Venezia. Bus a fuoco, i pendolari: «Noi, "prigionieri" di una città spezzata. Vogliono farci la multa per divieto di sosta, intollerabile»

«I vigili urbani hanno fotografato le nostre auto dicendo che saremo multati per divieto di sosta», hanno denunciato alcuni degli automobilisti fermi in coda

Sabato 22 Aprile 2023 di Tullio Cardona, Alvise Sperandio
I pendolari in attesa

VENEZIA - Tutti bloccati. A Piazzale Roma da una parte, ai Pili dall'altra. L'incendio del bus sul Ponte della Libertà ha spezzato la città in due: una giornata infernale per migliaia di persone. A Piazzale Roma i pendolari hanno aspettato ore prima che il traffico tornasse lentamente a normalizzarsi, partendo dalle 16.30, quando i primi mezzi dell'Actv hanno fatto capolino nel piazzale.

Le gente, in attesa, si è disposta ordinatamente lungo le diverse corsie. Qualche tassista si è dato da fare per spiegare la situazione ad alcuni di loro, specialmente a coloro che dovevano imbarcasi in aereo al Marco Polo. La corsia dedicata, quella dell'Aerobus, era colma di gente e di trolley. Alcuni sono corsi lungo il ponte della Costituzione per acchiappare al volo qualche treno per Mestre, e da qui, salire su di un taxi in direzione aeroporto. Altri sostavano visibilmente preoccupati.

Ore di attesa, aerei persi

«Abbiamo finito le vacanze a Venezia - racconta Adalia, turista tedesca con marito e due figli adolescenti - Abbiamo l'aereo tra due ore, ma qui è tutto è fermo e non sappiamo se ce la faremo. Aspettiamo lo stesso, casomai cercheremo di cambiare biglietto e compagnia aerea per raggiungere la Germania». Corban, di nazionalità greca, è da solo con un trolley immenso colmo di scritte adesive: «Devo andare a Parigi e poi a Londra - racconta - Cosa è successo? Perché l'autobus non c'è?». Glielo spieghiamo anche mostrando un video. «Terribile - commenta - Per fortuna non ci sono feriti. Non so se riuscirò a prendere l'aereo che ho prenotato e sono in ansia perché in Francia mi stanno aspettando e c'è chi viene a prendermi all'aeroporto. Ora dovrò fare un giro di telefonate e spiegare il ritardo. Succede spesso in Italia che gli autobus prendano fuoco?». Nonna Sonia è agitata e preoccupata: «Devo tornare a Mestre a prendere mio nipote dall'asilo. Ho chiamato un'amica perché mi sostituisca e poi l'asilo, perché glielo consegnino tranquillamente, anche se lei non è nella lista che hanno le operatrici. È un caso di necessità. I genitori sono al lavoro e non possono proprio muoversi». Anche Ginevra dovrebbe raggiungere al più presto Mestre: «Ho una visita specialistica al policlinico San Marco - è il suo racconto - Già mi è toccato rinviare una volta. Anche se passerà l'orario prenotato, ci vado lo stesso. Spero di trovare qualcuno e che riesca comunque a fare l'esame prescritto».
«Prima o poi qualche autobus arriverà - mormora fatalista Emma - Devo tornare a Zelarino. Dopo una giornata di lavoro non mi aspettavo una faccenda del genere. Sto aspettando da 45 minuti, con il sole che mi picchia sulla testa. Ma altro non si può fare». C'è chi cerca sollievo nei piccoli bar posti sui giardinetti, con lo sguardo attento sul piazzale, altri, soprattutto giovani studenti, zainetto a terra, si siedono sui gradini in pietra e su qualunque struttura adatta. Quasi tutti hanno il cellulare il mano, per avvertire del ritardo o per passare il tempo passando in rassegna i videogiochi. Quando, verso le 16.30, arrivano i primi autobus dal ponte della Libertà, è un assalto. Non ci stanno tutti. L'autobus, zeppo all'inverosimile, si incolonna e si ferma, spegnendo il motore. Alle 18.30 il disagio si avverte ancora, con l'aumento dei passeggeri in attesa, quasi un pubblico da stadio che affolla il piazzale. I mezzi Actv partono a rilento ed il disagio accresce e si prolunga fino a sera.

Multe per divieto di sosta: la polemica

Dall'altra parte del ponte, non sono mancate le tensioni. «I vigili urbani hanno fotografato le nostre auto dicendo che saremo multati per divieto di sosta», hanno denunciato alcuni degli automobilisti fermi in coda nel grande rondò di San Giuliano che presto si è paralizzato in entrambe le direzioni. Il primo in assoluto, in testa alla lunghissima fila, quasi all'imbocco del cavalcavia dove le pattuglie coi lampeggianti blu si sono fermate, si sfoga: «Mi sono rifiutato di firmare il verbale, mi hanno persino tolto tre punti. Secondo loro avrei dovuto sgombrare la corsia andando a rimettermi in coda alla fine della rotatoria. Ma io non sono stato d'intralcio a nessuno, qui ci passano due tir insieme», le sue parole. «È intollerabile - gli ha fatto eco più indietro, un medico diretto all'ospedale Civile di Venezia - Sono venuti a dirci che dobbiamo andarcene, che hanno preso la targa e riceveremo la contravvenzione. Ma stiamo scherzando? Prima mi hanno aspettare ai Pili, poi mi hanno deviato a San Giuliano, adesso pretenderebbero che tornassi indietro un'altra volta. La macchina è a bordo strada e non ostacola proprio nessuno». L'attesa si è protesa per ore. C'era chi doveva tornare a casa, in centro storico. Chi avrebbe dovuto attaccare al proprio turno di lavoro e ha dovuto avvisare che non sarebbe mai arrivato. Chi andava a prendere i figli al Tronchetto alla fine della gita scolastica. Fermo anche il tram, con tutti i passeggeri a terra. «Ma perché non fanno passare sull'altra corsia del ponte, a senso alternato?», la lamentela di una signora. «La città è in ginocchio», un'altra. Intanto i mezzi di soccorso hanno continuato ad andare e venire. I suoni delle sirene si sono fatti continui. Dopo un'ora dal blocco totale, hanno fatto capolino i carroattrezzi gialli diretti sul luogo dell'incendio per portare via la carcassa dell'autobus. «Speriamo si muova qualcosa, perché siamo qui senza sapere cosa stia succedendo e quanto dobbiamo ancora aspettare», hanno aggiunto altri automobilisti scesi dalle auto. Tra loro anche una coppia di giovani con due figli di pochi mesi, ciascuno in braccio a un genitore, riparati da una copertina. «Siamo partiti stamani da Viterbo per trascorrere a Venezia il ponte del 25 aprile. La vacanza non è iniziata nei migliori dei modi. Ma non vogliamo perdere il sorriso. La cosa più importante è che non ci siano stati feriti o morti». 

Ultimo aggiornamento: 21:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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