I 50 anni di Brube A San Giuliano, la griffe dei barchini

Venerdì 18 Marzo 2022 di Elisio Trevisan
I 50 anni di Brube A San Giuliano, la griffe dei barchini

MESTRE - Quando si dice barchino si dice Brube. Anche in laguna di Venezia, ovviamente, girano altre barche da diporto, Sessa, Ranieri, Conero e via di seguito, ma Brube è il barchino per antonomasia. È stato il cantiere che cominciò a costruire scafi per correre più forte ed è diventato il mezzo dei giovani che, mentre quelli della terraferma si fanno la moto o la prima automobile, si comprano il barchino per girare con gli amici; ma è anche lo scafo da lavoro e, negli ultimi decenni, da diporto. Brube sta per Bruson Bepi che compie 80 anni proprio oggi e domani festeggia il cantiere che ha fondato nel 1972 in punta San Giuliano.

La prima sede fu in una baracca a fianco dell'ex Colonia elioterapica, poi si spostò nell'edificio dove si trova ancora oggi e che fu il primo garage a ore di Venezia, che era in terraferma perché del ponte della Libertà esisteva solo quello ferroviario, mentre quello automobilistico venne inaugurato nel 1933: «Da piccolo andavo in colonia a San Giuliano, - racconta Giuseppe Bepi - e da grande ho cominciato a lavorarci e sono sempre rimasto qui, mio figlio praticamente è nato in cantiere».


LA FESTA

Così domani mattina dalle 10 si terrà una festa aperta a tutti per celebrare il compleanno del fondatore e i primi 50 anni del cantiere: a fare gli onori di casa, assieme a Bepi, i due figli Miriam (che segue l'amministrazione) e Loris (che costruisce le barche) oltre ai 4 dipendenti. In realtà ne hanno di più perché, da tempo, si appoggiano anche ad un cantiere a Messina che, con una quindicina di addetti, realizza parte degli stampi degli scafi con i materiali e i disegni che forniscono i Bruson da Mestre. Tutto cominciò con un trimarano lungo 3,10 metri, poco più di una vasca da bagno, ideato per essere fissato al tetto della Fiat 600, l'auto che nei primi anni Settanta andava per la maggiore tra le famiglie italiane. Bei ricordi per i Bruson che, come tutte le altre aziende del settore, ha dovuto combattere in questi anni di emergenza sanitaria: «Il Covid, paradossalmente, ha dato una spinta forte alla nautica perché, non potendo andare da nessuna parte, la gente ha cominciato a comprarsi la barchetta e a muoversi in laguna evitando gli assembramenti» continua Bepi. Una fortuna ma la medaglia ha anche l'altra faccia, perché all'incremento delle richieste è corrisposta la carenza di materie prime e l'aumento vertiginoso dei loro prezzi: «Resine e fibre di vetro vengono da tutta Europa e si fatica a trovarle, così come gli acciai che una volta venivano prodotti nel nord Italia ma ora solo in Cina. Idem per i motori - spiega il titolare di Brube - Ogni anno produciamo tra le 45 e le 50 imbarcazioni ma nel 2020 e 2021 si è rallentato tutto, tanto che ora stiamo ancora consegnando scafi che i clienti aspettavano per la scorsa estate. Se poi si considera che un container pieno di accessori dalla Cina è schizzato da 2500 a 18 mila euro, e che le resine costano più del doppio, si fa presto a calcolare che se andiamo in pari siamo bravi».

LA STORIA

Dopo il trimarano, Brube cominciò a realizzare patane che, lunghe 5,10 metri, servono per andare in barena a vermi, poi i cacciapesca con carena a V, e i barchini filanti per andare più forte; e, ancora, i cofani da 7,50 metri, soprattutto da lavoro per le aziende artigiane; e infine i fisherman arrivati a 22 modelli, ai quali si sta aggiungendo il nuovo Doge, un fisherman da 6,80 metri con cabina sotto e prendisole sopra. Ogni tanto costruiscono anche barche importanti come Imago, un motoscafo tipo Riva acquistato dalla famiglia Giol, ma Brube continua ad essere soprattutto il simbolo del barchino lagunare.

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