Ambrogio Bembo, viaggiatore "esotico" tra India e Persia nel Seicento

Lunedì 6 Aprile 2020 di Alberto Toso Fei
Ambrogio Bembo visto da Matteo Bergamelli
Ambrogio Bembo (1652-1705) - militare, viaggiatore e archeologo

Visitò la Persia, l'India, Conga, Goa e San Tomè, località che raccontò in un suo personalissimo “Milione”; si arruolò giovanissimo nella marina militare della Serenissima (per diventare in età avanzata Provveditore all'Arsenale) e fu un grande appassionato di archeologia. Perché Ambrogio Bembo fu venezianissimo di nascita e nelle passioni: per i viaggi, per le armi, per l'arte.

Figlio di Francesco Bembo e di Caterina Corner (solo omologa della più celebre regina di Cipro), nacque a Venezia il 10 marzo 1652 e prima ancora di compiere diciotto anni era già in servizio a bordo della nave di un comandante di squadra della marina militare veneziana. Erano le prime settimane del 1670, e il gusto del mare e dell'avventura ebbero la meglio sulla necessità, per un giovane nobile come lui, di prepararsi per la vita politica e pubblica della città. Così, il 17 agosto 1671 si imbarcò sulla “Confidenza” al seguito dello zio Marco, che si apprestava a raggiungere la Siria dove avrebbe assunto l'incarico di console.

Ad Aleppo, dopo aver sostato a Tripoli, a Zante e Cipro, si fermò per più di un anno, dando libero sfogo alla sua curiosità e alla sua voglia di scoperta. Ma ad un certo punto quel luogo iniziò a diventare stretto, per la sua sete di conoscenza e d'avventura, e approfittò del passaggio in città del francescano portoghese Giovanni di Seabra della Trinità per recarsi con lui in India. Visitò Congo (forse da identificarsi con la tolomaica Conga, città sulle rive del Gange), il Moghul, Goa, San Tomè e, dopo circa un altro anno trascorso in viaggio, prese la via del ritorno.

Raggiunse la Persia nel giugno del 1674 (aveva allora 22 anni) e vi si stabilì per quattro mesi, trascorsi ad ammirare le rovine di Persepoli e di Naqsh-i Rustam e dando così inizio a una passione per l'archeologia che durò per tutta la vita e per la quale fu conosciuto a Venezia anche negli anni successivi. A Isfahan fece un nuovo incontro, destinato a portarlo verso una nuova avventura: vi conobbe infatti il disegnatore Guglielmo Joseph Grelot, che era al seguito di un celebre connazionale viaggiatore, Jean Chardin, e con lui attraversò il Kurdistan e l'Arabia, finendo per imbarcarsi ad Aleppo il 30 gennaio 1675 assieme allo zio, che nel frattempo aveva terminato la sua missione in Siria.

A Venezia fece diventare questa sua esperienza un diario di viaggio, dichiaratamente ispirato al “Milione”, al quale diede il titolo di “Viaggio e giornale per parte dell'Asia di quattro anni incirca fatto da me Ambrosio Bembo nobile veneto”. Oggi rimangono solo delle parti dell'opera intera: l'India in particolare vi è rappresentata come un mondo favoloso, strano, condito di ogni distorsione tipica dell'epoca e dell'esotismo europeo, portato a esagerare e rimarcare gli aspetti più singolari a sfavore di una descrizione veritiera dei costumi di quelle popolazioni lontane. Il volume in effetti rimase conservato in forma manoscritta presso alcune famiglie veneziane ma non conobbe mai la pubblicazione. Le descrizioni delle rovine persiane e di quelle greche gli meritarono invece la notorietà come conoscitore di aspetti legati all'antichità e all'archeologia.

A ventotto anni, nel 1680, riprese la carriera marinara trascorrendo quattro anni come governatore di nave e successivamente come governatore straordinario di navi. Il 10 dicembre 1684 mosse con quattro navi verso Cattaro per un'azione dimostrativa a sostegno del provveditore generale Valier, ma le burrasche lo costrinsero a rinunciare all'impresa, e nei due anni successivi fu impiegato perlopiù in missioni d'appoggio. Nel 1686 fu mandato a Corfù come provveditore, ma già l'anno successivo fu chiamato a difendersi da alcune gravi accuse di usurpazione di potere, di violenza e di concussione, che gli erano state mosse dai capi della comunità isolana.

Da questo momento il giovane viaggiatore intrepido, l'appassionato di archeologia e l'assetato di avventura entrò un po' nell'oblio, si spense, rimase nell'ombra del suo ruolo militare, unica attività che proseguì con un certo successo. Il 27 luglio 1697 fu eletto provveditore all'Armar e il 15 settembre 1703 provveditore all'Arsenale. Morì a 53 anni, il 4 giugno 1705.
Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 14:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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