Giovanni Battista Agnello, l'alchimista della regina Elisabetta e la ricerca dell'oro

Lunedì 16 Gennaio 2023 di Alberto Toso Fei
Agnello nell'opera di Matteo Bergamelli

VENEZIA - Sottopose alla regina Elisabetta (la prima, quella vissuta nel Cinquecento...) un piano per rimediare alla scarsità di monete di piccolo conio e per immettere in circolazione dei testoni (una valuta allora corrente) in piombo. Era il 1539: tre anni prima Giovanni Battista Agnello era stato l'autore del secondo libro scritto in italiano mai pubblicato in Inghilterra; si trattava de l'Esposizione sopra un libro intitolato Apocalypsis spiritus secreti, un testo ricco di citazioni di varie opere di alchimia. Di Giovanni Battista Agnello sappiamo questo: che era veneziano, che era un alchimista e che fu al servizio della regina Elisabetta.
Che fosse nativo di Venezia lo dichiarò lui stesso all'interno del volume, nel quale si presentò come Giovanbatista Agnello Venetiano. Per il resto, non si sa quando e dove sia nato, dove sia morto e quale volto avesse. Nemmeno in quale momento preciso arrivò in Inghilterra, sebbene alcune fonti spieghino come si recò a Londra con altri uomini di sapere che avevano abbracciato il protestantesimo.
La sua vita londinese fu comunque legata all'alchimia e all'oro: visse nella parrocchia di Sant'Elena, nel distretto di Bishopgate, dove teneva una dangerous blast furnace, un pericoloso forno per la fusione.

Ma in breve tempo riuscì a crearsi una fama di persona industriosa e capace, al punto che Michael Lok - uno dei finanziatori dei viaggi del navigatore Martin Frobisher.

impegnato nella scoperta del passaggio a Nord-Ovest per conto della “Compagnia del Catai” - gli diede segretamente un campione di minerale che Frobisher aveva prelevato dall’Isola di Baffin, nell’artico canadese, nel corso della sua prima spedizione, avvenuta nella seconda metà del 1576.
La maniera con la quale Lock intuì che il minerale potesse contenere oro è a dir poco rocambolesca: la sua seconda moglie, Margery Perient (vedova di un altro veneziano residente a Londra, Cesare Aldemare), ebbe in dono da Frobisher una pietra nera portata da oltreoceano. La donna gettò per errore la pietra nel fuoco: una volta che la fiamma si spense, questa mandò dei bagliori dorati che spinsero Lok a farla analizzare prima da alcuni orafi inglesi, che gli dissero che si trattava di metallo senza alcun valore, e poi - non pago - all’alchimista veneziano, senza dirgli inizialmente nulla sulla provenienza di quella pietra.
Agnello isolò dal minerale una notevole quantità d’oro e propose egli stesso - tra gennaio e marzo del 1577 - di inviare una seconda spedizione volta alla raccolta di ulteriori campioni di minerale. Rispetto ai dubbi di Lok sulla veridicità delle sue affermazioni - che andavano a contraddire le prime analisi - Agnello rispose all’inglese, in italiano, che “Bisogna sapere adulare la natura”. Alla fine il veneziano entrò in società con Lok e un altro inglese, Sir John Berkley, che si impegnarono a versargli 30 sterline per ogni tonnellata di minerale dal quale avrebbe estratto l’oro. Anche i dubbi sull’effettiva capacità di Agnello di contribuire all’impresa furono dissipati da ulteriori analisi, che confermarono ciò che l’alchimista aveva già sancito: quello riportato a Londra dall’isola di Baffin era oro purissimo.
Martin Frobisher effettuò un secondo viaggio tra maggio e settembre del 1577, questa volta condotto più per la ricerca dell’oro che per la scoperta del passaggio: furono raccolte duecento tonnellate di minerale, in parte depositate perfino nella Torre di Londra. Fu allora che ad Agnello fu affiancato George Wolfe, un alchimista inglese: i forti dissidi nati tra i due spinsero Lok e Berkley a estromettere Agnello, malgrado a lui si dovesse il merito di aver scoperto l’oro in un minerale ritenuto inutile. Fu una mossa che non portò fortuna ai due investitori: un terzo viaggio si concluse nell’insuccesso e con gravissime perdite, forse per aver sbagliato isola dalla quale estrarre il minerale; Lok stesso finì rovinato dalle successive cause legali.
Giovanni Battista Agnello sopravvisse a questa débacle, ma da allora le sue tracce si persero nelle pieghe della storia. Diversi anni più tardi, nel 1623, il suo libro di quasi sessant’anni prima fu tradotto in inglese col titolo di “A Revelation of the Secret Spirit”.

Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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