Beatificazione di Bartali: verrà ascoltato anche l'imprenditore salese Bruno Carraro

Sabato 19 Febbraio 2022 di Francesco Coppola
Una foto di Gino Bartali con Bruno Carraro

SANTA MARIA DI SALA - «L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare», diceva Ginettaccio. Forse. O forse anche no. Gino Bartali, che nell’immagine collettiva salva l’Italia da una guerra fratricida, che viene nominato da Israele “Giusto tra le nazioni” («Il bene si fa ma non si dice», altro suo mantra che ha superato i decenni), che prende o passa la borraccia (dal o al) campionissimo Fausto Coppi. E ancora Gino Bartali che alla sua Adriana scriveva sempre, anche dal Giro, chiudendo ogni lettera o cartolina che fosse con «Tuo, nel Signore». Gino Bartali per cui ora è in corso una causa di beatificazione in Vaticano.

Un iter partito anni fa e rallentato dal Covid ma ora in ripresa. 

E per l’occasione, davanti alle apposite Commissioni, sarà ascoltato Bruno Carraro, 83 anni, imprenditore di Santa Maria di Sala e amico del ciclista toscano. Carraro - presidente onorario della Madonna del Ghisallo (il tempio dedicato alla protettrice dei ciclisti), cavaliere di Gran Croce della Repubblica, cittadino onorario e promotore delle tappe del Giro d’Italia - con la collaborazione dell’amico Fiorenzo Andreatta, ha preparato la relazione dove sono riportate tante iniziative a favore del prossimo messe in piedi da Bartali ma rimaste finora sotto coperta.  I due si conobbero a Cermenate (Como) nell’autunno 1953 quando Bartali sulla Statale dei Giovi fu protagonista di un incidente mentre era in auto con altri passeggeri. La macchina si capovolse e Carraro fu tra i primi a soccorrerli senza sapere chi fossero: solo dopo, con grande sorpresa, si accorse che ad essere stato sbalzato fuori dall’abitacolo era Bartali. I soccorsi furono immediati mentre dalla vettura, in condizioni di grande pericolo, fuoriusciva benzina. Evento che consentì di cementare per sempre l’amicizia tra i due e tutte le volte che Ginettaccio arrivava in Veneto non mancava di passare a salutare l’amico.

Carraro ha raccontato di quando Bartali andò in visita in Argentina e fu accolto dal presidente Juan Domingo Peron e da sua moglie. «Dopo il cerimoniale - ha precisato - Gino si avvicinò alla donna e disse: “Signora si ricordi dei poveri e di aiutarli”, e lei rispose “lo farò presente a mio marito e non mancherò di seguire il suo consiglio”».  Una vita spesa per gli altri, quella di Bartali che, sfidando il regime nazista e trasportando documenti nel telaio della sua bicicletta, salvò la vita a ottocento ebrei che rischiavano di finire nei lager: «Dio mi ha salvato e mi poteva andare anche peggio - disse -, in Paradiso non ci sono banche». «Gli dissi - ha sottolineato l’imprenditore veneziano - che era stato protagonista di miracoli e lui mi rispose: “Sai il miracolo è un intervento soprannaturale in quanto supera i limiti della normalità e va oltre le possibilità umane. Io ho fatto quello che mi hanno dettato il cuore e l’anima”». «Un giorno gli chiesi come mai la sua voce fosse rauca - ha detto ancora Carraro - e mi rispose che era causata da una bronchite che lo aveva colpito in età giovanile e precisando di aver consegnato la propria vita alla fede e a “Nostro Signore Gesù”». Un episodio che lasciò incredulo Carraro fu il giorno in cui Gino lo chiamò al telefono per dirgli che aveva un regalo solo per lui ed era quello di volergli consegnare la bicicletta del Tour de France del 1948 «dove, mi disse Bartali, ho fatto impazzire i francesi dando una svolta positiva al Paese in un momento di grandi difficoltà».

«La morte di Gino, avvenuta il 5 maggio 2000 - ha sottolineato Carraro - mi ha lasciato un vuoto immenso. Era un campione, un uomo di fede un esempio per tutti e per questo mi sono impegnato per onorarlo con tutte le mie forze. Quando veniva a trovarci e prima di fare ritorno a casa si fermava a Padova per fare visita a Sant’Antonio sottolineando che le sue vittorie le dedicava alla Madonna e a Santa Teresa del Bambino Gesù. Precisazioni che, durante le interviste del dopo gara, indispettivano quanti si attendevano altre risposte e che le sfide con Fausto Coppi erano solo una pacifica guerra in quel periodo storico. Con me Gino parlava anche dell’amicizia con il campione salese Toni Bevilacqua che lo aiutava in pianura - ha raccontato Carraro - Spesso mi diceva che gli preparava la volata e che era un gregario meraviglioso».  La vicenda che emozionava molto Bartali era quella relativa all’attentato avvenuto nel luglio del 1948 all’ex ministro Palmiro Togliatti. «Subito dopo e con le pallottole ancora nel torace la prima cosa che chiese - ha detto Carraro - fu quella di conoscere i risultati ottenuti da Bartali in gara e alla risposta che il ciclista aveva vinto Togliatti disse “Gino ha salvato l’Italia” perché aveva unificato il Paese, evitato un’insurrezione e il nascere di una guerra civile».

Nei racconti Carraro ricorda anche i momenti che seguirono la morte di Serse Coppi, fratello di Fausto, quando il campionissimo lo chiamò dicendogli: “Gino ho bisogno che mi aiuti in questo brutto momento e solo tu puoi farlo. Stare vicino alla mia mamma. Ho paura che muoia di crepacuore”. Alla scomparsa del campionissimo, poi, Gino si raccomandò con tutti sulle immagini che sarebbero state pubblicate precisando che “bisogna stare attenti”. Carraro ha reso noto che in una stanza della propria abitazione Bartali aveva sistemato un altare dove ogni giorno si recava per pregare. «Per curiosità gli chiesi perché l’avesse fatto - ha detto Carraro -. Mi rispose ridendo “per non distrarre i fedeli che andavano a messa perché con la mia presenza in chiesa non sarebbero stati attenti alla funzione”. Più volte mi ha ripetuto “ricordati Bruno che il bene si fa ma non si dice” e poi “questa vita è tutta sbagliata ed è tutta da rifare ma con umiltà si arriva lontano”. Gino ha fatto tantissima beneficenza e carità - ha concluso Carraro - e le sue confidenze le porto sempre nel cuore. Sono stato fortunato ad averlo conosciuto perché ha dedicato la propria vita a fare miracoli. È un insegnamento di vita, di fede e di carità e il mio grande desiderio è quello che i suoi insegnamenti possano essere trasmessi alle nuove generazioni».

Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 11:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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