Biennale, scoppia il caso Ghana: tre collaboratori della curatrice bloccati senza visto. La Farnesina: «Concesso a chi aveva i requisiti»

Giovedì 18 Maggio 2023 di Redazione web
Biennale, scoppia il caso Ghana: tre collaboratori della curatrice bloccati senza visto. La Farnesina: «Concesso a chi aveva i requisiti»

VENEZIA - Scoppia la polemica sui permessi a tre collaboratori di Lesley Lokko che, nei giorni scorsi, non hanno ottenuto il visto di ingresso in Italia da parte dell'ambasciata italiana in Ghana. Una vicenda che la stessa curatrice ha pesantemente denunciato nei giorni scorsi. In sostanza, Lokko ha denunciato l'atteggiamento dei nostri rappresentanti diplomatici che avrebbero impedito l'arrivo a Venezia di tre collaboratori. I visti sarebbero stati rifiutati perchè mancavano alcuni requisiti richiesti. Sulla vicenda è intervenuta anche la Biennale con una nota: «Riteniamo utile precisare che Lokko ha chiesto ai suoi collaboratori di essere presenti a Venezia.

Sono stati richiesti per loro 6 visti in quanto collaboratori diretti, così come avviene per tutti i collaboratori. Per tutti era stata già trovata una sistemazione a Venezia e prenotato il biglietto di ritorno in Ghana. Tre collaboratori hanno il visto negato e uno è ancora in attesa di responso. Si sta dialogando con le autorità competenti per trovare una soluzione».

La replica della Farnesina

Il ministero degli Esteri ha espresso in una nota alcune precisazioni. «L'Ambasciata d'Italia ad Accra ha facilitato da anni la partecipazione di artisti ghanesi a importanti mostre d'arte o eventi in programma in Italia. Per fare qualche esempio: all'edizione di quest'anno della Biennale di Venezia sono presenti sette artisti ghanesi, tra questi anche il noto Ibrahim Mahama. La partecipazione di artisti ghanesi è stata valorizzata anche all'edizione 2022 della Biennale e alla Triennale di Milano nel giugno 2022, dove era presente il pittore Gideon Appah.

Per quanto riguarda il team del padiglione alla Biennale di Venezia, curato da Lesley Lokko, sono stati rilasciati visti ai tre collaboratori, su un totale di sei richiedenti, che soddisfacevano i requisiti previsti dalla normativa. L'Ambasciata ha seguito le procedure previste dalla legge, che richiedono un attento esame dei requisiti individuali, come indicato dalla normativa europea che regola il rilascio dei visti Schengen, valido per tutti i paesi inclusi nell'accordo.

«Nel riferirsi ai tre collaboratori cui non è stato concesso il visto - prosegue la nota della Farnesina -, l'Ambasciata non ha mai fatto riferimento - né avrebbe potuto - all'«essenzialità» o meno dei richiedenti. Per inciso, nel primo quadrimestre del 2023 l'Ambasciata ha rilasciato 608 visti di ingresso in Italia su 617 domande. In generale, l'Ambasciata e il Ministero degli Affari Esteri stanno fornendo da tempo sempre più spazio e sostegno al settore artistico in Ghana. L'11 maggio scorso, ad esempio, è stata inaugurata una mostra d'arte con artisti ghanesi, togolesi e italiani per celebrare l'amicizia tra l'Italia e i Paesi africani attraverso l'arte».

«L'Italia - conclude - considera molto rilevante il focus sull'Africa dell'edizione di quest'anno della Biennale di Venezia e, in generale, sostiene l'arte africana sia a livello bilaterale sia multilaterale, come dimostra l'azione anche in ambito Unesco, per promuovere il patrimonio culturale africano, sia materiale sia immateriale».

La curatrice

«Non ho parole per il rifiuto dei visti al team di Akkra che ha partecipato alla realizzazione del progetto: il documento che ci hanno consegnato parla di "dubbi ragionevoli", ma non abbiamo ancora capito quali siano». È la replica di Lesley Lokko, curatrice della 18esima Biennale Architettura di Venezia dopo la polemica, alimentata nei giorni scorsi dalla rivista online "Building Design", per il mancato rilascio del visto a tre collaboratori che hanno contribuito alla realizzazione del Padiglione del Ghana.

«L'ambasciatrice - ha proseguito Lokko, parlando stamane ai giornalisti - ha detto che si propone di fare ogni sforzo per garantire la partecipazione agli artisti ghanesi, ma qui mi pare non si stia parlando di una politica positiva, bensì del suo lato più brutto». Per la curatrice, al momento, la situazione è «solo un titolo per i giornali», ma «non è una storia nuova, bensì vecchia e familiare per la maggioranza globale che non è rappresentata qui. È la prima volta che curo una mostra di queste dimensioni - ha proseguito -, ma non è la prima volta che succede nel Sud del mondo, è capitato a molti miei amici e colleghi».

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Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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