Madri Parallele, la 78 esima Mostra del Cinema di Venezia apre affidandosi a Pedro Almodovar

Martedì 20 Luglio 2021 di Adriano De Grandis
Madri Parallele, la 78 esima Mostra del Cinema di Venezia apre affidandosi a Pedro Almodovar

Riecco Pedro.

Due anni dopo. E probabilmente grazie a quel Leone alla carriera, che il direttore della Mostra Alberto Barbera e la Biennale gli hanno consegnato nel 2019. In quella data c'è stata la richiesta e la speranza di avere il suo prossimo film come apertura della Mostra. Ed eccolo qua. Pedro Almodóvar aprirà, il 1° settembre, la 78. Mostra con il film Madres paralelas, un altro colpo messo a segno da Venezia, strappando un regista notoriamente legato a Cannes, nonostante la sua folgorante carriera abbia trovato il primo vero successo internazionale al Lido nel 1983 con Donne sull'orlo di una crisi di nervi (premio alla sceneggiatura), preceduto sempre in laguna da L'indiscreto fascino del peccato, anche se da allora è poi tornato solo due anni fa per il premio alla carriera.


NUOVE MADRI

Madres paralelas racconta di Janis e Ana, che condividono la stanza di un ospedale, dove stanno per partorire. Sono single, di fronte a un evento non programmato. La prima è di mezza età e vive l'attesa con grande entusiasmo; l'altra, ancora adolescente, non nasconde invece il proprio tormento. Inizieranno a conoscersi, ma il destino le metterà a dura prova. Spiega il direttore Barbera: «Sono grato a Pedro Almodóvar per averci offerto il privilegio di aprire la Mostra del Cinema con il suo nuovo film. Un graditissimo ritorno a Venezia in Concorso per il nostro Leone d'oro alla carriera nel 2019». Gli fa eco il regista spagnolo: «Trentotto anni dopo Donne sull'orlo di una crisi di nervi vengo chiamato a inaugurare la Mostra. Non riesco ad esprimere la gioia, l'onore e quanto questo rappresenti per me senza cadere nell'autocompiacimento. Sono molto grato al festival e spero di esserne all'altezza». Il film, in Concorso, vede tra gli interpreti Penélope Cruz, Milena Smit, Israel Elejalde, Aitana Sánchez-Gijón.


IL POST-FRANCHISMO

Regista chiave della Spagna post-franchista, interprete corrosivo della movida madrilena, è stato chiaro fin da subito che Almodóvar avrebbe lasciato il segno, in una società e un cinema che stavano uscendo da una dittatura durissima, scatenando provocazioni e libertà sessuali fino allora represse. Da Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio fino a Dolor y gloria, il suo percorso artistico è stato segnato dalla commedia e dal mélo più struggente, in film come La legge del desiderio, Tutto su mia madre, Parla con lei, Volver Tornare, Julieta, dove la maturità ha poi sopito le esuberanze giovanili, portando il regista a interrogarsi su memoria, rimpianto, morte. Resta uno dei fondamentali registi del cinema degli ultimi 40 anni.


LE DONNE SU TUTTI

Dall'irruzione in un convento di suore, scatenando l'ilarità, l'oltraggio a una società conservatrice ha sempre rappresentato la sua fase iniziale, con lavori spesso sgangherati ma vivi, dove un'estetica pop e barocca andava di pari passo con storie liberamente screanzate. Almodóvar, che ama vezzosamente firmare i film con il solo cognome, ha descritto un mondo agitato e trasgressivo, dove le donne hanno sempre ottenuto lo sguardo più nobile, l'affetto più sincero e la forza di portare avanti il mondo, come accade anche nel film che inaugurerà la Mostra. Premiato più volte, capace di costruirsi un gruppo attoriale amico e fedele (Carmen Maura, Marisa Paredes, Penélope Cruz, Victoria Abril, Javier Bardem e Antonio Banderas), oggi 70enne ha un occhio meno spavaldo e iconoclasta, pur restando un autore che auspica una società libera da pregiudizi, soprattutto sessuali.

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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