Auto in Canal Grande a Venezia: quel progetto per asfaltarlo del 1926

Giovedì 25 Novembre 2021 di Pieralvise Zorzi
Auto in Canal Grande a Venezia: quel progetto per asfaltarlo del 1926
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Nel 1926, tre professionisti visionari proposero una sopraelevata che raggiungesse il Lido. Sotto, barche e gondole sopra, filovie e mezzi a motore. Ma rimase solo sulla carta.

Che dalla caduta ai giorni nostri Venezia abbia scatenato le fantasie di chi voleva introdurre il progresso nella città acquatica trasformandola in metropoli percorribile con moderni mezzi di locomozione, è cosa nota. Non è colpa di Marinetti e della sua voglia di asfaltare il Canal Grande: si comincia prima, a fine 800.

Nel 1872 si scatena il Senatore conte Luigi Torelli, che nel 1848 aveva scalato le guglie del Duomo di Milano per porre il Tricolore nelle mani della Madonnina.

Venezia, i progetti più strani

Il suo progetto ardimentoso è costruire una strada pensile sulla Riva degli Schiavoni fino ai Giardini, a loro volta uniti all'Isola di Sant'Elena dove sarebbe sorto un bacino per spettacoli nautici. La strada, larga otto metri, sarebbe salita in dolce declivio fino a 4 metri di altezza, sostenuta da seicento colonne di ghisa fino all'odierna Via Garibaldi nella parte più estrema di Venezia, quella che guarda il Lido. Da lì si sarebbe ricongiunta al nuovo circuito attorno ai Giardini e a Sant'Elena, formando un corso per le carrozze lungo ben tre chilometri. Il buon Senatore aveva previsto tutto, i finanziamenti, gli alloggi per i cavalli, la sicurezza, il reddito dell'allevamento di pesci e mitili nel bacino, perfino le obiezioni dei veneziani, concludendo con entusiasmo che mai gli antichi Veneziani, nella loro lunga storia, si erano opposti ad alcuna novità per ardita che fosse stata. Invece non se ne fece nulla ed le carrozze rimasero in terraferma.

Asfaltare il Canal Grande

Devono aver ben conosciuto questo progetto i tre torinesi che nel 1926 proposero la Via Massima Imperiale dell'Adriatico. Il progetto, che non è esagerato definire pazzesco, presentava, con un rendering di belle illustrazioni acquarellate, la continuazione del Ponte della ferrovia, non ancora Ponte Littorio, in una sopraelevata su tutto il Canal Grande raddoppiando quindi il traffico in acqueo e automobilistico, con ampi raccordi pedonali per i luoghi di maggiore interesse, arrivando al Lido. Nientemeno. Una delle tavole del progetto, che nella visualizzazione si ispira a quella famosissima di Jacopo De'Barbari, mostra auto, autobus e pedoni che scorrazzano allegramente mentre sotto di loro continua il consueto passeggio di gondole e altre imbarcazioni. In un angolo troneggia orgogliosamente anche un Gonfalone dove però il Leone regge con un'espressione perplessa il Libro che reca scritta non la celebre frase Pax Tibi... bensì le parole IV Annuale poi un fascio littorio e infine Per la più grande Venezia. E quindi si immaginavano un bel viadotto... In un'altra tavola infine viene specificato che in alternativa si passerà sopra i tetti delle case di Cannaregio e di Castello... Insomma, le pensano proprio tutte. Principale autore del progetto, n signore che... per il proprio biglietto da visita doveva utilizzare un formato gigante. Il cartoncino recitava così: Cavaliere Carlo VIsetti Comm.m.p. Corona Italia - Cittadino benemerito del comune di Montanaro-Cavaliere al merito del lavoro (Edilità)-Cavaliere nell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro - Eques Ordini Sancti Silvestri papa e Presidente della Scuola i.commerciale. Insomma, una presentazione chilometrica per di più tutto in caratteri maiuscoli! Insieme a Visetti, un vero visionario, collabora un professionista come l'ingegner Corrado Meano specializzato in chiese: nel '26 disegna ad esempio quella delle Stimmate di San Francesco d'Assisi a Torino. Infine c'è l'ultimo del terzetto, Giovanni Devecchi, che appare nell'Annuario Generale d'Italia dell'epoca come impresario di Trasporti. Ma anche questo progetto divenne lettera morta.

I progetti

Se tutto era iniziato negli ultimi anni dell'Ottocento, con lo sviluppo industriale e una nuova organizzazione urbanistica, po si proseguirà per altre strade: nel 1926 con l'inclusione dei municipi di Mestre, Favaro, Chirignago e, grazie a Eugenio Miozzi, con il raddoppio stradale del Ponte della Libertà e la realizzazione dei ponti degli Scalzi e dell'Accademia. Una storia di progetti bizzarri o anacronistici proseguita negli anni come la proposta di portare le rotaie fino alle Fondamente Nove; far continuare il ponte ferroviario dalla terraferma fino a San Giorgio Maggiore passando per la Giudecca fino al recentissimo dibattito sulla sublagunare e alla metropolitana sotto il Canal Grande. Progetti animati dalle migliori intenzioni, ma che sono rimasti tutti sulla carta. Con buona pace dei veneziani. E del mondo.

Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 10:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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