MESTRE - Non basta l'aumento dei costi da 475 a 545 milioni di euro, soldi in più ancora da trovare. Ora sulla strada della bretella ferroviaria per l'aeroporto ci si mette anche il Tar del Lazio. Il Tribunale amministrativo, infatti, ha fissato l'udienza di merito sul ricorso presentato da Italia Nostra, al prossimo 6 giugno.
La decisione del Tar del Lazio non è una sospensiva, perché ha già deciso la data della discussione di merito, ma ha gli stessi effetti, solo che la prossima udienza, invece che tra qualche anno, si terrà tra due mesi. Non un'eternità ma comunque un ulteriore ostacolo e, soprattutto, è un ritardo importante perché la bretella dovrà essere per forza inaugurata prima del 2026, anno delle Olimpiadi Milano-Cortina per le quali l'opera viene giustificata, pena la perdita del finanziamento europeo legato al Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. E, in aggiunta, il ricorso di Italia Nostra è molto corposo e documentato per cui non è detto che nel merito tutto si risolverà a tarallucci e vino. Non a caso ieri la presidente della sezione veneziana, Emanuela Vassallo, ha definito la decisione dei giudici del Tar «un primo passo positivo. Anche se non hanno stabilito la sospensiva, hanno comunque accelerato i tempi del giudizio di merito giudicando quindi importante le questioni che abbiamo sollevato». E che la vicenda non sia presa sottogamba lo dimostra il fatto che all'udienza c'era l'avvocato generale dello Stato in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei ministri.
ALTRI RICORSI
Da quanto si è saputo all'udienza dell'altro ieri, inoltre, quello di Italia Nostra non è l'unico ricorso contro la bretella ma ce ne sono addirittura altri tre. L'Associazione ambientalista ai giudici ha detto di non essere assolutamente contraria ad un collegamento ferroviario tra l'aeroporto e la linea Venezia-Trieste (anzi l'ha definito utile per decongestionare il traffico su gomma) ma contro il progetto approvato lo scorso 3 novembre dal Cipess, e per chiudere il contenzioso ha proposto che venga ritirato e sostituito da quello originario del 2005 che costa la metà e soprattutto non ha l'impatto che ha il cappio in una galleria che corre a 100 metri dalla laguna per oltre 3 chilometri. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha risposto che non se ne parla, e quindi il ricorso rimane in piedi. Il cappio voluto da Enrico Marchi, il presidente del Gruppo Save che gestisce il sistema aeroportuale del Triveneto, oltre che dannoso è giudicato inutile dagli ambientalisti e dai residenti della zona di Tessera e Dese perché è pensato per i treni dell'alta velocità ma sulla linea Venezia-Trieste, per ammissione di Rfi, l'alta velocità non verrà realizzata prima del 2050.