«Gli animali hanno un'anima», Ermenegildo Fusaro il monsignore teologo in anticipo sui tempi

Lunedì 19 Ottobre 2020 di Alberto Toso Fei
Ermenegildo Fusaro visto da Matteo Bergamelli
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Ermenegildo Fusaro (1914-2002) sacerdote, teologo degli animali

Moltissimi veneziani lo ricordano ancora, lungo e stretto dentro la sua tonaca nera piena di bottoncini e un berrettino alla don Camillo, mentre in campo dei Frari sbriciolava del pane attorniato da una nube di piccioni svolazzanti, oppure teneva in braccio un gatto randagio davanti alla “sua” San Rocco, chiesa della quale fu rettore – oltre che cappellano della contigua Scuola Grande – per quasi cinquant'anni. Al suo ministero e agli animali monsignor Ermenegildo Fusaro dedicò tutta la vita, al punto da teorizzare teologicamente l'esistenza dell'anima nei “fratelli più piccoli”, come li definiva San Francesco, che con San Rocco e Sant'Antonio Abate sono fra i protettori degli animali.

Don Fusaro diceva anche molto di più: che la salvezza degli uomini passa anche attraverso l'intercessione degli animali, umili creature senza peccato, e che un giorno li avremo tutti ritrovati in Paradiso con noi.

Una posizione forte e decisa, che per anni creò un certo subbuglio anche all'interno del clero, ma che il monsignore affermò sempre con incrollabile dolcezza, ammettendo gli animali in chiesa e riportando in auge la loro benedizione nella ricorrenza di sant'Antonio Abate: quel giorno il campo antistante San Rocco si trasformava in una distesa di pellicce e piume; erano decine e decine i veneziani che gli portavano i loro piccoli amici. Nato a Marcon (nell'entroterra veneziano) nel 1914 in una famiglia di contadini, crebbe durante la prima guerra mondiale e negli anni successivi sotto l'egida delle “quattro effe”, come lui stesso le definiva: freddo, fame, fagioli, e figli; “ma l'affetto profondo dal quale ero circondato, la fede e l'unione della mia famiglia – ricordò nel corso di una intervista per una trasmissione Rai condotta da Sandra Milo (ma ebbe diverse altre partecipazioni, fra cui una in studio con Antonella Clerici) – e soprattutto la presenza degli animali si trasformarono in una memoria profondamente sentita. Per questo ho voluto fare degli animali il centro dei miei affetti”.

Uomo di cultura, predicatore efficace, scrittore di numerosi libri – più di trenta – di carattere ascetico, pastorale e apologetico (tutti riediti e distribuiti gratuitamente dall'Associazione “Monsignor Ermenegildo Fusaro”, nata dopo la sua morte per mantenerne vivo il pensiero), Fusaro fondò nel 1972 la Lega nazionale di San Francesco d'Assisi, a favore della natura e degli animali. Negli anni immediatamente precedenti aveva ricevuto il “Premio Bontà” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e il “Premio Nazionale di Cultura”, oltre all'onorificenza di Commendatore al merito della Repubblica. Ordinato sacerdote nel 1938 dal Patriarca Adeodato Piazza dopo aver studiato al Collegio Salesiano Astori di Mogliano Veneto, si laureò in lettere all'università di Padova nel 1946, svolgendo nel frattempo il suo ministero a Chirignago (dal 1938 al 1943) e poi a San Samuele come vicario, per undici anni. Nel 1953 ricevette l'incarico di cappellano della Scuola Grande di San Rocco e rettore della chiesa omonima, che sostenne per un cinquantennio. Entusiasta, sacerdote innamorato del suo essere prete e riferimento per moltissime persone lungo i decenni, è ricordato ancora per le sue omelie forbite e calorose, nelle quali prospettava un mondo soprannaturale molto più bello di quello conosciuto, per accedere al quale gli animali erano dei “facilitatori di passaggio” e dei guaritori di alcune malattie della psiche, nel loro essere portatori di gioia.

Visse un primo momento di grande passione e notorietà quando nel 1949 accompagnò la statua della Madonna Pellegrina in ogni paese d'Italia, in segno di ringraziamento per la fine della seconda guerra mondiale. Secondo una versione che sfocia nella leggenda, in quell'occasione chiese alla Vergine di poter portare a termine il pellegrinaggio, dal momento che aveva la salute malferma e un solo polmone. Fu accontentato, perché visse altri 53 anni, spegnendosi dopo una breve degenza in ospedale il 7 febbraio 2002. Aveva 88 anni, trascorsi quasi per intero ad amare la natura e tutte le creature di Dio, che volle proteggere dalla noncuranza dell'uomo cercando di raggiungere – come spiegò – “una nuova comprensione per l'umanità, una vera comprensione d'amore”.

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