VENEZIA Per gli inquirenti era il «politico di riferimento della cosca Serraino». Le accuse a carico di Sebastiano Seby Vecchio, 47 anni, assistente capo della Polizia di Stato, da una decina d'anni alla Polfer di Venezia, tra la stazione di Venezia Santa Lucia e il compartimento di Mestre, sono gravissime.
Vecchio è finito in carcere con Antonio Serraino detto «Nino», Francesco Russo detto «Ciccio lo Scalzo», Antonino Fallanca e Paolo Russo alias «Zamburro». Secondo il procuratore Bombardieri e i sostituti della Dda Stefano Musolino, Sara Amerio e Walter Ignazitto, il clan assicurava a Vecchio «consistenti pacchetti di voti in occasione delle elezioni» e lui «sfruttava il ruolo di consigliere e assessore comunale per garantire favori ai membri della cosca di appartenenza e agli esponenti di altre articolazioni della ndrangheta reggina».
Il politico e poliziotto arrestato, sospeso dal servizio per precedenti provvedimenti disciplinari, avrebbe assicurato «protezione ai sodali» e procurato «notizie riservate sulle indagini in corso». Il 47enne dal 2002 al 2007 era stato consigliere della Circoscrizione di San Giorgio, dal 2007 al 2010 era stato assessore alla Pubblica istruzione di Reggio Calabria e dal giugno 2011 all'ottobre 2012 consigliere comunale. Diversi i collaboratori di giustizia che hanno testimoniato quanto fosse collegato alla cosca Serraino, tanto da garantirgli il suo appoggio politico per oltre vent'anni. Questo nonostante, appena nominato assessore, qualcuno della cosca avesse deciso di bruciargli due auto. L'episodio cardine quello del 12 marzo 2010, quando Vecchio prese parte ai funerali del boss Domenico Serraino. Lui, allora, si giustificò spiegando che a quella funzione c'erano diversi suoi parenti. Per la procura, però, quella presenza fu motivo di vanto per la ndrina.