Il graffito di Banksy quadruplica il valore del palazzo di proprietà di avvocati

Sabato 25 Maggio 2019 di Michele Fullin
Il graffito di Banksy quadruplica il valore del palazzo di proprietà di avvocati
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VENEZIA - Dopo la performance artistica, con le presunte apparizioni di Banksy a Venezia, ora è il momento degli affari. L’edificio veneziano su cui è stato applicato il graffito riferibile all’esponente più in vista della street-art, è stato posto in vendita a quattro milioni e mezzo sul portale della Engel & Völkers. Il palazzetto, di proprietà di noti avvocati veneziani, si trova in campo San Pantalon con affaccio sul rio Novo (fino al 1990 attraversato dai vaporetti) ed è chiuso da decenni. «Banksy è uno dei più grandi artisti dei nostri tempi e siamo molto lusingati che abbia scelto un immobile commercializzato da Engel & Völkers», afferma Giacomo Argenio, Office Manager di Engel & Völkers a Venezia.
 
Molti agenti immobiliari hanno gridato allo scandalo quando hanno visto che era in vendita “The Banksy estate”, la dimora di Banksy, che a loro parere varrebbe molto meno, un milione, due a farla grande, con tutti i lavori che ci sarebbero da fare. Anche se è un edificio intero con 8 camere e 6 bagni per 400 metri quadrati commerciali complessivi. La stessa agenzia, comunque, vende per molto meno piani di palazzo in buone condizioni, con vista e con il soffitto decorato da stucchi e affreschi.
«Una follia - commenta Luca Segalin, segretario generale di Confedilizia Venezia e titolare di un’agenzia la Broker House, che tratta immobili di pregio - Se il mercato ha bisogno di sfruttare queste forme di pubblicità vuol dire che non c’è più dignità». Per la cronaca, poche ore dopo, il prezzo dagli annunci on line è stato rimosso ed è diventato “su richiesta”. Questo è avvenuto in concomitanza con la rivendicazione via Instagram da parte di Banksy della titolarità dell’opera che rappresenta un bambino con giubbotto salvagente che brandisce un razzo di segnalazione, utilizzati in caso di naufragio. Allusione alle peripezie dei migranti.
LA RIVENDICAZIONE
Sarà una fatalità, ma l’artista ha rivendicato dal suo profilo Instagram l’opera (realizzata a pelo d’acqua con vernice spray e stencil sull’intonaco) un quarto d’ora dopo il tweet di denuncia da parte di un’associazione veneziana contro lo spopolamento, che aveva riprodotto l’annuncio immobiliare commentando: «È semplice ironia o un rozzo tentativo di trarre profitto dalla situazione? Sarebbe come se si usasse l’immagine di Gandhi per vendere armi da fuoco».
IL MISTERO
A Venezia, intanto, anche chi non è pratico di d’arte contemporanea si interroga su chi possa essere il misterioso Banksy, che ha fatto un’apparizione a Venezia con un video in cui attraverso la presentazione di un dipinto formato da 9 quadri si denuncia l’invadenza delle grandi navi da crociera rispetto alla fragilità di Venezia, lì riprodotta di maniera sotto forma di capriccio settecentesco. Un artista che non si è mai fatto vedere e che finora ha fatto del mistero della sua identità un veicolo promozionale enorme. Nel mondo della street art la maggioranza scommette sul fatto che Banksy sia la firma di un collettivo di artisti che agiscono in incognito un po’ ovunque.
I VOLTI
Qualcosa, però, siamo in grado di mostrare grazie alle immagini scattate per curiosità dalla veneziana Ciprea Cannavò in via Garibaldi, nel sestiere di Castello, a due passi dai padiglioni della Biennale. La strada, per intenderci, che è stata più volte scenario per le foto denuncia contro le grandi navi.
«Durante il vernissage della Biennale - racconta Ciprea - mi aveva incuriosito un signore che montava quei quadri su un cavalletto. Ho fotografato, mi sembrava una bella idea, poi quello che sistemava i quadri se n’è andato. Era rimasto un uomo anziano con impermeabile e cappello, veneziano, che diceva di essere un attore. Alcune di quelle foto le avevo condivise su Facebook e qualche giorno fa mi sono il pieno di commenti».
LE TESTIMONIANZE
I pittori di piazza a Venezia avevano visto bene il montaggio e smontaggio dei quadri a pochi passi da palazzo Ducale.
«Uno era sicuramente veneziano, fa la comparsa in molte occasioni - hanno detto Gianni e Ivo, due di loro - gli altri due erano stranieri, parlavano francese ma potevano essere anche inglesi. Abbiamo solo chiesto se avessero il permesso e loro avevano detto sì». Di sicuro si sa che l’l’attore della performance, quello con giornale e cappello, è Ivo Papadia, contattato da un’agenzia che gli ha detto di presentarsi a San Marco a una certa ora. Lui, a sua insaputa, è andato all’appuntamento e, al controllo dei vigili si è chiamato fuori. Ex insegnante sull’ottantina, prima comunista poi leghista, Papadia è un personaggio molto conosciuto in laguna: «Io in quel video? Me lo hanno chiesto in molti ma sono costretto a negare. È vero che in passato ho fatto diverse comparsate, ma non ero io. Lo avrei fatto volentieri - dice - magari avrei guadagnato un po’ di punti...». Ma è una smentita che sa di riservatezza imposta dal committente che proprio del mistero fa la sua arma.
Michele Fullin
(ha collaborato Claudia Meschini)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 17:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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