VENEZIA - Si è spenta ieri una delle ultime merlettaie buranelle. Norma Molin aveva 82 anni e al momento dell’incidente, avvenuto per una caduta in strada, si trovava in Carnia, un luogo a cui era molto legata e dove ancora possedeva una vecchia casa che aveva acquistato a Sostasio, in val Pesarina, con il marito Nino Memo, il noto pittore veneziano scomparso nel 2011.
Addio alla merlettaia Norma
Madre di tre figli, Fabiola, Monica e Piero, amatissima nonna e bisnonna, Norma Molin si era appassionata al merletto di Burano sin da giovanissima e fino a pochi anni fa aveva continuato a realizzare preziosi manufatti esempi di un’antica arte oggi avviata alla candidatura Unesco, nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Nato a Venezia nel 1941, Memo aveva iniziato giovanissimo a dipingere, esponendo per la prima volta a soli 20 anni. Oltre un centinaio le personali realizzate oltre a numerosissime collettive in Italia, Germania, Olanda, Giappone, Arabia Saudita, Australia, Stati Uniti. Memo, scomparso a 70 anni a causa di un cancro dal decorso rapidissimo, aveva vinto anche vari premi grazie alle sue tele dense di emozioni e di significati. I mosaici, la cabala, i colori di Venezia e i richiami alle culture orientali, la sua cifra stilistica. Era considerato dai critici “un artista dalla tecnica straordinaria, sintesi di tradizione, studi, filosofia e culture orientali”. E, ancora: “quadrati magici e una pittura capace di evocare raffinate alchimie concettuali”, così ne palava il critico Toni Toniato. Norma Molin e Nino Memo erano riusciti a far coincidere in una mostra, una delle ultime del pittore, le rispettive passioni, il senso estetico, l’amore per l’arte che entrambi coltivavano anche se in campi diversi. Una serie di quadri realizzati da Memo erano stati infatti riprodotti in merletto di Burano da Norma Molin. Ne era nata un’esposizione unica, specchio di una passione condivisa.
A unire Norma e Memo non c’era però solo l’arte ma anche le idee ed i valori. Alla fine degli anni Ottanta erano stati entrambi tra i promotori del comitato “No Expo”. Non per politica o ideologia. Ma perché intimamente convinti che quella dell’Expo 2000 sarebbe stata per Venezia una scelta sbagliata.