Infermiera salva bimbo di 10 anni che stava annegando in mare: «E ora vorrei rivederlo»

Martedì 15 Giugno 2021 di Gaia Bortolussi
Daniela Bruma, 47 anni, infermiera professionista alla Medicina di Gruppo di Campagna Lupia

ROVIGO/VENEZIA - «Ho salvato quel bambino che ha l’età di mia figlia, ora vorrei sapere come sta e rivederlo». Daniela Bruma, 47 anni, infermiera professionista alla Medicina di Gruppo di Campagna Lupia era nel posto giusto, al momento giusto quando domenica, a Rosolina Mare (Rovigo), un bambino di dieci anni ha rischiato l’annegamento.

Daniela stava passando una tranquilla giornata in spiaggia con la sua famiglia e degli amici, una pausa proprio da quel faticoso lavoro d’infermiera che fa con dedizione e competenza che è risultato fondamentale per una famiglia che aveva già davanti agli occhi la più terribile delle tragedie. Stessa spiaggia, a pochi metri di distanza, l’infermiera era stesa a chiacchierare con una sua amica mentre il bambino stava facendo il bagno. In pochi istanti le loro vite si sono incrociate, per caso ma per sempre. «Stavo parlando con la mia amica – racconta l’infermiera Daniela Bruma- quando nel vocio della spiaggia ho sentito qualcuno gridare che serviva il defibrillatore. D’istinto mi sono girata, ho visto che un gruppo di bagnini aveva soccorso qualcuno e sono corsa a vedere cosa fosse accaduto». Una reazione impulsiva, dettata dal suo spirito di soccorso verso il prossimo e prontezza di spirito sviluppati in anni di lavoro, presso la Casa di Riposo di Dolo prima e alla Medicina di Gruppo di Campagna Lupia poi. «Non c’ho pensato, mi sono alzata: chi era con me dice che in un attimo non mi ha più vista. Andando verso i bagnini pensavo di trovare una persona adulta che aveva avuto una malore, un infortunio. Invece mi sono trovata davanti un bambino di 10 anni, l’età di mia figlia, già cianotico e con la schiuma alla bocca. Ho subito realizzato che il tempo in attesa del defibrillatore era tempo perso viste le condizioni del piccolo. Mi sono qualificata come infermiera e sono intervenuta». Tempo prezioso che Daniela Bruma ha saputo sfruttare grazie alle sue competenze iniziando subito le manovre di soccorso, con la difficoltà da mamma di tenere la mente lucida pur vedendo la disperazione dei genitori del bambino davanti a sé e con la premura di allontanare sua figlia che nel frattempo l’aveva seguita. «Non sapevo nulla, né da quanto tempo fosse incosciente né cosa fosse successo ma qualcosa si doveva fare in mezzo a quella confusione – spiega Daniela-. La famiglia non parlava italiano, io sono d’origine rumena così mi è parso loro fossero moldavi, ma per l’agitazione non ho ricevuto informazioni. Non c’era il battito, era in arresto cardiaco quindi ho iniziato subito la rianimazione, poco dopo una donna che mi ha detto essere una volontaria della croce rossa mi ha offerto il suo aiuto, così le ho chiesto di ventilarlo finché facevo il massaggio cardiaco e pregavo guardando sua mamma». Un lavoro di squadra che è proseguito per una decina di minuti, fino all’arrivo dell’ambulanza prima e dell’elisoccorso poi. «Nel mentre non mi sono resa conto, mi dicono il soccorso sia durato otto minuti circa, poi il bambino ha dato i primi segni di ripresa: l’ho girato di fianco, a fatica ha ripreso a respirare ed espellere l’acqua. Quando è arrivata l’ambulanza era cosciente, seduto anche se molto confuso, debole e con i parametri vitali bassi ma vivo. E’ stato portato in Ospedale in elisoccorso». Da quel momento le loro vite sono tornate a separarsi anche se il pensiero di Daniela va sempre a quel bambino e la sua famiglia: «Da quel momento non l’ho più visto – racconta Daniela-, non so nemmeno il suo nome. Faccio un appello: o tramite il Gazzettino o il posto dove lavoro a Campagna Lupia se la famiglia potesse farmi sapere come sta ne sarei felice. Mi piacerebbe rivederlo, abbracciarlo e fargli presto una festa assieme a mia figlia che proprio oggi compie gli anni». 

Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 17:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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