PORDENONE - «Ho perdonato chi mi ucciderà, fatelo anche voi». Don Loris Vignandel era certo di morire quando nella notte ha lanciato sui social il messaggio con cui chiedeva perdono per "le mancanze”. I terroristi verso le 3 di notte stavano incendiando la chiesa e la canonica dove si erano rifugiati il friulano don Loris con il portogruarese don Lorenzo Barro. «Stanotte sono passati da queste parti gli "insurgentes" - ha spiegato don Loris - Hanno bruciato la chiesa, i due lar, le case dei padri e delle suore, il centro de saúde, alcuni magazzini. I laristi già erano andati via ieri. Non tutte le lariste ci sono riuscite... All'inizio degli spari, irmã Eleonora ha preso le meninas ed è fuggita con loro nel mato, cioè nella foresta. Anche irmã Angeles é riuscita a scappare (anche se era stata afferrata da dietro) con le aspiranti. Purtroppo, uno dei primi spari ha preso suor Maria al volto: per lei non c'è stato niente da fare, e già la sua salma sta andando verso Carapira per la sepoltura». Nel frattempo i due preti della diocesi di Concordia - Pordenone si erano nascosti in camera.
«Stanno incendiando la casa, se non vi risentito approfitto per chiedere scusa delle mie mancanze e per dirvi che vi ho voluto bene» ha riportato don Loris sui social. Poi un racconto drammatico in diretta per spiegare quanto stava succedendo. «Io e don Lorenzo siamo rimasti zitti zitti in camera tutta la notte - ribadisce don Loris - Hanno bruciato tutto, sfondando tutte le porte. Tranne da noi. E la cosa ci insospettisce non poco: come mai e perché proprio le nostre due porte non sono state toccate? Pare evidente che le hanno appositamente evitate, perché sapevano: non c'è altra spiegazione. Stamattina è passata Angeles a farci sapere che già erano andati via. E così siamo usciti dalle nostre camere, increduli e contenti, ma anche tristi e diversamente sollevati: abbiamo ancora qualcosa da vivere».
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