VENEZIA - La multinazionale dei borseggi in centro storico parla le lingue dell'ex Jugoslavia e il primato è delle donne bosniache. Il Comune, grazie al lavoro degli agenti del Nucleo di Polizia Giudiziaria della Locale, ha censito il fenomeno della microcriminalità che da tempo è una piaga in laguna. La maggior parte dei ladri fermati a Venezia quest'anno sono rom (61 su 80) e provengono dai campi di Roma e Milano, ma non tutti fanno i pendolari. C'è chi, per venire a rubare, affitta delle camere negli alberghi della terraferma, Rione Piave o zona stazione, e vi alloggia per qualche giorno. Il tempo di fare man bassa tra i turisti del centro storico e poi sparire con il bottino o fare ritorno nei campi nomadi delle grandi città italiane. La laguna quindi, è un viaggio di lavoro per questi malviventi.
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COME RUBANO
Esistono delle alleanze criminali, ad esempio le ladre croate e bosniache spesso collaborano per portare a casa il bottino. C'è una cordata come l'ha definita ieri il commissario capo del servizio operativo Gianni Franzoi, che da un paio d'anni opera a Venezia, composta da 22 personaggi dediti ai furti predatori. Tutti rom, nazionalità della ex Jugoslavia, sono comparsi a Carnevale del 2015 e non se ne sono più andati. «In vent'anni l'attività svolta da operatori in abiti civili - ha detto Franzoi - si è rafforzata grazie a una rete informativa composta da cittadini, operatori Actv, Veritas e commercianti. Da una decina di giorni abbiamo notato un calo delle borseggiatrici, potrebbe significare che tra loro è iniziato a girare il passaparola sul rischio di finire in carcere anche se in stato gravidanza»...
UN PROBLEMA "DATATO"
Era il 24 aprile del 1999 quando a Venezia venne scattata questa fotografia sul pontile Actv di San Zaccaria: alcuni rappresentanti dell'Associazione Cittadini non Distratti mostravano cartelli di pericolo di borseggi agli utenti dei mezzi pubblici.
L'AGGRESSIONE
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