"Bastonata" in arrivo per chi ha più case a Venezia e le affitta ai turisti

Martedì 11 Febbraio 2020 di Maurizio Dianese
"Bastonata" in arrivo per chi ha più case a Venezia e le affitta ai turisti
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VENEZIA - La riforma delle affittanze turistiche, annunciata dal ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha avuto l'effetto di un sasso dello stagno a Venezia, dove il boom delle case vacanze è sotto gli occhi di tutti. In modo particolare, a sollevare dibattito, se non polemica (anche sui social), è la norma che prevede che la gestione di più di tre alloggi venga considerata come attività d'impresa, quindi con regime fiscale restrittivo e obblighi di legge come quelli delle aziende. Una disposizione figlia di un emendamento presentato da Nicola Pellicani deputato Pd, poi ritirato per lasciare al governo la leva legislativa per intervenire a regolamentare il settore. Assist ricevuto appunto da Franceschini.

L'ORIGINE
«Sì, è vero - spiega Pellicani - sono partito per primo perché pensavo alla mia Venezia invasa dai turisti e mi pareva necessario gettare un sasso nello stagno delle affittanze turistiche perchè fa parte del problema dell'eccesso di turisti che sta portando la città al collasso. Regolamentare gli Airbnb vuol dire salvaguardare anche chi affitta casa e lo fa nello spirito di Airbnb, difendendolo da chi invece lo fa in modo imprenditoriale, affittando dozzine di appartamenti. Ecco perché punto sulla necessità che siano i Comuni, a decidere sugli affitti turistici. Perchè, ad esempio, quando proponiamo che ci sia un tetto annuale di giornate, come fanno tante città in Europa, magari a Venezia è giusto che il tetto sia di 100 giorni e ad Agordo, tanto per dirne una, di 250 giorni all'anno. Lo stesso per le licenze: ogni Comune deve decidere un tetto massimo di licenze di affittanze turistiche ed è chiaro che a Venezia saranno poche perchè è una città storica che deve essere salvaguardata e a Mestre, tanto per non andare lontani, quel tetto può essere rivisto al rialzo. Mentre vedrei bene una norma generale, valida per tutta Italia, relativa al numero delle affittanze perché se qualcuno possiede dieci appartamenti e li affitta tutti, allora deve pagare le tasse come tutti coloro che fanno attività imprenditoriale nel turismo. Altrimenti è concorrenza sleale». 
«Il ministro Franceschini, - prosegue Pellicani - mi ha chiesto di ritirare l'emendamento per far confluire le mie proposte in un disegno di legge complessivo sul settore del turismo. L'emendamento che avevo presentato conteneva tre punti: il tetto massimo di licenze, il tetto massimo di giorni e il tetto massimo di case da affittare. Il ministro ha promesso entro la fine di questo mese una proposta di riordino complessivo del settore che metta un po' di ordine in questa giungla degli affitti turistici e che terrà conto delle mie proposte. Del resto questo è esattamente quello che si sta facendo o che si è già fatto nel resto d'Europa. Basti dire che Amsterdam ha messo un tetto massimo di 30 giorni all'anno, Madrid e Londra di 90, Parigi 120, Ginevra 70 giorni. Vuol dire che tutti si stanno rendendo conto che Airbnb permette un modo nuovo di viaggiare e di conoscere il mondo, ma anche che il trucco è dietro l'angolo». 

I DATI
Basti pensare che a Venezia oggi un turista ha a disposizione quasi 5 mila proposte di case in affitto, anche a mille 500 euro al giorno. Dagli ultimi rilievi veneziani su Airbnb (datati 2018, rilevati dall'Associazione veneziana albergatori) emergeva che l'host (il proprietario) più ricco a Venezia ha offerto 135 alloggi, tutti in centro storico. Il secondo ne ha pubblicati 98. Il terzo 90. Ben 1809 alloggi fanno riferimento a host che gestiscono più di 10 alloggi ciascuno, alcuni però riconducibili ad agenzie (alcune anche specializzate su Mestre). Tra gli host con indirizzo straniero, ne compare uno (Londra) che possiede 36 alloggi tra Dorsoduro, Castello, Santa Croce, San Marco e Cannaregio, oltre a uno al Lido). Un altro da Parigi ne gestisce 24. Poi ancora 14 di due host delle Mauritius, 6 a San Francisco, 7 Chicago, 5 Boston, 8+8 di altri due host da Londra, 13+6 Freiburg, 7 Barcellona e altri in Spagna, Francia, GB e Usa. A fine 2018 erano disponibili su Airbnb 8.025 alloggi, in crescita del 55,34% rispetto ad agosto 2016, in cui erano pubblicizzati 5.166 annunci. Se in Veneto compaiono in tutto 22.918 annunci, più di un alloggio su tre era a Venezia.

GLI ALBERGATORI
«Noi, con Federalberghi - commenta Claudio Scarpa, direttore dell'Ava) da tempo chiediamo di inserire dei paletti che distinguano quelle che di fatto sono delle vere e proprie imprese turistiche. Anche a tutela dei residenti che, per varie ragioni e per esigenze di reddito, hanno un appartamento e hanno bisogno di metterlo in affitto, si rende necessario mettere in evidenza chi invece degli affitti turistici ne fa una vera e propria attività imprenditoriale, anche molto redditizia. A Venezia ci sono privati che sono veri e propri imprenditori che affittano da 5 o 10 appartamenti fino addirittura a oltre un centinaio di alloggi. Queste realtà devono essere trattate a parità di condizioni degli albergatori. Ma vogliamo che chi ha uno o due appartamenti possa continuare ad affittarli, A tutela dell'integrazione al reddito. Nessuno vuole limitare la proprietà privata». 

I PROPRIETARI
Su tutt'altra linea Silvia Boselli, vicepresidente regionale dell'Aibbav (l'associazione dei bed & breakfast, che raccoglie circa 500 locatari di appartamenti per turisti: «Spesso - spiega - l'affitto turistico è l'unico modo per riuscire a restare a vivere a Venezia. E non è vero che la città si spopola per colpa nostra, semmai è vero il contrario. Nel 1951 il centro storico registrava 174.808 abitanti e nel 1996, ben prima dell'avvento dell'extra alberghiero, gli abitanti erano già ridotti a 69.906. Anzi, negli ultimi 10 anni c'è stato un rallentamento del calo dei residenti, proprio da quando lavoriamo noi, che siamo veneziani e che a Venezia vogliamo restare. Non sono le locazioni turistiche che impoveriscono la città, semmai arricchiscono l'economia locale».

«I veri rischi per il centro storico - aaggiunge - sono le multinazionali estere che trasformerebbero Venezia un unico grande albergo, facendo tabula rasa degli ultimi superstiti, senza lasciare alcuna ricchezza».

Ed è chiaro che il riferimento è alle catene alberghiere «che sono straniere e non pagano nemmeno le tasse in Italia e che recentemente si sono già fatta la legge a loro uso e consumo. E' la legge 20, che permette agli alberghi di ampliarsi in dependance che non hanno le caratteristiche del ricettivo».

Ultimo aggiornamento: 19:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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