Baby gang padrona di Favaro, genitori disperati: «I nostri figli in balìa dei bulli»

Giovedì 23 Gennaio 2020 di Nicola Munaro
Già due anni fa c'era stato un presidio contro i bulli di Favaro
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FAVARO - L’ultimo episodio è dell’altro giorno. Il bottino: una bicicletta rotta, le cuffiette del cellulare rubate e un ragazzino adolescente incappucciato e spaventato da un gruppo di giovani bulli che da mesi imperversa a Favaro. 
LA BABY GANG 
Sono sei, sette giovanissimi, ragazze e ragazzi, italiani e non, tutti comunque minorenni - tra i 15 e i 17 anni - residenti a Favaro e nei quartieri vicini. 
Si conoscono da sempre, dalle elementari, quando hanno iniziato a giocare insieme continuando poi a frequentarsi e diventando una nuova baby gang nel quartiere mestrino. Un po’ per noia, un po’ perché vengono loro stessi da situazioni difficile, hanno iniziato a mostrarsi forti con i propri coetanei, terrorizzati dall’idea di trovarseli di fronte mentre vanno a scuola o al campo sportivo.
Le zone preferite dal gruppetto di ragazzi violenti sono quelle attorno al centro commerciale La Piazza o ai parchi della Bissuola e Monviso. Zone diventate franche nel corso delle ultime settimane, non più frequentate dagli altri ragazzi per paura di incontrare i giovani bulli e dover fare i conti con la loro violenza e una voglia di sopraffazione che spesso ha vestito i panni di piccole rapine e minacce. Situazione ormai arrivata al limite dal momento che quando sono in gruppo i baby bulli si fanno forza tra loro e non hanno alcun problema ad affrontare gli stessi adulti che cercano di mettere un freno alla loro violenza. Alcuni di loro sono gli stessi che avevano sfregiato il presepe della parrocchia di San Leopoldo a Favaro, rubando la statua di Gesù e danneggiato quella della Madonna. 
IL COMITATO
È così che per denunciare i fatti e provare a cambiare la carte in tavola, una ventina di mamme di Favaro si sono unite in un comitato. «Personalmente ne conosco alcuni - spiega Lucia Greatti, portavoce del gruppo di mamme, educatrice ed ex maestra - Nel 2017 ho anche cercato di avere una collaborazione con i servizi sociali perché c’erano alcune situazioni molto problematiche: ragazzi lasciati a se stessi, iniziavano a fumare, si facevano tagli sulle braccia, erano vittime di violenze domestiche, ma le mie e altrui richieste di supporto non sono state prese in considerazione. Ho pure ospitato a casa mia una ragazza che dormiva in un centro commerciale e che ora fa parte del gruppo di bulli, ma non è cambiato nulla, siamo stati lasciati soli».
La preoccupazione maggiore per le mamme di Favaro è quella di non poter lasciare andare i figli da soli perché sono gli stessi ragazzini a raccontare ai genitori di essere tenuti in scacco dai coetanei.«La situazione sta degenerando e noi genitori siamo davvero stanchi - continua Lucia Greatti - Non siamo tutelati perché non possiamo affrontare direttamente questi “bulletti”. È ora di agire, vogliamo veramente lasciare i nostri figli succubi di questi soprusi?» si chiedono i genitori di Favaro, «stanchi» di dover fare i conti con questo tipo di realtà quasi quotidiana. Di sentire i racconti dei propri figli spaventati.
NON SOLO REPRESSIONE
Ma se da un lato lo scopo della ventina di mamme è quello di regalare serenità ai propri figli, c’è anche la volontà di non abbandonare al proprio destino i giovani che adesso taglieggiano i coetanei e minacciano gli adulti. 
«Vorremmo chiedere più tutela anche nei confronti di questi ragazzi - continua la portavoce del gruppo di mamme di Favaro - per dare a questi ragazzi in difficoltà delle opportunità anche concrete: lasciarli in strada vuol dire creare un danno, impedire che possano essere recuperati.

Ci tengo a loro - precisa - li ho aiutati, me ne sono presa cura, chiedo adesso che cosa si possa fare. Lasciarli così non è educativo. Tutti i ragazzi hanno bisogno di venire aiutati. Dare una mano a loro, però, vuol dire dare anche delle regole e uno stile di vita, delle direzioni».

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