Covid. Addio a Bertapelle, il bechèr di San Vio. «La vita dietro il bancone come il padre»

Venerdì 8 Gennaio 2021 di Costanza Francesconi
Covid. Addio a Bertapelle, il bechèr di San Vio. «La vita dietro il bancone come il padre»

VENEZIA - Si è spento Massimo Bertapelle, lo storico macellaio di San Vio. «È stata una doccia fredda dice la figlia Angela, che ancora non se ne capacita dal 14 di dicembre era ricoverato all'Ospedale Civile perché positivo. Lo sentivamo tutti i giorni però, anche la sera prima del decesso, la mattina del 23. Era in via di guarigione quando ha avuto un arresto cardio circolatorio».

 
Aveva 75 anni, il gigante buono di Dorsoduro. 
«Era andato in pensione e il negozio aveva chiuso racconta una volta si lavorava tantissimo, e nessun giovane voleva intraprendere una vita così impegnativa, sempre in bottega». «Delle quattro macellerie di San Vio, all'epoca era il più seguito - racconta l'antiquario e pittore Roberto Ferruzzi che ha lo studio poco distante dall'ex macelleria - venivano da fuori per comprare la carne da lui e a qualsiasi domanda sulla qualità lui rispondeva speciale». 


Orsola Mainardis, che nel sestiere è nata e cresciuta, ha ancora in mente la vetrina allestita a festa per la Madonna della salute. «Il mio cane Naus ricorda - si fiondava sempre dietro al bancone». 
Con un occhio di riguardo affettuoso per chiunque passasse a trovarlo, Massimo ha imparato a lavorare dal padre Angelo. «Gli ha insegnato il mestiere prosegue Angela litigavano spesso, ma hanno lavorato fianco a fianco una vita, vedendo crescere i bambini del sestiere». 


Di fronte c'è la torrefazione Caffè Poggi dal 1919, fondata dalla famiglia della moglie, ancora in attività con una nuova gestione. 
«Da milanista sfegatato il tono della figlia è commosso e divertito - ai bambini seduti sul pezzo in marmo di fronte al banco regalava una polpetta o un pezzo di prosciutto.

Ti dò la fetta se dici forza Milan, altrimenti per quanto rimani saldo alla tua fede calcistica». 


E anche se negli ultimi anni, senza il signor Bertapelle con il grembiule addosso, di code in piscina Forner per una bistecca non ce ne sono più state, alla notizia della sua morte il calore è subito riaffiorato. 
«Era un punto di riferimento sostiene Stefano De Marco, amico e vicino di bottega che realizza telai in fondamenta Bragadin e che prestava a Massimo dei fucili da caccia per la vetrina della Salute con l'acqua alta poi era il primo ad andar sotto, e lì, erano barzellette. Negli ultimi anni ce lo siamo goduti di più mentre finché ha lavorato, si prendeva al massimo un paio di giorni a ferragosto. Un lavoratore encomiabile».


Un pezzo di quartiere che ha accompagnato da padre in figlio due generazioni di residenti. Impresso nei ricordi sorridenti dei pochi abitanti della zona che ancora vivono in città, il bechér Bertapelle non si è risparmiato nemmeno la tragica esperienza del virus.
 

Ultimo aggiornamento: 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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