«Nell'aeroporto di Venezia aria condizionata a singhiozzo. E hanno tagliato pure le pulizie»

Domenica 15 Agosto 2021 di Elisio Trevisan
Venezia, aeroporto
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VENEZIA-MESTRE - Il solleone di questi giorni è anche in aerostazione al Marco Polo di Tessera. All'interno della struttura, infatti, non si ha la sensazione di lasciare fuori l'afa ma di portarsela dietro, appena attenuata dall'impianto di condizionamento. «È proprio l'impianto che, probabilmente per risparmiare, viene acceso solo in certe fasce orarie», afferma Davide Visentin, segretario della Uiltucs: «E non è l'unico problema che i lavoratori devono affrontare ogni giorno, perché ne soffrono i viaggiatori ma ne pagano le conseguenze ancora di più i dipendenti che patiscono il caldo e devono rapportarsi con passeggeri nervosi e a volte aggressivi, ancora più stressati per colpa del caldo».

Passeggeri molesti, grido di allarme in aeroporto: insulti e botte al personale dei check-in

Il segretario della Uiltucs si riferisce in particolare agli impiegati di Triveneto Sicurezza, la società del gruppo Save che, con circa 470 persone, si occupa del controllo di persone, bagagli e merci al Marco Polo e al Canova di Treviso: da mesi protestano perché lo scorso marzo gli è stata tolta l'integrazione del Fondo Volo che spetta ai lavoratori aeroportuali, con una perdita di circa il 40% dello stipendio, mentre invece l'anno del lockdown gli era stata assicurata. «C'è gente che a fine mese prende 250 euro di stipendio, e altri che, per la differenza tra l'anticipo e la Cassa integrazione, alcuni mesi non prendono niente - continua Visentin -. E abbiamo pure l'impressione che la cassa integrazione non sia a rotazione ma colpisca sempre lo stesso 30% di organico che, durante questi mesi estivi, non può nemmeno fare le ferie».

Con l'aria condizionata che funziona a fasce orarie, nelle ampie sale dei check-in e dei varchi per il controllo dei bagagli a mano e dei passeggeri l'atmosfera in certi momenti si fa piuttosto calda e se un viaggiatore fa suonare l'allarme quando passa attraverso il varco, capita che si rifiuti in malo modo di essere perquisito perché c'è pure la fobia di venir contagiati.


Non è facile, insomma, lavorare in questo periodo anche perché, se è indubbio da un lato che la crisi pandemica ha causato perdite enormi che in Europa si aggirano sui 30 miliardi di euro nel 2020 e 29 miliardi nel 2021 per cui ci vorranno anni per tornare alla normalità, è vero anche che in aerostazione passeggeri ce ne sono ormai parecchi: non sono i 50 mila giornalieri del 2019 ma si avvicinano comunque ai 20 mila. «E invece, oltre ad accendere il condizionamento a singhiozzo, hanno tagliato pure le ore delle pulizie - afferma il segretario Uiltucs -, la scarpa uscita dal trolley di un passeggero è rimasta per settimane sotto a un radiogeno».


I Sindacati, poi, protestano anche perché l'ingresso 8 dell'aerostazione, l'unico attivo al primo piano in modo da poter controllare chi arriva e far entrare solo chi ha la carta d'imbarco, è stato invece aperto a tutti: la telecamera per la misurazione della temperatura è scollegata e il tavolino per i controlli è stato tolto, e così anche gli accompagnatori o chiunque altro, che non potrebbero entrare senza Green pass o tampone, lo fanno e infatti al bar subito dopo l'entrata, l'Airest di Save e Hachette è frequentato, oltre che dai passeggeri in attesa di partire, da accompagnatori, tassisti, autisti...


IN PRIMA LINEA

Fino a qui le rimostranze dei Sindacati riguardano la cosiddetta front line, la prima linea dove gli operatori sono a contatto con il pubblico. Segnalano, però, problemi anche nei settori riservati ai soli lavoratori: «I dipendenti Save non hanno le docce - afferma Ivano Traverso, segretario Cisl Trasporti -: mi riferisco agli operativi e agli addetti del settore merci che, specie d'estate, hanno bisogno di lavarsi, ma l'Azienda per risparmiare le tiene chiuse da circa un anno, altrimenti dovrebbe sanificarle ogni volta che vengono usate». Se i lavoratori degli handler, le società che garantiscono i servizi a terra per passeggeri e compagnie, le docce invece le hanno, anche loro come i colleghi di Save possono però accedere alla mensa solo se hanno il Green pass: «Sono 10 giorni che è preclusa e chi non ha il certificato di vaccinazione riceve un cestino che, però, deve consumare in piedi da qualche parte come nei cantieri edili degli anni Settanta perché l'Azienda non mette a disposizione una sala - continua Traverso -. Eppure il protocollo del ministero dell'Interno numero 4073 del 5 agosto stabilisce che, per le mense aziendali, non c'è la necessità del Green pass, sono sufficienti i protocolli di sanificazione, l'utilizzo della mascherina e il distanziamento. Il gestore aeroportuale preferisce vietare piuttosto che risolvere i problemi».

Ultimo aggiornamento: 12:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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