Il pm non ha dubbi: «Maltrattava i bambini». La direttrice dell'asilo va a processo

Domenica 5 Giugno 2022 di Nicola Munaro
Un frame del video delle telecamere installate dai carabinieri

VENEZIA - Strattonamenti e prese per il collo. Urla, punizioni e il mandato di dare poco da bere per evitare continui cambi di pannolino. Poi l'invito alle sue colleghe insegnanti di fare anche loro così. E per i genitori che le chiedevano conto di quanto raccontato dai bambini, aveva «una versione preconfezionata delle risposte da dare». Per il sostituto procuratore di Trento, Marco Gallina, «una pluralità di condotte di violenza morale e talvolta anche fisica» nei confronti «dei propri alunni e in particolare della classe dei bimbi inferiore ai tre anni»: li «maltrattava». Sono queste le accuse riassunte nel capo d'imputazione da cui Elisa Barbara Stella, 52 anni, padovana ma residente a Mirano, già direttrice e insegnante dell'asilo Hoplà Iuhu di Mirano (Venezia), dovrà difendersi a novembre, quando comparirà di fronte al giudice dell'udienza preliminare per discutere la richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla procura trentina a inizio maggio.

LE DENUNCE
Sono dodici i bambini che, stando alle carte della procura, sarebbero stati maltrattati dalla direttrice di Hoplà Iuhu, rinomata nursery and primary English School (asilo e scuola primaria) di via Mariutto a Mirano, con rette che si aggiravano sui 600 euro al mese, più il costo dei pasti. Chiedendo il processo per la direttrice, il pm elenca i presunti abusi sui piccoli che le venivano «affidati ai fini educativi». Ecco allora i rimproveri con «frasi certamente inadeguate e riferimenti al fatto che i loro quaderni facessero schifo»; i rimproveri urlati davanti al viso dei bambini «non devi piangere, smettila di piangere» e la decisione di metterli nella «stanza della nanna senza nessuno a sorvegliarli, lasciandoli addormentare da soli per lo sfinimento». Ancora «imponeva che ai bambini venisse cambiato il pannolino pochi minuti prima» dell'arrivo dei genitori, «imponendo che i minori avessero raro accesso alle loro borracce in quanto non voleva facessero troppa pipì, perché la gestione era impegnativa».
Infine - oltre alle «risposte preconfezionate» - il time out: una «punizione» per i bimbi disobbedienti che venivano seduti sopra un banco in attesa del ravvedimento e delle scuse per quanto fatto».

ITER TRAVAGLIATO
I fatti contestati iniziano nel 2014 e arrivano fino al settembre 2019, quando vengono scoperte le telecamere installate dai carabinieri dopo i racconti di alcuni insegnanti.

La procura di Venezia aveva chiesto l'archiviazione ritenendo che non fossero emersi elementi sufficienti per un processo. I genitori dei bambini avevano presentato opposizione e il gip, studiando il caso, si era accorto di non poter decidere in quanto una delle parti offese era figlio di un magistrato. Il fascicolo era quindi passato a Trento dove la procura aveva rinnovato la richiesta di archiviazione, ma il gip aveva disposto il capo d'imputazione.

LA DIFESA
«Le procure - affermano i difensori della direttrice, gli avvocati Silvia Bernardinello e Tommaso Politi - muovono dal presupposto che il reato di maltrattamenti punisce condotte che assumono carattere illecito se protratte nel tempo e che acquisiscono carica offensiva rafforzandosi reciprocamente e concludono nel senso di non ravvisare nelle condotte tenute dalla indagata l'elemento oggettivo richiesto dalla fattispecie. Le procure precisano che condotte energiche che non travalichino in comportamenti significativamente prevaricanti non costituiscono maltrattamenti. Al giudizio delle procure - concludono - si deve ribadire che le dichiarazioni di otto testimoni escludono di aver mai assistito a comportamenti come quelli descritti dalle ex dipendenti o di aver riscontrato carenze di igiene o comunque anomalie».
 

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