Acqua verde a Venezia, il responsabile rischia solo una multa di 206 euro. Si stringe il cerchio: le ipotesi

Martedì 30 Maggio 2023 di Michele Fullin
Acqua verde a Venezia, spunta il nodo sanzione: il responsabile rischia solo 206 euro di multa. Si stringe il cerchio: le ipotesi

VENEZIA - È stato un atto dimostrativo, una burla, il frutto della svista di qualcuno a cui è scivolato il barattolo mentre stava accingendosi a tracciare una perdita di acqua dai tubi? Al momento è difficile stabilirlo, così come è difficile capire da dove possa essere partita l'inquietante colorazione verde fluo del tratto di canal Grande tra il ponte di Rialto e la fermata di Sant'Angelo. L'unica cosa certa è la sostanza utilizzata: la fluoresceina o uranina. Una sostanza che si trova senza problemi su Internet in confezioni da 100 grammi in su per poche decine di euro senza alcun controllo di sorta. Oppure nelle catene commerciali del "fai da te". Tanto è stato sufficiente per mettere sotto scacco tutte le istituzioni della città nel giorno in cui si svolgeva la Vogalonga e c'erano migliaia di obiettivi puntati.

INDAGINE IN CORSO

L'inchiesta è in mano alla Polizia locale, che vanta un'esperienza unica nel campo della videosorveglianza (in città ci sono centinaia di telecamere ad alta definizione agganciate alla sala operativa) per cui se qualcuno ha agito con fare sospetto in quel di Rialto prima o dopo sarà individuato. Il problema è che questa sostanza (che viene venduta in forma di polverina) è diluibile e non ne serve una quantità importante per colorare il canal Grande. Tanto per capire, non stiamo parlando di persone con un sacco sulle spalle, ma di un contenitore simile a un barattolo di pelati o giù di lì.
C'è poi il dubbio: e se invece di gettare la fluoresceina da una riva il responsabile (o i responsabili) lo ha fatto da una finestra o utilizzando lo scarico di una toilette o di un lavandino?
«Potrebbe essere un'ipotesi» si è limitato a dire il comandante della Locale, Marco Agostini, facendo capire come la riservatezza sia l'arma più importante in casi come questo.
Per lo scarico, c'è da aggiungere che bisognerebbe essere certi che la colonna delle acque di scarico vada a finire proprio in quel punto e non in un altro.

Cosa che a Venezia quasi nessun residente sa e figuriamoci qualcuno che possa aver preso una stanza d'albergo o un appartamento in affitto.

IL NODO DELLA SANZIONE

Fin qui siamo all'ipotesi dell'atto volontario, che non è l'unica ad essere seguita. Potrebbe essere stata una burla in occasione della Vogalonga o, meno probabilmente, un'iniziativa ambientalista anche se la smentita pubblica del movimento "Ultima generazione" (che di solito fa cose simili) taglia la testa al toro. Resta l'atto involontario, ma sarebbe davvero difficile tracciarlo. Alla fine, però, anche se un responsabile fosse individuato sarebbe difficile trovare una sanzione adeguata. La fluoresceina sodica, infatti, è una sostanza usata in idraulica o in speleologia e perfino in manifestazioni pubbliche come la festa di St Patrick a Chicago. Non è ritenuta pericolosa né cancerogena. L'unico reato, il getto pericoloso di cose, previsto dall'articolo 674 del Codice penale - ammesso che sia applicabile - è punito con un'ammenda fino a 206 euro.

IL VERTICE

A preoccupare il prefetto Michele Di Bari è il pericolo di emulazione che queste cose potrebbero suscitare a Venezia, che è già stata meta di bravate di ogni genere.
Per questo, ieri mattina ha convocato un vertice delle forze dell'ordine allargato a Ulss, Provveditorato delle opere pubbliche, Arpav e vigili del fuoco con lo scopo di predisporre un piano di prevenzione da attivare nell'immediatezza (ne parliamo nel fascicolo nazionale).
L'ultima bravata subita da Venezia era stato il tuffo dal tetto di un palazzo affacciato in rio Novo da parte di un collettivo londinese di parkour. In quel caso e anche in quasi tutti gli altri, i responsabili erano stati identificati, denunciati e multati.

Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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