La banda del lockdown creata da 10 minorenni: si credevano onnipotenti

Giovedì 23 Febbraio 2023 di Davide Tamiello
La banda del lockdown creata da 10 minorenni: si credevano onnipotenti

DOLO (Venezia) - Hanno iniziato durante il lockdown. Le strade vuote, il silenzio assoluto, nessuno a dire loro cosa fare: una sensazione di onnipotenza, un brivido di libertà assoluta e potere totalmente in contrapposizione a ciò che stava provando l'intero mondo in quel momento. È nata in questo contesto la baby gang della Riviera del Brenta, capace di tenere sulla corda l'intera cittadina di Dolo (Venezia) per oltre un anno: un gruppetto di una decina di ragazzini che oggi ha un'età tra i 13 e i 17 anni che ha accumulato, nel tempo, accuse pesanti. Adesso, al termine delle indagini dei carabinieri di Dolo, è arrivata anche la stangata: dieci denunce per reati che vanno dalla violenza privata al furto, dalla rissa alle lesioni personali, dal danneggiamento alla ricettazione.
Le bande di ragazzini terribili non sono certo una novità, ma questa sembra avere qualcosa di diverso rispetto a quelle del passato, almeno nella chimica della sua composizione.

Nelle bande di città, infatti, c'è spesso un legame stretto con il contesto sociale: tutto parte di solito da una sorta di nucleo forte, che si sviluppa vicino al degrado di certi quartieri. Il catalizzatore è una figura carismatica e magnetica che, molto spesso, l'aria della criminalità l'ha sempre respirata tra le mura di casa. Una strada da seguire quasi come un'eredità di famiglia. Quando c'è un boss, metà della banda è già formata: i ragazzini sono rapidissimi a cambiare abitudini e intenzioni seguendo il fascino di un cattivo maestro. Il caso di Dolo rappresenta una linea di discontinuità con questo modello. Non ci sono boss veri e propri e se ci sono delle figure apicali sono soprattutto femminili. Non sono figli del disagio: la maggior parte di loro hanno alle spalle famiglie perbene, frequentano le scuole della città e in paese sono conosciuti, non sono figure "aliene".

Certo, in mezzo c'è anche qualche caso più critico con una situazione famigliare complicata alle spalle, ma non sembra essere né la norma né l'elemento comune di unione tra loro. «Se esiste un fil rouge - spiega il sindaco di Dolo Gianluigi Naletto - è la solitudine. Sono ragazzi soli». E in effetti viene da chiedersi come mai, durante i giorni bui del lockdown, questi giovanissimi che allora avevano tra gli 11 e i 15 anni, potessero uscire.

GLI EPISODI
Come ricostruito dai carabinieri insieme al Comune e ai servizi sociali, il gruppo era nato appunto nel 2020. In quel frangente avevano iniziato con qualche bravata innocua (aggravata però dal periodo di massima restrizione per l'emergenza pandemica) che i ragazzi filmavano e condividevano tra loro tramite Instagram. Negli anni, il Comune li ha seguiti in tutti i modi. Il sindaco li ha incontrati, li ha portati in Consiglio comunale, ha parlato con loro, li ha fatti seguire dai servizi sociali. Però, nel frattempo, era iniziato il gioco ad alzare l'asticella delle sfide all'autorità. Un gioco pericoloso che ha permesso ai carabinieri di definire i contorni di una serie di reati commessi tra aprile e novembre del 2022: un furto in un supermercato di Dolo, tre motorini rubati a scuola e il danneggiamento di un quarto a caccia di pezzi di ricambio, due risse (in una delle due un ragazzino, dopo essere stato minacciato con un coltello, era rimasto ferito), il danneggiamento di un'auto. E ancora: l'ennesimo furto, al luna Park in occasione della sagra del paese. La notte di Halloween i ragazzi avevano rubato dei materassi da un deposito rifiuti dell'ospedale per costruire un bivacco al parco e passare la notte a urlare e lanciare lattine contro i condomini, solo per dispetto ai residenti.

MISURE
Adesso il fascicolo con i profili e le accuse ai giovanissimi è sul tavolo del procuratore dei minori di Venezia. Starà alla magistratura minorile decidere che misure adottare per cercare di arginare eventuali ulteriori mosse della baby gang della Riviera del Brenta. L'obiettivo delle istituzioni, in questo momento, è principalmente quello di recuperare i ragazzini ed evitare che questo momento di devianza giovanile possa trasformarsi nell'inizio di una carriera criminale.
Il precedente di riferimento, nel Veneziano, è quello della banda di giovanissimi mestrini e veneziani che, nel 2019, avevano messo a ferro e fuoco la città tra aggressioni, rapine e furti. La maggior parte di loro è stata condannata ed è ancora in carcere, con pene da scontare tra i due e i quattro anni.
 

Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 20:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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