Appello dell'Ascom ai negozianti: «Un "Amazon di città" per vendere online»

Mercoledì 18 Novembre 2020 di Elisio Trevisan
Appello dell'Ascom ai negozianti: «Un "Amazon di città" per vendere online»

Il commercio via internet è un disastro economico per i negozi, ma può essere anche un grande aiuto. Come sempre, quando le cose cambiano, e lo fanno anche repentinamente favorite in questo caso dalla pandemia, si può essere travolti ma si può provare a reagire. E, provando, si può scoprire che internet, appunto, può diventare un alleato. Per questo l'ex presidente dell'Ascom Confcommercio di Mestre, Doriano Calzavara, vuole condividere la propria esperienza e invita i commercianti del centro di Mestre a unirsi creando un'unica piattaforma di vendita in internet, trasformando piazza Ferretto e dintorni in un'unica grande piazza virtuale, un portale web che permette di accedere a tutti i negozi che si associano e di fare acquisti come se si fosse presenti fisicamente.


LA PROPOSTA
Come un Amazon di città, a patto quindi che in internet si trovi un vero centro commerciale e non una vetrina di botteghe, come Fai Centro, che non serve quasi a niente perché gli acquisti non si riescono a fare. Lo stesso invito lo vuole rivolgere anche ai colleghi del Valecenter a Marcon, del centro Porte di Mestre e della Nave de Vero a Marghera dove Calzavara ha quattro attività di vendita di prodotti naturali, sicuro che non scatenerebbe nuova concorrenza tra i centri della grande distribuzione in periferia e i negozi di vicinato del centro, perché sarebbero iniziative separate e complementari.
È leggendo delle continue chiusure di negozi in centro, e consapevole delle difficoltà in cui si trovano ad operare anche i centri commerciali, che Calzavara ha pensato di unire le forze. «La concorrenza vera non è quella del vicino di porta o di paese, ma dei giganti del commercio in internet che hanno approfittato della pandemia per crescere ancora di più», commenta l'ex presidente Ascom ed ex sindacalista della Cgil che ha aperto la sua prima attività commerciale nel 1993 al Valecenter: «L'economia va male. C'era stato un accenno di ripresa a macchia di leopardo tra giugno e agosto, ma per i prodotti non necessari, come l'abbigliamento o le calzature, l'ago dei conti e degli incassi non si è mosso di tanto. E a settembre si è riaperto il baratro con una nuova brusca frenata, tranne, appunto, per le vendite online».
Già ma le vendite online sono appannaggio dei giganti del web e della logistica. «D'accordo ma solo perché glielo lasciamo fare.

C'è spazio per tutti. Io da tempo ho aperto il mio negozio virtuale, con 10mila euro per la costruzione e 5mila euro l'anno per la gestione, la cosa funziona. Io sono piccolo e la percentuale del venduto online è ancora molto piccola ma stringo rapporti con nuovi clienti che, poi, vengono anche in negozio per consigli, altri acquisti o solo per cambiare un prodotto o anche solo mi telefonano. In 48 ore, ad ogni modo, io ricevo l'ordine e lo consegno attraverso il corriere delle Poste. E, sono sempre più convinto, la strada è segnata, nei prossimi anni la percentuale si sposterà sempre più verso l'e-commerce ma questo non significa che i negozi fisici spariranno. Chi saprà organizzarsi avrà ancora un futuro».


L'APPELLO
Forse dipende dalla tipologia di merce che si offre, l'abbigliamento, ad esempio, è sempre più difficile proporlo nei negozi. «Vero ma per questo lancio l'appello ad unirsi. Se si riesce a creare una vera piazza virtuale o un vero centro commerciale virtuale, dove è facile acquistare qualsiasi cosa presente nei negozi fisici, allora anche quelli di abbigliamento troveranno il loro spazio e avranno ancora un senso. Di sicuro indietro non si torna più, altrimenti si muore, e le piattaforme di città, che garantiscono un sito e una logistica comune (e quindi anche meno costosa) per tutti i negozi che partecipano, sono la risposta alla crisi».
 

Ultimo aggiornamento: 12:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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