VENEZIA Come dandosi appuntamento per un giro turistico in gondola, un banco di cefali insolitamente numeroso si è riunito ieri in bacino Orseolo. «Andavo in basilica stamattina (ieri, ndr) con mia figlia per ascoltare la messa delle 10 e approfittarne di fare due passi racconta Giuseppina, attivista di Venessia.com quando mi sono accorta che l'acqua era piena zeppa di pesci».
Le gondole sono tutte ormeggiate e coperte dal tiemo blu, ferme. L'unica acqua che si muove è quella che lentamente dondola per via della corrente, non un'onda di più. «Ci sono varie ipotesi sul perché di questo fenomeno aggiunge la donna sicuramente però, anche se d'inverno può accadere qualcosa di simile, in questa misura è davvero impressionante. Ci sono pesci grandi e piccoli dappertutto». Non a caso, per i pescatori il soprannome del cefalo è infatti magnagiasso, in italiano mangia ghiaccio, proprio perché si pesca in gennaio, quando la fauna lagunare è più modesta. Che un fenomeno del genere accada però in piano centro storico, dove il trambusto e il moto ondoso hanno nel tempo fatto ritrarre la natura fuori dai circuiti commerciali cittadini è notevole. La riduzione del transito di motori in una realtà delicata come Venezia ha già mostrato recentemente svariati risvolti positivi, se non altro dal punto di vista ambientale. L'arazzo di squame argentate che ieri ha illuminato la superficie di bacino Orseolo è in effetti il più recente spettacolo di vita che la natura ha restituito alla città sull'acqua. Verrebbe quasi da coglierne lo spunto per meditare su una ripartenza sostenibile.