La Biennale in pillole: mini guida tra muffe, caffè e grotte blasfeme

Giovedì 11 Maggio 2017 di Alda Vanzan
Il "tunnel" di Roberto Cuoghi
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VENEZIA - C'è chi può e allora non si perde neanche un'opera dei 120 artisti calati a Venezia, si beve tutte le 86 partecipazioni nazionali e dopo essersi mangiato i Giardini e pure l'Arsenale, si dedica con impegno certosino pure agli eventi collaterali. Ma c'è anche chi non può e allora deve fare una scelta: cosa vedere e cosa sapere della 57. Esposizione internazionale d'arte?

VERTIGINI TEDESCHE - Nel padiglione della Germania inaugurato ieri dal ministro degli esteri Sigmar Gabriel, la quarantaquattrenne Anne Imhof ha realizzato un lavoro che si chiama Faust e che prevede un'inquietante messa in scena con giovani pallidi performer che a turno scuotono testa e chiome, cani doberman, masturbazioni (finora risparmiate) a dimostrare la morte della sessualità. Occhio alle vertigini: il pavimento è rialzato di almeno mezzo metro ed è tutto in vetro, pare di camminare sospesi nel vuoto.
ZUCCATE GIAPPONESI - Capovolta, è una foresta è l'opera di Takahiro Iwasaki nel padiglione del Giappone e per vederla bisogna salire su per una scaletta, uno alla volta, e infilare la testa in un buco, così da trovarsi al centro dell'installazione giusto sul pavimento circondati dagli altri visitatori. Accortezza: il soffitto della scaletta è molto basso, ci sono cartelli dappertutto a indicare di prestare attenzione. Spesso inutilmente.
SCHIANTI GRECI - C'è chi sceglie il buio come forma d'arte: nel padiglione della Danimarca la quarantacinquenne Kirstine Roepstorff ha deciso di esplorare l'oscurità proponendo un video di 30 minuti al buio con un dialogo sul buio (se si decide di entrare, bisogna aspettare la fine per uscire). Nel padiglione della Grecia, invece, il buio è funzionale all'installazione Laboratorio dei dilemmi, dove il dilemma è se salvare lo straniero o mantenere la sicurezza del nativo. Con una lampadina in più forse si sarebbe evitato qualche schianto contro le pareti nero pece.
 



IL DEPLIANT SI PAGA - Nel padiglione della Corea, trasformato in un motel con sala disco, sala lap dance e pure una stanza con 742 orologi, le brochure degli artisti si pagano: offerta minima 10 euro da devolvere alla salvezza di Venezia. (Curiosità: dopo che martedì si è fatta incetta di borsette di tela regalate dai vari padiglioni, ieri la Svizzera le ha messe in vendita a 1,50 euro).
IMPREGNATI DI CAFFÈ - Tre settimane prima dell'inaugurazione, il padiglione di Israele è stato imbevuto di caffè. L'installazione di Gal Weinstein che esprime il desiderio di fermare il tempo è di fatto il pavimento: utilizzati 1.000 chili di caffè che adesso sta ammuffendo, così da creare l'effetto di appezzamenti agricoli.
ALLA RICERCA DEL MEDITERRANEO - Fermarsi e guardare il Mar Mediterraneo: è la targhetta in cima al camion rovesciato del padiglione austriaco dove si sale a gruppetti di cinque, ma non si vede neanche la laguna.
I CENTRINI DELLA NONNA - Le nonne di una volta erano delle maghe con l'uncinetto, ma questo non significa che poi venissero invitate a esporre alla Biennale, anche perché i loro centrini erano centrini e basta. Le opere all'uncinetto di Katherine Nunez, filippina venticinquenne, la più giovane artista di questa Biennale, hanno - dice - proprietà meditative, domestiche e decorative. Al Padiglione centrale, Giardini.
GLI SCARABOCCHI DEL SINDACO - Inutile cercarli incorniciati: i disegni del primo ministro dell'Albania ed ex sindaco di Tirana, Edi Rama, sono sulla carta da parati: 11 metri lineari. Padiglione centrale, Giardini.
I LAMPADARI DEI PROFUGHI - L'offerta è libera, ma l'importo minimo per portarsi a casa una lampada fatta a mano è 250 euro. Per il progetto Green Light le realizzano 40 richiedenti asilo selezionati con un protocollo di Prefettura, Biennale, Comune di Venezia. I fondi andranno a Emergency.
MUFFE ITALIANE - Al Padiglione Italia, accanto al tunnel di plastica gonfiabile di Roberto Cuoghi un cartello avvisa che all'interno della struttura sono presenti spore di muffa. È quella che fa cambiare forma ai corpi di composto organico poi destinati a finire in una cella frigorifera.
GROTTA BLASFEMA - Alle Corderie dell'Arsenale la dissacrante Pauline Curnier Jardin presenta una videoinstallazione con grotta e filmato diviso in due parti in cui trasforma la Bernardette di Lourdes in una seguace del Marchese de Sade. 
IL SUONO DEI TACCHI - Sabato alle 12, giorno di apertura al pubblico, ultima performance del turco Nevin Aladag: sette ballerine, per dieci minuti, balleranno su piattaforme di metallo ascoltando musica in cuffia. Gli spettatori potranno sentire il solo suono amplificato dei tacchi. All'Arsenale.
POLVERE E PIOGGIA - All'Arsenale c'è il tappeto di polvere illuminato del belga Edith Dekyndt che un giovanotto spazza meglio di una colf dalla mattina sera, ma c'è anche la casa dove piove dentro del georgiano Vajiko Chachkhiani.
DIECI EURO - È il costo della visita guidata ai Giardini e all'Arsenale. Ce n'è una al giorno, ad orari fissi. Forse è la scelta migliore.
 

Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 16:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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