Organizzazione vende le occupazioni abusive nei condomini Ater: sfonda la porta e fa il "trasloco"

Mercoledì 22 Luglio 2020 di Elisio Trevisan
Organizzazione vende le occupazioni abusive nei condomini Ater: sfonda la porta e fa il "trasloco"
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MESTRE - C’è un’organizzazione che vende le occupazioni abusive: si occupa di tutto, si informa quando un inquilino finisce all’ospedale, lascia l’alloggio per trasferirsi altrove, o anche solo va in ferie, si fa pagare dai futuri occupanti e li aiuta a buttare giù la porta e a fare trasloco. Poi ci sono le sentinelle che spiano chi si lamenta per lo sporco, i danni alle parti comuni, i furti... e li puniscono, gli sputano in testa quando va bene, li picchiano quando va male.

I due condomini Ater a fasce bianco sporco e verde si vedono dalla rotonda di Marghera dell’autostrada, da lì sembrano case normali, ma bisogna avvicinarsi, entrarci per rendersi conto di quel che raccontano Raffaele Speranzon, presidente dell’Ater di Venezia e l’amministratore del complesso Luca Vianello.
E allora, solo così, si vedono effettivamente le sentinelle affacciate alle finestre di qualche appartamento che controllano tutti gli angoli, fanno finta di armeggiare col cellulare e intanto osservano. Così sono pochi gli inquilini che si avventurano fuori della porta di casa e si avvicinano per raccontare quel che subiscono ogni giorno ma soprattutto per chiedere al presidente di essere trasferiti altrove, non importa dove, basta andare via di lì.
«È facile organizzare le cerimonie per la fine dei lavori di ristrutturazione di qualche palazzo ma i cittadini devono sapere anche cosa accade qui - afferma Speranzon -. La nostra parte la facciamo con una montagna di denunce in Procura, ma da soli siamo impotenti. Prefettura e Comune devono unirsi e non girarsi dall’altra parte».
Soprattutto al Comune si rivolgono le due guide improvvisate, «perché per troppi anni in passato qui il Comune ha fatto una politica sbagliata - spiega Vianello -: invece di eliminare le mele marce, che non sono poi molte, ha dato la possibilità agli inquilini sani di andarsene». E Speranzon aggiunge che «il recupero edilizio non può prescindere dal recupero sociale, altrimenti va a finire come qui con gli ascensori, installati nuovi di zecca sei anni fa e distrutti il giorno dopo».
Persino il Comitato dei residenti si è sciolto e i responsabili si sono trasferiti perché non ne potevano più, eppure funzionava bene, era un po’ come quello del Pertini alla Bissuola, organizzava manifestazioni, incontri, creava comunità ma il degrado e l’inciviltà hanno vinto e gli animatori, come altri che magari avevano qualche conoscenza in Comune e sono riusciti a farsi dare un alloggio altrove, si sono arresi e hanno tolto le tende.
In via del Bosco, degli assegnatari storici, qualcuno anche di 40 anni fa, sono rimasti quelli che non hanno santi in Paradiso. Tenuti sotto scacco da poco più di una ventina di nuclei familiari, tra nomadi della famiglia Levak e italiani, qualcuno con precedenti penali, qualcun altro che passa più tempo in prigione che a casa.
Tra di loro ci sono le sentinelle che hanno due compiti: «Controllano chi si “comporta male”, lamentandosi del degrado, e poi provvedono a farlo punire, e tengono sott’occhio gli alloggi - raccontano Vianello e Speranzon -. Quando se ne libera uno, temporaneamente o definitivamente, avvertono chi si occupa di metterlo, per così dire, sul mercato e a provvedere all’immissione dei nuovi inquilini, naturalmente del tutto abusivi». In vendita ci sono gli alloggi ma anche i garage dove, invece delle auto, sistemano persone. Per cercare di contrastare il fenomeno, Ater e amministrazione del condominio staccano le utenze (gas, luce, acqua) degli alloggi che si svuotano, e chiudono porte e finestre, oltre che portoni dei garage, saldando pesanti reti in modo che nessuno possa accedere ma non è detto che funzioni perché c’è gente che si accontenta di un tetto sulla testa, mentre per gas, luce e acqua si arrangeranno.
«Ci sono due strade per affrontare situazioni d’emergenza come quella di via del Bosco - conclude il presidente dell’Ater -: la strada A che prevede di buttare fuori chi non rispetta le regole e chi è abusivo e per perseguirla serve l’unione di tutte le forze; oppure la strada B che prevede di spostare altrove tutte le famiglie normali creando un ghetto con i peggiori elementi, ma la strada B è la sconfitta delle istituzioni».
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