Ricercato dall'Fbi, evade dai domiciliari. Aveva il braccialetto elettronico

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di Angela Pederiva
Ricercato dall'Fbi, evade dai domiciliari. Aveva il braccialetto elettronico

JESOLO (VENEZIA) - È giallo sulla sparizione da Jesolo di un ungherese, da un decennio nel mirino dell'Fbi per frode e riciclaggio internazionali, accuse a vario titolo contestate ai presunti componenti di una banda operativa fra gli Stati Uniti e l'Europa. Lunedì il 47enne è evaso dagli arresti domiciliari, a cui era stato ammesso con il braccialetto elettronico, che però da allora non darebbe più segnali.

Fra venti giorni è in calendario l'udienza davanti alla Cassazione, dov'è pendente il ricorso dell'indagato contro l'estradizione chiesta dagli Usa.


L'INCHIESTA
Sono 19 le persone sotto inchiesta nel District of Columbia, per fatti risalenti al periodo compreso fra novembre del 2010 e aprile del 2013, quando sarebbero state commesse truffe e malversazioni tali da comportare perdite per un importo equivalente a una dozzina di milioni di euro. I mandati di cattura erano stati eseguiti nel 2017, nel corso di un'operazione coordinata dal Federal bureau of investigation fra New York e Los Angeles, ma anche in Ungheria, Bulgaria, Germania e Israele, grazie anche alla collaborazione dell'Interpol, di svariati dipartimenti statunitensi (Tesoro, Giustizia, Esteri, Interno), dei servizi segreti americani. «L'indagine dimostra l'importanza della cooperazione internazionale tra le forze dell'ordine nella lotta contro la frode e il riciclaggio di denaro su base globale», aveva spiegato il procuratore distrettuale Channing D. Phillips. Aveva aggiunto Andrew Vale, vicedirettore dell'ufficio di Washington dell'Fbi: «I membri dell'organizzazione criminale transnazionale hanno rubato più di 13 milioni di dollari a oltre 170 vittime».


L'APPARTAMENTO
Fra i presunti affiliati, c'è anche il 47enne che ha poi trovato riparo a Jesolo in zona Pineta, dove si trova l'appartamento intestato alla moglie. Secondo i riscontri investigativi, l'ungherese avrebbe reclutato almeno tre soggetti come money mules, espressione che letteralmente significa muli del denaro e che nel gergo dei reati finanziari indica i titolari di conti bancari che accettano di metterli a disposizione per trasferire soldi, ovviamente in cambio di contanti. In particolare gli viene contestato, insieme ai tre galoppini, di aver raggirato 44 persone per 1 milione di dollari attraverso un sistema fraudolento di vendite automobilistiche. Secondo l'accusa, attraverso il web gli arrestati avrebbero pubblicizzato la vendita di macchine che in realtà non possedevano, in modo da incassare gli importi attraverso i bonifici bancari e sparire dalla circolazione senza consegnare alcun veicolo. Come sviluppo di questo schema, sarebbero poi state prese di mira diverse aziende: fingendo via email di esserne i dirigenti, i malviventi avrebbero indotto i dipendenti di medio livello a credere di essere stati incaricati di gestire un'acquisizione aziendale segreta, salvo impossessarsi della relativa transazione finanziaria dirottandola su conti in Cina.


IL DISPOSITIVO
Nelle udienze in cui è stata discussa la richiesta di estradizione, già negata dall'Ungheria e attualmente pendente in Italia, il 47enne ha sempre respinto le accuse. Difeso dagli avvocati Antonio Prade di Belluno e Jacopo Barcati di Treviso, l'uomo aspettava l'udienza del 31 gennaio in Cassazione, a quanto pare fiducioso sul suo esito. Lo scorso 23 novembre la Suprema Corte lo aveva anche autorizzato ad allontanarsi dall'abitazione sul litorale per andare a San Donà di Piave, «con la scorta della polizia giudiziaria», per sottoporsi ad una visita medica. Nell'occasione il commissariato di Jesolo era stato incaricato di eseguire il provvedimento, attraverso «la temporanea disattivazione del dispositivo elettronico di controllo». Ma l'altro ieri il braccialetto ha fatto scattare l'allarme, segno che era uscito dal raggio della centralina che monitora la permanenza dell'arrestato nel domicilio. Quando la polizia è arrivata sul posto, infatti, ha dovuto constatare l'evasione dell'ungherese. La cavigliera non sarebbe però dotata di gps, per cui non risulterebbe possibile il tracciamento del fuggiasco. Il fatto che fino a ieri sera non fossero seguiti altri segnali, ad esempio dovuti alla manomissione dell'apparecchio, al momento lascia aperte tutte le ipotesi.

Ultimo aggiornamento: 10:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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