Baby spacciatori da 4mila euro al mese: quei "bravi ragazzi"

Domenica 16 Settembre 2018 di Monica Andolfatto
Baby spacciatori da 4mila euro al mese: quei "bravi ragazzi"
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PRAMAGGIORE - Soldi facili, con la droga. Circa mille euro a settimana. Non male per due studenti, uno maggiorenne da poco più di un mese, l’altro che di anni ne deve compiere 17. Bravi ragazzi se così si può dire. Incensurati. Mai avuto problemi con la giustizia. Famiglie normali. Sì forse qualche screzio con i genitori, ma chi non l’ha avuto nel periodo dell’adolescenza? Un ambiente comunque sano quello in cui sono cresciuti entrambi e nel quale continuano a vivere. Eppure a un certo punto qualcosa cambia. È questo il fronte che deve essere ancora scandagliato dall’indagine dei carabinieri della Compagnia di Portogruaro che li ha individuati come punto di riferimento stabile per l’acquisto di hashish e marijuana per una platea piuttosto vasta di coetanei ma anche di quindicenni e sedicenni. A cavallo delle province veneziana e pordenonese ma anche trevigiana.
 
MODALITÀ
Contatti telefonici, ordini via whatsapp o telegram e incontri quasi sempre in centri giovanili o spazi comunque di aggregazione di teenager, istituti scolastici compresi, o luoghi vicino a campi di calcio o impianti sportivi frequentati dai baby clienti. Oltre cinquecento le cessioni comprovate dal luglio 2017, da quando cioè i militari dell’Arma hanno avviato le indagini, fino allo scorso aprile, quando i due amici sono stati resi come dire inoffensivi: ma il business effettivo risulterebbe molto più ricco. L’inchiesta è scaturita da una perquisizione domiciliare in casa di un minorenne di Sesto al Reghena: in camera nascondeva 40 grammi di “fumo” e materiale per il confezionamento. A lui si è arrivati sulla scia di voci insistenti su un giro di spaccio fra giovanissimi dalle parti di Pramaggiore e nei comuni limitrofi o vicini, fra cui Cordovado, lo stesso Sesto al Reghena, Meduna di Livenza e Cinto Caomaggiore. Quello che più ha colpito gli investigatori è il fatto che il ragazzo non si rendesse conto della gravità di quello che stava facendo: per lui di fatto non c’era nulla di male, era un modo per guadagnare senza fare tanta fatica, per comprarsi le “robe di marca”, per andare in discoteca e spendere. Madre e padre sono caduti dalle nuvole, anche se alla fine avrebbero ammesso di aver intuito che il figlio avesse una certa disponibilità di denaro. Ma chissà perché avevano deciso di non approfondire.
COMPLICITÀ
Da lui, si è quindi passati a quello che è stato definito il livello superiore, ovvero il neo 18enne di Pramaggiore: lui lo stupefacente lo teneva in un barattolo in bagno, sotto il lavandino. I carabinieri ne hanno trovato “solo” 11 grammi ma a colpire è l’ammontare del contante scoperto: quasi 10mila euro per lo più in banconote da dieci, il prezzo standard della dose. È stato lui stesso ad ammettere, che quel piccolo tesoretto lo aveva accumulato in poco più di due mesi, con la vendita al dettaglio di hashish. «Così posso aiutare mio papà a pagare un debito» si sarebbe giustificato. Anche in questo caso sarebbe emerso che i familiari avessero il sentore di un continuo approvvigionamento di euro, ma che tutto sommato il denaro facesse comodo in quanto aiutava a far quadrare il bilancio domestico. A coordinare il lavoro degli uomini del maggiore Michele Laghi, è stato il procuratore per i Minorenni di Trieste, Leonardo Tamborini. È stato quest’ultimo, sulla base delle risultanze investigative, che ha richiesto nei confronti dei due ragazzi altrettanti provvedimenti cautelari, accolti e disposti dal gip Angela Gianelli, i quali sono stati eseguiti ieri mattina.
TESTIMONIANZE
Gli spacciatori per caso sono stati collocati in due diverse comunità protette dove dovranno seguire uno specifico percorso di riabilitazione finalizzato al loro pieno recupero dal punto di vista sociale e relazionale. A inchiodare i due numerose testimonianze di acquirenti ascoltati negli ultimi mesi che hanno dichiarato che i due erano i loro fornitori principali: c’è chi ha comprato nel corso del tempo anche più di cento dosi. Da quanto appurato era da almeno tre anni se non addirittura quattro - quindi dall’età di 15/16 anni - che i due si erano improvvisati pusher di strada. 
Ultimo aggiornamento: 10:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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