Il punto focale in effetti è questo.
«Intanto cominciamo col dire che questa emergenza mette la parola fine all'abitudine degli italiani, e di noi veneti in particolare, di andare da ovunque a ovunque col mezzo pubblico, partendo con l'autobus sotto casa. Non sarà più possibile, per ragioni economiche e anche fisiche legate alla sicurezza in tempi di Covid. Prima dell'emergenza, Actv aveva 122 bus che tra le 7 e le 8 di mattina viaggiavano dalla terraferma in direzione Venezia; alla luce delle nuove normative sul distanziamento dovremmo mettere in strada 370/400 mezzi. Impossibile sul piano economico, ma anche perchè in piazzale Roma manco ci starebbero. E se portate il ragionamento sull'acqua, chiedetevi se in Canal Grande ci sarebbe spazio per un'operazione simile. La verità è che in nessuna parte del mondo si tornerà come prima».

Messa così, ci aspetta una rivoluzione. Con molti disagi, proteste, tensioni...
«Una rivoluzione culturale delle abitudini, prima di tutto, con un modo diverso di concepire la mobilità, puntando a utilizzare realmente tutte le opportunità a disposizione, non solo le più comode che non ci saranno più. E servirebbe uno sforzo di maturità collettivo per affrontare con un minimo di raziocinio l'inevitabile. Questa emergenza, se c'è consapevolezza, può diventare un'opportunità di razionalizzazione e di riprogettazione del modo in cui ci si muove sul territorio. Pensate a quanti doppioni ci sono sulle stesse tratte, sul Terraglio per dirne una, dove con gli stessi orari viaggiano in parallelo bus e treni spesso semivuoti. Uno spreco incredibile. E anche la differenziazione degli orari di entrata in scuole, aziende, uffici darebbe una grossa mano, ma siamo all'anno zero».

Ma il conto di questa situazione ora deve essere presentato solo agli utenti?
«No, gli utenti dovranno rinunciare però al vezzo tutto italiano di avere il bus sotto casa che ti porta dove vuoi, all'estero non funziona così. Ma starà alle istituzioni nazionali e regionali prendere finalmente in mano le politiche sul trasporto per arrivare a una vera integrazione dei mezzi e quindi a una ottimizzazione delle risorse. Senza una regia unica, di alto livello, almeno in Veneto, si resterà a linee e lineette, e alla frammentazione. E allora sì saranno gli utenti a pagare il prezzo più caro».

Il trasporto pubblico locale però è stato usato spesso in chiave elettorale, dietro una lineetta in più c'erano consensi e pace sociale...
«Ma ora siamo costretti a voltare pagina! Non è che ci siano alternative. Dobbiamo valorizzare gli investimenti fatti sui park scambiatori, ancora oggi semideserti, utilizzare le navette, comprendere che la cosiddetta rottura di carico, ovvero cambiare mezzo per arrivare in un determinato punto, non è un tabù. All'estero lo fanno da anni, noi quando ci abbiamo provato abbiamo trovato le barricate. Ma dietro a questa rivoluzione serve una vera regia nazionale e regionale che superi le guerre di campanile, o non se ne esce. Senza una indicazione chiara delle autorità politiche sovracomunali i manager possono fare poco».

Sul piano economico il tempo vi gioca contro: risorse in drastico calo, mentre i costi non solo restano invariati ma tendono a salire per fronteggiare la nuova richiesta nei mesi del Covid. Come ve la caverete?
«Intanto bisogna sprecare il meno possibile le risorse pubbliche, e torniamo a quello che dicevo prima: tutto va messo a sistema e gestito in modo coerente, deve esserci qualcuno a livello nazionale o almeno regionale che abbia l'autorità per ottimizzare ed efficientare. Nel breve periodo è evidente che le risorse stanziate dal governo per sostenere le aziende di trasporto locali sono del tutto sottostimate rispetto agli extracosti che stiamo sopportando».

E a Venezia, col clamoroso crac del turismo, nei vostri conti si è aperta una voragine paurosa. Le vostre consorelle di Padova e Treviso, per dire, stanno meno peggio.
«Abbiamo 3.100 dipendenti, ossia oltre tremila famiglie che vivono con lo stipendio di Actv. La mia ferma determinazione è di non perdere nemmeno un posto di lavoro, dobbiamo resistere per superare questa fase critica perchè sono convinto che i turisti torneranno a Venezia. Ma intanto il gasolio va pagato, i mezzi vanno manutentati, i nostri addetti retribuiti... In questa fase abbiamo bisogno di essere sostenuti e invece lavoriamo in un clima di incertezza incredibile, sotto questo aspetto quel che prevede il Decreto rilancio è acqua fresca. Mi creda, non ci dormo più la notte».
Ultimo aggiornamento: 10:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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