Dopo 30 anni ritrovano il bambino adottato a distanza: è diventato un neurochirurgo

Lunedì 6 Aprile 2020 di Gaia Bortolussi
Dopo 30 anni ritrovano il bambino adottato a distanza: è diventato un neurochirurgo
CAMPOLONGO MAGGIORE - In questo periodo di distanza sociale forzata molte sono le riflessioni che vengono fatte sui limiti che questa condizione pone alle persone nel relazionarsi con familiari e amici, riconoscendo nella prossimità tra persone il modo più efficace per dimostrarsi affetto, che nemmeno la tecnologia allevia. Ma la distanza non sempre è un limite per aiutarsi. Così arriva da Campolongo Maggiore una bella storia, ben lontana da ciò che stiamo vivendo oggi, con un lieto fine.

Il passo indietro da fare è di trent'anni. Tutto inizia durante un pranzo in famiglia, ci sono Maurizio Gastaldi e Marina Zagallo e loro figlio Mattia, che allora aveva 8 anni e ora lavora, è sposato e ha due figli ed è anche assessore alla Cultura a Campolongo. «Vedemmo la pubblicità di un'associazione, il Ciai, che parlava delle adozioni a distanza racconta Mattia - I miei genitori ne rimasero colpiti, così decisero di adottare un bimbo cambogiano, qualche anno più giovane di me, molto bravo nello studio, nato in un villaggio povero e in una famiglia bisognosa, che necessitava di un aiuto per proseguire nel suo percorso scolastico. Negli anni Novanta le adozioni a distanza erano ancora poco conosciute, non esistevano internet, email o social network. Era un grande atto di fiducia affidare qualche risparmio a favore di qualcuno che stava a migliaia di chilometri, senza averne un riscontro immediato. Ma decidemmo comunque di avviare questo legame che, mese dopo mese e anno dopo anno, prese sempre più forza grazie allo scambio di lettere, fotografie e cartoline».

Un rapporto forte tra due famiglie e due ragazzini fratelli a distanza. «Ricordo ancora - prosegue Mattia - l'attesa e l'emozione di quando ricevevamo la posta. Il rapporto continuò per diversi anni fintanto che il mio fratello a distanza non divenne maggiorenne e si concluse l'intreccio delle nostre vite».

Un bel ricordo per la famiglia Gastaldi, rimasto congelato fino a qualche settimana fa. Siamo nel 2020 e c'è Facebook. «Un giorno trovo il messaggio di una persona, italiana, ma naturalizzata in Francia, che si dice amica del mio fratello a distanza' Mob Seyha rivela Mattia - Mi dice che da tempo cercava la famiglia italiana che lo aveva sostenuto da bambino. Dopo un momento di diffidenza, sono tornato indietro di 30 anni, quando mi hanno mandato la foto della prima lettera che io e miei genitori gli avevamo inviato. L'ha conservata per tanto tempo, come noi abbiamo ancora le sue missive e le sue foto. Quando l'ho fatta vedere ai miei genitori si sono profondamente commossi. E tutto ha avuto un senso. Così mi sono messo in contatto con lui, ora ci sentiamo spesso; siamo entrambi sposati con figli, ma soprattutto ho scoperto che Mob, anche grazie al nostro aiuto, ha realizzato il suo sogno: è diventato un bravo neurochirurgo studiando in Francia per poi tornare nel suo Paese. Nel piacere d'avere notizie del mio fratello a distanza ho avuto la certezza che il bene fatto, prima o poi, ritorna a noi ed è senza limiti».
Ultimo aggiornamento: 20:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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