La camorra nei mercati. Tra ritorsioni e minacce: «Bruciamo il ristorante»

Giovedì 16 Settembre 2021 di Nicola Munaro
Bibione, operazione anti-camorra
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VENEZIA - C'è una donna, si chiama Stefania Dolci, ed è la vice presidente dell'associazione organizzatrice dell'evento estivo I giovedì del Lido del Sole, appuntamento serale di ogni giovedì di luglio e agosto 2020 a Bibione tra bancarelle, giostre per i bambini, chioschi per mangiare. Un mercatino come tanti che però, a leggere le 25 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere contro nove persone, tra cui il presidente di Confcommercio Bibione, Giuseppe Morsanuto, firmate dal giudice per le indagini preliminari Trieste, Manila Salvà, faceva gola soprattutto ad un gruppo di commercianti napoletani in attività a San Michele al Tagliamento, tra Bibione e Lignano Sabbiadoro.

Del gruppo era portavoce Pietro D'Antonio risultato - scrive il gip - « contiguo al clan camorristico Sarno-Contini-Licciardi sin dalla data del suo arresto nel 1998 per altri reati». Nel mirino D'Antonio e gli altri otto arrestati avevano messo proprio Stefania Dolci, rea di non volere alcuni di loro alla manifestazione di Bibione perché non in regola con i pagamenti all'associazione. 


I PROBLEMI

Quel «no» aveva scatenato la reazione del gruppo. Scrive il gip di Trieste: «Problemi erano sorti con il vicepresidente dell'associazione medesima, Stefania Dolci» proprio per la sua volontà di non far partecipare chi era moroso. «Dal complesso delle intercettazioni emerge la volontà del gruppo di ambulanti di origine campana facenti capo a Pietro D' Antonio e Gennaro Carrano - si legge - di appropriarsi del territorio per imporre la sua decisione con riferimento all' assegnazione delle piazzole nel mercato di Bibione, escludendo gli ambulanti non residenti in loco e precisamente quelli di Lignano e di Udine». L'obiettivo era ottenere 12 dei 24 posti messi a disposizione il giovedì.
Così Stefania Dolci - titolare anche del ristorante Metrobar di Bibione - era finita al centro di possibili ritorsioni. «Che ci vuole a bruciarglielo (il ristorante, ndr)», dice Pietro D'Antonio in un'intercettazione con Raffaele Biancolino, napoletano residente a San Michele al Tagliamento. 


LE PRESSIONI

Non solo bruciarle il locale (cosa che non verrà fatta) ma l'altra strada per - scrive il gip - «farla addivenire a più miti consigli» è quella di ricattarla alludendo alle irregolarità dell'Iva prospettategli dal suo commercialista, tanto che nel corso della conversazione con Gennaro Carrano, D'Antonio ribadisce il suo proposito di assicurarsi il controllo del mercato «da oggi in poi lo prende in mano io il mercato e lo gestisco io».
Parlando poi con Giuseppe Morsanuto, sempre con riferimento a Stefania Dolci, D'Antonio dice: «perché adesso possiamo fare tutto, però anche lei deve essere un po' più malleabile, riesce a capirmi cosa ti sto dicendo?». Ancora: «vediamo di trovare un accordo dove va bene lei, andiamo bene no...Cioè andiamo bene noi? Fanno bene questi qua che fanno il mercato qua». È sempre il capo degli ambulanti napoletani, parlando con il delegato di Confcommercio che fa trapelare come gli altri mercanti potrebbero fare denunce e che solo lo stesso Morsanuto potrebbe sistemare la faccenda. «Al che quest'ultimo (Morsanuto, ndr) - mette nero su bianco il gip - chiede a Pietro D' Antonio di inviargli un messaggio con i punti critici evidenziati dal commercialista per potere parlare con Dolci.


LA VISITA AL LOCALE

Il 10 agosto 2020, a manifestazione iniziata secondo le indicazioni di Dolci, Pietro D'Antonio va nel ristorante della vicepresidente dell'associazione. Sono ancora le intercettazioni della guardia di finanza a svelarne le parole: «Lei - dice D'Antonio - deve fare partecipare tutti gli ambulanti di Bibione perché se non lo fa sappia che le bloccheremo la manifestazione. Guardi che o le blocchiamo il mercato o faremo di tutto perché non abbiate più le autorizzazioni per poterlo fare: stia attenta, stia attenta». E in una telefonata avuta con Giuseppe Morsanuto gli investigatori ascoltano D'Antonio dire a Dolci: «ora sono venuto per, cioè per mettere pace, ma è impossibile». In sottofondo una voce di donna che gli risponde e che la finanza identifica con Dolci: «no, mettere pace no, venire qua e porre delle condizioni non è mettere pace». Ancora D'Antonio: «e qual è la condizione?». La voce (Stefania Dolci) replica: «imporre le vostre idee su cosa fare su suolo pubblico, con che criterio io non lo so avete problemi perché fece facciamo qualcosa su suolo pubblico? Andate in comune l'Arduini (assessore al Commercio di San Michele al Tagliamento, ndr) vi aspetta». A incontro concluso Pietro D'Antonio ricontatta Morsanutto aggiornandolo sull'esito negativo: è il delegato Confcommercio a dire «se non capisce allora lei si fa male, cosa vuoi che ti dica io?» e gli consiglia di dire ai suoi ragazzi di bloccare il mercato giovedì con i camion, come avverrà il 13 agosto 2020.


IMPAURITA

Lei, però, non cede. Si legge ancora nell'ordinanza: «la donna rimane rigida nel volere inibire la partecipazione al mercato». Decisione che comporta un peso enorme, come dice lei stessa agli inquirenti e ai quali ha confermato «di essersi sentita minacciata dal comportamento di Pietro D'Antonio e - continua il gip - dai suoi sodali atteso che D'Antonio, spalleggiato da Giuseppe Morsanuto» l'aveva minacciata. «La donna - sono le parole del gip - ha manifestato la propria preoccupazione evidenziando che i modi e toni usati nei suoi confronti le avevano creato uno stato di disagio e di paura, le sembrava di vivere in un film di mafia». Era stata sempre lei a spiegare alla finanza come alcuni iscritti all'associazione che all'inizio erano a favore del suo comportamento, avevano poi preferito non aprire la loro bancarella al mercato il 13 agosto; lo stesso presidente dell'associazione, Peloso, le aveva detto di essersi sentito minacciato e a disagio di fronte al gruppo di ambulanti che picchettava l'ingresso del suo locale La Capannina.
Una pressione tale da spingere il Comune a rivedere i confini della fiera: «La nuova delibera, ancorchè la riduzione dei posti fosse stata chiesta per problemi di Covid 19 era in realtà frutto delle pressioni poste in essere dagli attuali indagati». Con l'assessore al Commercio che sfogandosi con il comandante della polizia locale, diceva: «Oh! ragazzi non siamo mica a...a...a Scampia eh! oh! ma che robe sono?».

 

Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 08:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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