Barriere di ostriche per salvare la laguna dal moto ondoso dei lancioni che sfrecciano

Sabato 12 Gennaio 2019 di Elisio Trevisan
Barriere di ostriche per salvare la laguna dal moto ondoso dei lancioni che sfrecciano
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MESTRE - Quasi otto milioni di euro per risanare la laguna tra il canale Vittorio Emanuele e Tessera. Come? Attraverso il controllo delle torbide prodotte dai fiumi e del traffico acqueo, in particolar modo nel canale di Tessera dove i taxi acquei e i lancioni sfrecciano a velocità decuplicata rispetto al consentito provocando moto ondoso e il movimento di enormi masse di sedimenti che uccidono la laguna impedendo al sole di raggiungere i fondali. In una parola: reptide che, in italiano, significa corrente di ritorno. È il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, l’ex Magistrato alle acque che, in particolare con Valerio Volpe responsabile dell’Unità operativa, sta portando avanti l’operazione e l’ha candidata al programma europeo Life Natura che prevede finanziamenti proprio per la  riqualificazione degli ambienti naturali: l’idea dell’ingegnere idraulico Giovanni Cecconi, direttore del Venice Resilience Lab e tra gli animatori della Consulta della Laguna Media che riunisce le associazioni sportive del Polo nautico di San Giuliano, si è classificata tra i primi dieci progetti nella preselezione al fine di ottenere 7,5 milioni di euro di contributo.
Il piano proposto dal Provveditorato alle opere pubbliche parte dalle ostriche, quelle che hanno colonizzato gli spazi sotto ai 222 archi del ponte della Libertà: si prevede di scavarne altri 22 verso San Giuliano, aggiungendoli ai tre già aperti in quella zona. I quintali di ostriche che verranno asportati non andranno a riempire discariche ma saranno materia prima preziosa per una serie di operazioni in alcuni punti cruciali del tratto di laguna individuato: serviranno a creare delle mini dighe nel canale di Tessera; e piccoli argini (detti coronelle) alla foce del Dese a Tessera e a quella dell’Osellino a Campalto. In tal modo nel canale si potrà rallentare la marcia delle barche, e alle foci si impedirà all’acqua salata di risalire i fiumi come a quella dolce di defluire troppo velocemente in laguna. L’equilibrio ricostituito permetterà di far ricrescere i canneti che un tempo popolavano quei corsi d’acqua, piante che hanno una funzione potente di filtro di sedimenti e inquinanti, così le acque dolci finiranno in laguna già depurate.
Con l’argine alla foce dell’Osellino, inoltre, si raggiungerà anche l’obiettivo di rallentare i barchini che, dalle darsene e dagli ormeggi dell’interno, sciamano in laguna e pure in mare. Il progetto di Cecconi serve a raggiungere pure un ulteriore obiettivo fondamentale: riaprendo altri 22 archi si consentirà all’acqua della laguna, oggi bloccata dalla diga artificiale costituita dal Ponte della Libertà, di fluire nuovamente verso Punta San Giuliano, il seno della Seppa, Campalto tornando ad aumentare le profondità: e questo è un bene per la navigazione, dato che sempre più spesso le barche da trasporto che riforniscono Venezia rischiano di finire in secca, ed è un gran bene per l’ambiente dato che ricambia l’acqua dove oggi si sta formando un acquitrino interrato.
«Quando l’operazione sarà completata e l’acqua fluirà nuovamente dalla bocca di Malamocco e per il Canale della Giudecca nella laguna nord, potremo procedere piantando le fanerogame ormai scomparse, in particolare la ruppia che è tra le più resistenti anche in ambiente dolciastro e torbido, e quindi ridaremo vita al fondale che tornerà a riempirsi di esseri viventi che trovano rifugio e si nutrono nelle praterie di fanerogame» spiega l’ingegner Cecconi riassumendo così il significato di reptide: «Trattenere l’acqua dolce, far girare il salato, far calare la salinità sotto il 12 per mille per poter far rivivere il canneto e invece, in laguna, riportare l’acqua salata e quindi l’ossigenazione per far crescere le fanerogame».
Con 7 milioni e mezzo di euro, se il progetto verrà alla fine premiato dall’Europa, si riuscirà a fare tutto questo? «È uno degli aspetti belli di questo piano perché punta a specializzare virtuosamente ogni area lagunare per quello che è più utile, contro il caos che c’è oggi tanto che troviamo orate e branzini nell’Osellino, mentre un tempo c’erano solo passerini. Così la laguna nel suo insieme funzionerà meglio e con pochi soldi». Le ostriche, infatti, non costano nulla se riutilizzate per fare le barriere, mentre costerebbe molto portarle in discarica, e lo stesso vale per il resto del materiale che verrà scavato: «Se faccio una valutazione tossicologica, per escludere inquinanti, e lo riutilizzo, risparmio tantissimo e posso fare tutti i lavori in un territorio molto vasto dalla foce del Dese fino al Vittorio Emanuele».
Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 10:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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