VENEZIA - Meno gente accalcata dietro le transenne, ed è
tutto da vedere se è stata la paura di attentati e quegli
inquietanti massi di cemento anti-Nizza a scoraggiare il pubblico. Un clima più composto, quasi mesto, perché la
vicinanza temporale con quanto è successo in Centro Italia
non consente di non ricordare che troppa gente è morta sotto
le macerie del terremoto e che molta altra non ha più
niente. Ma i lustrini non sono mancati e se più di qualcuno,
a partire dal presidente della Biennale Paolo Baratta ha lasciato
lo smoking in armadio perché senza cena di gala il black tie
non aveva più ragione, tanti altri (soprattutto tante) hanno
sfoggiato mise da grande soirée.
Venezia 73 è iniziata su questo duplice binario, quello dei toni un po’ dimessi e quello comunque della festa, perché mai come quest’anno, dopo tanti anni, sulla laguna si sono riaccesi i riflettori ed è aumentata l’attenzione soprattutto da parte degli stranieri, americani in testa, al punto da non temere (quasi) più la concorrenza del festival di Toronto e di guardare con un po’ di orgoglio anche Cannes.
Ultimo aggiornamento: 10:54
© RIPRODUZIONE RISERVATA Venezia 73 è iniziata su questo duplice binario, quello dei toni un po’ dimessi e quello comunque della festa, perché mai come quest’anno, dopo tanti anni, sulla laguna si sono riaccesi i riflettori ed è aumentata l’attenzione soprattutto da parte degli stranieri, americani in testa, al punto da non temere (quasi) più la concorrenza del festival di Toronto e di guardare con un po’ di orgoglio anche Cannes.