Lettere di Nenni e vignette originali, dalla soffitta rispunta l'archivio dell'Avanti!

Sabato 9 Luglio 2022 di Vittorio Pierobon
Silvano Burato

TORRE DI MOSTO (VE) - Le lettere sono tutte scritte a mano, le firme leggibili: Pietro Nenni, quella più ricorrente. Centinaia di fogli, diligentemente catalogati, che raccontano pezzi di storia del glorioso Partito Socialista. Siamo a Torre di Mosto, comune con meno di 5mila abitanti, sperso nelle campagne del Veneto orientale, che non prende il nome dal vino, come si potrebbe supporre, ma dalla casata veneziana che era proprietaria delle terre. Silvano Burato, 85 anni in arrivo, qualche acciacco, ma una testa lucida, per la prima volta apre il suo incredibile archivio: migliaia di copie dell'Avanti! (ma non per sempre fu mantenuto il punto esclamativo, ndr) a far data dal 1903, foto dei leader socialisti che erano state pubblicate sul giornale, centinaia di originali delle vignette che Dino Boschi, il Forattini di quegli anni, pubblicava.  È una storia incredibile.

Ciò che resta dell'archivio dell'Avanti! - il giornale del Partito socialista, fondato nel 1896 da Leonida Bissolati, e diretto in varie fasi da Pietro Nenni, Giuseppe Saragat, Ignazio Silone, Sandro Pertini ed anche da Benito Mussolini, prima della svolta fascista - si trova in una villetta di campagna a Torre di Mosto.


UNA VICENDA SINGOLARE
Per capire come sia finito lì, bisogna fare un passo indietro e ripercorrere la vita di Silvano. Dopo il militare, non trovando lavoro, è andato in Lombardia dove ha fatto per cinque anni il muratore. «Dodici ore al giorno di lavoro - racconta Silvano - solo al sabato ci si riposava facendone otto. Io vivevo a Trezzano sul Naviglio in una baracca, per cercare di risparmiare e andavo a fare le spese in una drogheria gestita da due anziani che mi hanno preso in simpatia. Mi hanno persino dato un alloggio in muratura senza farmi pagare niente. In seguito ho trovato lavoro alla Siemens e mi sono sposato, trasferendomi nel comune di Baggio. Un giorno sono andato a trovare i due vecchietti a cui mi ero molto affezionato. Erano stanchi, volevano vendere e mi hanno offerto di acquistare il negozio. Chiedevano 12 milioni, ma io avevo solo 500 mila lire. Me lo hanno dato sulla fiducia, l'ho pagato a rate in appena 18 mesi. Niente cambiali solo una stretta di mano».   E qui parte una vicenda di successo che porta Silvano e la famiglia a divenire, in pochi anni, dei grossi imprenditori del settore alimentare. La drogheria diventa supermercato e la superficie cresce.


LA VEDOVA DEL GIORNALISTA
Tra i clienti c'era una vecchietta, vedova di un ex giornalista dell'Avanti!, Lamberto Sanguinetti, che secondo il racconto della moglie era stato l'ultimo a lasciare il giornale prima della chiusura nel 1993. «Io andavo a casa a consegnare le spese. Un giorno la signora mi ha chiesto se potevo caricare le carte del suo povero marito, morto da poco, e portarle in discarica. Quando mi ha fatto vedere di cosa si trattava sono rimasto senza parole. C'erano quintali di giornali e documenti vari, raccolti in faldoni, che, probabilmente, il giornalista aveva salvato dal macero. Ho chiesto alla signora il permesso di portare il materiale nel mio magazzino a visionarlo prima di gettarlo. Man mano che lo studiavo mi rendevo conto che non c'era nulla da buttare, era un patrimonio da salvare. C'era la storia d'Italia».    Questo patrimonio dalla metà degli anni Novanta è salvo, ma è rimasto nascosto, quasi segreto. Questa è la prima volta che Silvano accetta di aprire il suo archivio. In passato, solo una volta, ne aveva parlato con l'amico giornalista locale e artista, Paolo Fiorindo, che ne aveva scritto un racconto per la rivista online Il Ridotto, diretta da Roberto Bianchin.


IL SEGRETO
«Ho sempre avuto paura di rendere pubblico questo mio segreto - confessa - perché non vorrei avere problemi. Io non ho prove di quello che racconto, la signora che mi ha dato l'archivio è morta da molti anni. Ma sono consapevole che si tratta di materiale pregiato che merita una collocazione pubblica, qui c'è un potenziale museo del Partito Socialista. Vorrei parlarne con qualche dirigente del partito».   Non solo giornali, che possono essere considerati paradossalmente la parte meno pregiata, perché esiste un archivio online con tutte le copie dell'Avanti! dalla sua fondazione in poi, ma soprattutto le lettere originali inviate ai vari direttori. Basta guardare le firme: Eduardo De Filippo, Guglielmo Marconi, Enrico Caruso, Giuseppe Giacosa, Giovanni Mosca ed anche Vittorio Emanuele III, l'attore Paolo Ferrari e molti altri nomi noti. E ancora gli appunti di Pietro Nenni, più volte direttore della testata e leader socialista. Per esempio, in vista di un intervento in Aula, prima delle elezioni del 1948: «Cari compagni questa campagna elettorale si svolge  sotto la pressione dell'apparato Statale, della Chiesa e dell'America, datemi documentazione da poter denunciare in Parlamento». Non solo parole ma anche foto. Sempre Nenni protagonista, nella Piazza Rossa in compagnia di alcuni leader comunisti, in Cina assieme ad un giovane Mao Zedong, e persino con Carlo Ponti, il produttore cinematografico, marito di Sophia Loren. 


IN OTTIMO STATO
  Tutto in ottimo stato di conservazione, tristemente accatastato nella soffitta-museo di Burato. Perché l'uomo è un collezionista seriale. «Papà non butta via niente», sintetizza la figlia Paola. In un'altra parte della casa sono esposti centinaia di oggetti raccolti nel corso di una vita: una serie di bossoli di cannone lavorati, bottiglie di vino pregiato mai aperte, un dente di balena, una manera del 500, gli attrezzi di una volta, una serie di martelli, bilance di vario tipo, calcolatrici, fossili. C'è anche una copia del Paradiso perduto di Milton, illustrato da Gustave Dorè.    «Ma non è tutto - puntualizza Burato - nella casa di Trezzano, dove, ormai,  vivo gran parte dell'anno, ho molti altri pezzi e una galleria di quadri. A me piace raccogliere tutto ciò che mi emoziona». E per un uomo di sinistra, un po' socialista e un po' comunista, ma deluso, essere entrato in possesso dell'archivio dell'Avanti! è stata un'emozione grandissima. Ora, però, Silvano ne è consapevole, questo materiale deve essere affidato a qualcuno che lo sappia valorizzare. «Non è una questione di soldi - chiarisce il collezionista - è una questione di continuità. Ho salvato l'Avanti! dal macero, perché è un patrimonio storico. Spero che si faccia avanti (mi scuso per il gioco di parole) qualcuno.
Lancio un appello a Claudio Martelli, che dirige il nuovo Avanti!, salvi la storia del suo partito».
 

Ultimo aggiornamento: 21:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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