San Marco, senza soldi dei turisti la Basilica cade a pezzi: mancano 12 milioni di euro

Sabato 8 Maggio 2021 di Raffaella Vittadello
San Marco, senza soldi dei turisti la Basilica cade a pezzi: mancano 12 milioni di euro
1

VENEZIA - Le spese? Oltre dodici milioni l’anno. Le entrate? Quest’anno pari a zero. È il bilancio della Fabbriceria di San Marco, più conosciuta col nome di Procuratoria, che ha deciso di imporre un ticket di ingresso di tre euro anche ai veneziani residenti per le visite guidate e il museo.
«La Basilica di San Marco è e continua ad essere un luogo aperto alla preghiera per tutti - afferma il patriarca Francesco Moraglia - L’accesso è sempre consentito gratuitamente per la preghiera dei fedeli, sia residenti in Venezia che non residenti, attraverso la Porta dei Fiori, sul lato della Piazzetta dei Leoncini. Lo stesso dicasi per le celebrazioni liturgiche che quotidianamente vi si svolgono». Anche in pieno lockdown, ricorda Moraglia, la Basilica «è sempre stata aperta per consentire la preghiera e la devozione personale dei fedeli». Il Patriarca fa però presente che «l’attuale sistema di prenotazione delle visite, anche in ottemperanza ai protocolli sanitari vigenti a causa della pandemia, richiede personale in numero significativo, costi di gestione aggravati, che si aggiungono alle mancate entrate dell’ultimo anno». 
Una spesa continua, non sovvenzionata dallo Stato se non a spot, quella della Procuratoria, istituzione che affonda le sue radici all’epoca della Serenissima, quando la nomina dei procuratori spettava al Maggior Consiglio, e che è successivamente diventata una delle Fabbricerie italiane, enti che curano gli edifici sacri, le cui entrate sono destinate alla loro conservazione e alle spese per l’esercizio del culto.

IL BILANCIO
«Solo in un passato recente abbiamo iniziato ad avere introiti dalla bigliettazione - spiega il primo procuratore Carlo Alberto Tesserin - se guardiamo al 2019 abbiamo incassato 12 milioni di euro, tra ingressi al campanile e alla basilica, a cui vanno tolti però 2 milioni del bookshop, perché va considerato il costo di gestione e di approvvigionamento dei libri. Ma le spese sono tante: oltre alla squadra degli operai abbiamo un’ottantina di dipendenti che si occupano dei servizi accessori, che vanno dalla vigilanza alla pulizia. Non dimentichiamo che, quando ci sono migliaia di visitatori, ci vuole una maggior sorveglianza, anche per proteggere questo bene prezioso. Per evitare che il turista faccia vandalismi, o metta semplicemente le mani dove non deve. E tanta gente significa anche tanto calpestio del pavimento, che si va consumando».

CENTRO DI COSTO
Insomma, un esercito di un centinaio di persone, alle dipendenze della fabbriceria. Per un costo di circa 3 milioni. Altri cinque se ne vanno per la manutenzione, dai materiali alla manodopera. Altri due e mezzo per l’esercizio del culto. Dunque un bilancio che vede nelle uscite oltre dodici milioni di euro.
«La Regione ci ha concesso un contributo di un milione nel 2019 per i danni dell’acqua alta di novembre, da tantissimi anni lo Stato non ci dà più nulla. A parte un contributo a cavallo tra il 20 e il 21 del Ministero dei Beni Culturali legato alla pandemia. Ma per il resto il nostro sostentamento viene dalla bigliettazione. E nei primi mesi dell’anno l’incasso è stato pari a zero. L’anno scorso ci siamo salvati con i tre milioni che sono arrivati dai visitatori durante i mesi centrali dell’anno, per cui siamo riusciti a chiudere il bilancio con un disavanzo fisiologico di mezzo milione. Quest’anno temo che non sarà così. E il contributo dei tre euro ai residenti, al di là del fatto che impone forse un cambio di mentalità, perché chiamiamo a partecipare i veneziani di un patrimonio inestimabile, non sarà quello che risolve le nostre finanze».

ETERNO CANTIERE
Anche perchè la Basilica di San Marco è un eterno cantiere, tanto all’epoca della sua realizzazione, quanto oggi, per la sua manutenzione.

Non si fa in tempo a sistemarne da una parte, che ne crolla un’altra. Da sotto l’acqua “alta”, soprattutto quella di modesta entità che ne allaga i pavimenti e i mosaici quasi millenari e che facilmente ristagna. In alcuni punti il suolo sprofonda, come accaduto un mese fa all’ambone a destra dell’altare, danno scoperto dagli operai che stavano eseguendo un altro lavoro. Per non parlare dei vistosi problemi ai basamenti di alcune colonne, «che erano già antiche quando i veneziani costruirono la Basilica, portandole dall’Oriente» ricorda Tesserin. 

Aggiungiamoci la salsedine, che anche quando l’acqua non arriva a lambire il nartece, avanza lenta ma inesorabile, e aggredisce i marmi, sgretolandoli. Dall’alto ci si mettono pure le intemperie, come quel vento impetuoso che anni fa scardinò delle piastre in piombo delle volte. E che ora necessitano di un intervento di sistemazione. Quindi ci sono una ventina di operai fissi sempre all’opera, che sistematicamente si occupano della manutenzione, senza contare eventuali altre imprese che si concentrano invece su interventi mirati.

Ultimo aggiornamento: 11:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci